La suggeritrice
- Autore: Emanuela E. Abbadessa
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2024
La suggeritrice (Neri Pozza, 2024) è il nuovo romanzo della scrittrice e saggista siciliana Emanuela Ersilia Abbadessa. L’autrice è nata a Catania ma vive e lavora a Savona, dove è consulente musicologico del Teatro dell’Opera Giocosa, collabora come drammaturgo e librettista con il Teatro Coccia di Novara e scrive per La Repubblica (Palermo).
Capo Scirocco (Rizzoli, 2013), vincitore del Premio Rapallo-Carige e del Premio letterario internazionale Elba - Raffaello Brignetti, finalista ad Alassio Centolibri e al Premio Città di Rieti, è stato il suo primo romanzo. Nel 2016 ha pubblicato Fiammetta (Rizzoli), secondo al Premio Dessì e al Premio Subiaco Città del Libro, mentre È da lì che viene la luce (Piemme 2019), suo terzo romanzo, è stato candidato al Premio Strega 2019 e ha ricevuto il Premio Etnabook 2019 per la Cultura.
Le note del Notturno op. 9 n. 2 rischiavano continuamente di venire soffocate dal contrappunto di un bastone che picchiava sul parquet per segnare il tempo.
Palermo, inverno 1955. Franca Savignano, svanito oramai da anni il sogno di diventare una celebre solista (la donna aveva conosciuto il dolore e la rabbia del momento in cui qualcuno le disse che non sarebbe mai stata abbastanza brava da meritarsi la ribalta), lavorava presso la scuola di ballo di Madame Svetlana Petrenko, ex étoile russa, accompagnando le allieve al pianoforte. Un impegno noioso, ripetitivo e privo di stimoli, specchio dell’esistenza della pianista, donna sola e indipendente, che leggeva Tolstoj, Moravia, Steinbeck e Calvino. Forse poteva esserci del bello anche nel mettere le proprie capacità al servizio di un’altra arte, però nessuno avrebbe mai conosciuto il suo nome fuori dalle mura della scuola di danza di Svetlana Petrenko, né sua madre non sarebbe mai andata in teatro ad applaudirla, dopo tutti i sacrifici per farla studiare. Pazienza.
La monotonia del lavoro di Franca era cambiata quando era apparsa la giovane ballerina Cristiana Villa, autentico cigno, magrissima e dalle gambe lunghe, dotata di un grande talento, ingenua ed entusiasta della vita. La musica suonata da Franca dava anima al balletto di Cristiana e viceversa.
La pianista non riusciva a vederla, ma era come se la sua musica ne sorreggesse il corpo e lo tenesse a mezz’aria, distante dalla terra quel tanto che bastava a fare di lei una divinità.
Questo era stato il collante di un legame fortissimo, Franca aveva accolto Cristiana nella sua abitazione, incoraggiandone il talento. La musica aveva creato tra loro un dialogo senza parole e, come una romanza da salotto ottocentesca, aveva la forza di dire anche sentimenti taciuti. Ma questo equilibrio perfetto si era alterato quando Franca aveva finalmente incontrato l’amore: Carlo Cattaneo, professore di Storia e appassionato d’opera.
Nel lento muoversi della fila, le loro braccia si sfiorarono per un istante e, forse, uno dei due si scusò. Avvenne nuovamente dopo qualche passo e fu allora che Franca lo guardò e lui le sorrise.
Bellissimo il ritratto di Franca Savignano descritto dall’autrice, non bella (ha un naso notevole sul quale sono appoggiati gli occhiali da vista), inconsapevole del fatto che il fascino non si concentra tutto sull’aspetto fisico.
D’altra parte, “una femmina che studia è una cosa inutile” era una delle poche certezze della signora Giovanna Martorana vedova Savignano, certa che quella sua figlia fosse venuta su storta, con quella sua mania di lavorare, di andarsene dal paese, come se lì non ci fossero bravi giovani che se la sarebbero sposata anche se non era una bellezza, per via di quel naso.
Franca e il suo piano sono una cosa sola, come la danza è la forma d’arte più intensa e appassionata per Cristiana, l’una diversa dall’altra, ma sono proprio le rispettive differenze a unirle. Quando per un crudele o ironico scherzo del destino entrambe si innamorano dello stesso uomo (Cristiana, ovviamente, è all’oscuro della passione di Franca per Carlo), la pianista assume le vesti di Cyrano de Bergerac, il protagonista dell’omonima commedia di Edmond Rostand amato dalla Abbadessa, pur di poter continuare a scrivere, questa volta, lettere d’amore al fascinoso professore. Ma le conseguenze, alla lunga, si riveleranno disastrose.
Mio carissimo Carlo, cominciò a scrivere.
La suggeritrice
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