La terra del grano nero
- Autore: Ruggero d’Alessandro
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2023
L’“Holomodor” (termine ucraino, in italiano morire di fame) è il periodo in cui l’Ucraina venne messa a ferro e fuoco dal dittatore Stalin, perché era terra di Kulaki, contadini indipendenti che vendevano la merce per conto proprio e vivevano delle loro terre.
Con la collettivizzazione per cui non c’erano più proprietari terrieri né grandi, né piccoli, perché i prodotti agricoli, come le case e il lavoro non appartenevano più al singolo individuo, ma tutto era di tutti, anche a costo di una miseria mai vista e con gli ispettori sovietici che rubavano le cipolle se non erano di tutti e se ti rifiutavi, morivi letteralmente di fame. Perché le cipolle confiscate erano il pasto del giorno, per dire. D’altra parte nel 2008, questa pratica di confisca che portò finanche al cannibalismo nei momenti più estremi, fu dal Parlamento Europeo definita “crimine contro l’umanità”.
Uno dei più struggenti romanzi dedicati a quel periodo è La terra del grano nero di Ruggero d’Alessandro (Castelvecchi, 2023).
Mosca. 1934. Due persone appartenenti alla polizia sovietica di sicurezza interna, la OGPU.
Il maggiore Salomov e la tenente Gromov vengono spediti in una zona precisa dell’Ucraina per sapere che fine ha fatto un altro maggiore della polizia mai tornato.
Michail Ivanovic Salomov è il classico trentenne che ha fatto di tutto per diventare maggiore e poi chissà. Bei vestiti, sigarette inglesi, ha fatto strage di cuori tra le signore moscovite; per lui l’importante è che fossero sposate e sfuggenti.
Ljudmila Ivanova Gromov ha fatto il suo percorso per rendere felice il padre e la famiglia. Crede nella dittatura del proletariato, ma ha sempre pensato a essere felice col lavoro e una famiglia. Il maggiore lo ha già inquadrato: arrogante, arrivista e misogino.
Queste schermaglie continuano sul treno dove fanno colazione insieme nel vagone ristorante. Arrivano in questo posto dimenticato da Dio, dove trovano due stanzette attigue.
Cercare significa “bussare”, ma perlopiù trovano bambini che piangono per la fame e le mamme hanno solo cipolle da dare loro e basta.
Per seguire anche la bella scrittura dell’autore bastano poche righe:
Dall’ autunno 1932 il principio da seguire per polizia, inquirenti, esercito, partito è il seguente: chi non muore di fame è sospetto. Si è sentito chiedere dai poliziotti ai contadini come potessero essere ancora vivi. Capite? Solo se hai consegnato al governo di Mosca ogni bene commestibile sei un vero comunista e cittadino sovietico. Se mangi non lo sei; ...se gli agenti non possono sequestrare il cibo allora lo rovinano. Il grano lo si lascia andare a male facendolo diventare nero... appena germogliato viene gettato a tonnellate nei burroni.
La popolazione è quella di un paesino quasi deserto, dove sopravvive ancora qualche negozio e un bar dove bere il caffè. Pian piano i due protagonisti si rendono conto dell’immane tragedia che hanno davanti: la fame quella “vera” e bambini ridotti come cenci tra cui c’è Olena, una ragazzina di tredici anni che ne dimostra di più, che qualche uomo orribile ma con un po’ di soldi vorrebbe per sé.
La sua famiglia è stata sterminata e lei si è salvata per caso. Giorno dopo giorno i due graduati si rendono conto che i problemi di Mosca rispetto al morire di fame sono diversi. Nei casermoni moscoviti tocca sopportare la casa divisa in due famiglie che usano la stessa cucina e il bagno.
Ma le persone intorno cominciano a fidarsi, quando capiscono che Ljudmila e Michail trattano Olena come una sorella per cui bisogna trovare il modo di farla arrivare a Odessa, sul mar Nero, e da lì andare negli Stati Uniti.
Nel frattempo coi compagni di zona mettono su una storia che potrebbe stare in piedi per i funzionari di Mosca. E la tenente guarda il Maggiore con altri occhi.
Dire il resto del romanzo sarebbe peggio che dire l’assassino in un romanzo giallo.
Questo togliere di mezzo qualsiasi ideale, però, non è da poco per i due poliziotti. Significa aver vissuto nella menzogna o, peggio, sapere che non andava bene quasi niente, che tutti avevano il telefono sotto controllo, che le spie erano dovunque, ma fare finta che tutto sia andato per il meglio.
Un romanzo di grande attualità, scritto in modo sorprendente, alternando pathos a involontario thriller storico, dove tutti sembrano aver avuto un abbaglio e vedere la realtà qual è realmente.
La terra del grano nero
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