La torre maledetta dei templari
- Autore: Barbara Frale
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2020
“Chiedo il pane e l’acqua dell’Ordine”: è la formula per essere ammessi a seguire il durissimo addestramento al quale veniva sottoposto chi aspirava a diventare un templare. Barbara Frale è una storica, interessata da sempre alle vicende e ai segreti dei monaci-cavalieri con la croce patente rossa sulla tunica bianca che rivestiva la cotta d’arme. Una conoscenza riversata generosamente nei suoi libri, monografie, saggi ed anche romanzi, come il recente La torre maledetta dei templari, pubblicato a febbraio dalla casa editrice romana Newton Compton.
Viterbese, è stata la prima laureata in Italia in conservazione dei beni culturali. Specializzata in paleografia, è introdotta negli Archivi segreti vaticani come officiale (ricercatrice). Ne sa, perciò, di storia e storie medievali, di segreti, di patrimoni occulti e dove non arriva la conoscenza provvede l’immaginazione, ben accetta in un thriller storico di grande levatura come questo.
Non sembra che la richiesta di arruolamento del giovane Raoul abbia scosso il guardia a una porta del Tempio, il possente quartiere fortificato appena fuori Parigi, sede locale del prestigioso Ordine monastico-cavalleresco.
"Credi che chiunque possa diventare uno di noi?"
Al ragazzo sfrontato non mancano risorse. Pronuncia un’altra parola: “abraxas”, che sembra cogliere nel segno, impressionando frate Giovanni de La Tour, sopravvenuto all’ingresso. È il tesoriere, alta carica dell’Ordine.
"Abraxas. Mi avete capito, fratello? Io so cos’è e lo dirò ai quattro venti."
La parola e la minaccia, oltre all’allusione a un sigillo su anello templare, spalancano la porta del Tempio, che si richiude dietro il ragazzotto parigino. Ha pure aggiunto che conosce verità riservate sul Catalano, un personaggio misterioso, attivo in parecchi stati e dalla reputazione sospetta ma rispettato dai templari. La Tour sa che Raoul Quarre è uno stretto collaboratore di padron Dixmier, grande incisore e capomastro della Zecca reale e prende sul serio il silenzio perpetuo offerto dal giovane, in cambio della protezione dell’Ordine.
Quarre dice pure d’essere sicuro che vogliano ucciderlo, per ciò che ha visto fare al Catalano, segreti sui quali offre il riserbo a vita, in cambio dell’ammissione alla fratellanza.
Tanto scaltro quanto spaventato, non si aspetta che la disciplina di formazione di un allievo templare sia tanto rigorosa da impegnare tutte le forze, la totale volontà e grandi doti di sopportazione del dolore. Deve imparare a obbedire, in modo pronto e cieco, a qualsiasi ordine gli venga dato da un superiore.
I Templari non sono un corpo unico. Non mancano rivalità sottotraccia e caratteri a volte incompatibili, ma dall’esterno sembrano una compagine compatta, inattaccabile ed è così che del resto si comportano, difendendo il loro inestimabile patrimonio di beni e di ogni tipo di conoscenza.
Ma di cosa aveva tanta paura, Raoul? Di Lanius, orribile presenza notturna nelle strade di Parigi, un colosso con un elmo demoniaco che lo fa sembrare mostruoso e un’ascia bipenne con cui squarta a pezzi uomini ricchi e disonesti. Si tratta di truffatori, imbroglioni, corruttori di bambini, nemici del Regno. È un giustiziere mascherato. Terrorizza la città, ma mette in riga i delinquenti.
È il 1301, regna Filippo IV il Bello, re affascinante e coniuge dell’inquieta Giovanna. Entrambi faranno parlare di sé in questo romanzo, al pari dei templari e degli sconfinati averi e “poteri” dell’Ordine. Ma non si può parlarne, semmai si può concedere un accenno al Catalano, al secolo Arnaldo da Villanova, medico di grande capacità per i tempi, in sospetto di praticare arti magiche segrete.
Intanto, nei progetti reconditi del sovrano francese si fa strada un progetto per superare la crisi finanziaria in cui versa la Corona, indebitata e quasi in bancarotta. Ha fatto coniare monete auree molto ricche, senza avere in deposito il corrispettivo in oro come garanzia. È un illecito di Stato che se conosciuto potrebbe costargli la scomunica, destabilizzare la Francia e trascinare nella rovina l’Ordine del tempio, ormai lontano dalla Terrasanta e legato al destino della corona francese. Molto addentro alle politiche vaticane, Villanova è il solo che può contrastare le cattive intenzioni di Filippo.
Proprio il Catalano intanto ha fatto intanto pervenire a un avvocato parigino, Maestro Alfino, una lettera di non facile comprensione, nella quale con qualche minaccia velata e qualche insinuazione sulle complicità del destinatario denuncia il tentativo compiuto dal Bello di ottenere qualcosa che il Catalano non intende concedergli.
Quello che il re vuole va contro la legge di Dio e dovrà sapere che non si presterà al suo gioco. Se intende lambire le soglie dell’inferno e camminare al fianco del diavolo, “deve cercare il suo Graal laddove più amaro scendere per lui”.
Questo significa che il sovrano non potrà che rivolgersi suo malgrado ai Templari. Li induce a svelargli cosa nasconde l’abraxas, ritratto nel loro sigillo segreto.
Alfino pensa al mittente come a un vecchio pazzo, ma è spaventato dai significati che coglie nelle parole che ha letto.
Abraxas, anche il ragazzo l’ha pronunciata...
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