La tristezza ha il sonno leggero
- Autore: Lorenzo Marone
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2016
A un anno di distanza da “La tentazione di essere felici” è in libreria il nuovo romanzo di Lorenzo Marone dal titolo “La tristezza ha il sonno leggero”, un’opera narrativa che, per i contenuti, rinnoverà il successo ottenuto dalla precedente pubblicazione. Questa è la storia di un quarantenne, delle sue vicende sentimentali e di quelle della sua “famiglia allargata” ormai consueta nella società di oggi.
Erri Gargiulo non è il massimo della prestanza. Lui stesso così si definisce
“Sono goffo, ho un viso alquanto inespressivo, occhi piccoli che sprofondano dietro occhiali spessi, una bocca che sembra il trattino della sottrazione e un ciuffo sparuto di capelli in mezzo alla testa spelacchiata. Dalla carnagione sembro un personaggio di un cartone di Tim Burton, ho i piedi piatti, i pettorali che si fanno sedurre dalla legge di gravità e la tipica pancetta di un quarantenne insoddisfatto. Se aggiungiamo che il più delle volte vado in giro con un’espressione corrucciata, il gioco è fatto”
Eppure il lettore non può che affezionarsi ad Erri, che, attorniato da una grande famiglia composta da due padri e due madri (nessuno di loro assume il ruolo di patrigno o matrigna), fratelli e sorelle di uno o dell’altro genitore, cresce con il ricordo di un’infanzia non dorata ma neppure del tutto traumatica. Il luogo in cui il protagonista ricorda la maggior parte degli eventi della propria vita è il salotto di casa Ferrara, ovvero la dimora della madre e del secondo marito, un ingegnere di prestigio. Qui Erri, insieme ai fratelli e a una delle due sorelle, viene invitato per una serata “in famiglia”, incontro che, come si leggerà ad un certo punto del romanzo, ha uno scopo ben preciso. Quindi Erri rivede mamma, una donna dalla personalità prorompente, il secondo marito di lei, pacato e buono verso tutti, nonché gli altri familiari compresa la nipotina di pochi mesi. Non è in realtà, per il protagonista, un buon momento per stare insieme agli altri: sta, infatti, ancora metabolizzando che Matilde, sua moglie, la donna che lui ha amato e ama ancora, lo ha lasciato per un altro dopo cinque anni di una storia d’amore che ambedue avevano giurato non avrebbe avuto mai fine. A minare un equilibrio che non pareva assolutamente precario erano stati cinque anni di tentativi infruttuosi d’avere un figlio: la vita della giovane coppia ruotava ormai attorno a quel desiderio e, ogni volta in cui esso s’infrangeva, s’apriva una piccola ferita nel cuore di ambedue, in particolare di Matilde che, un giorno, cede alle lusinghe d’un altro e lascia Erri.
A quarant’anni Erri, quindi, riparte da zero, lavoro compreso. Non è facile e lui stesso dice al proprio psicoanalista “Ho paura di ricominciare a vivere". Quel timore, però, ha radici lontane, in quell’Erri bambino che prima aveva sofferto dell’allontanamento, in seguito alla separazione dei genitori, dal proprio papà, poi aveva cercato di catturare l’affetto di quello nuovo, così come aveva provato forti sentimenti per alcuni componenti di quella strana famiglia: da Arianna, quasi coetanea e figlia del marito della madre, a Rosalinda, seconda moglie del padre, a Flor, sua sorella per parte di padre e ad altri ancora. In questo inestricabile intreccio di vite Erri non trova sicurezza piena: da un lato, per lui, c’è sempre posto in una casa o nell’altra ma nessuno gli dà quella stabilità, quella sicurezza che lui cerca. Che fa allora il protagonista? Somatizza e, attraverso il suo stomaco dolorante e bruciante, esprime le proprie ansie e inquietudini. Con un antiacido, Erri mette tutto a tacere e per gli altri rimane il figlio primogenito che deve essere forte, il fratello maggiore, quello cui fare le proprie confidenze, quello da chiamare anche di notte in caso di bisogno. Ora però è venuto il momento di superare ansie e timori, di fare nuove scelte e di dare un taglio al passato anche attraverso il perdono.
“Il perdono fa parte della vita di ognuno di noi. Se non ci fosse non esisterebbero gli errori. Tutti sbagliano. Tutti perdonano. Il ciclo inizia presto. Già con i genitori”
Il libro va ben oltre questi sentimenti. Lorenzo Marone, con il suo romanzo, un ritratto della società attuale e dei suoi cambiamenti rispetto a quella di cinquant’anni fa, ci parla innanzitutto d’amore, della paura di perderlo, ma anche, della leggerezza con cui, ai giorni nostri, ad esso a volte si rinuncia per percorrere nuove strade, del senso d’incertezza, d’insicurezza che pervade l’animo del protagonista così come quello di noi esseri umani, del sentirsi soli anche in mezzo a tanti, della possibilità di riguardare indietro e raccontare i propri dolori, dell’accettazione degli altri che, nella loro imperfezione, in realtà, sono comunque parte della nostra vita ma anche della riaffermazione dell’unicità di ognuno e del coraggio di essere ciò che noi desideriamo e non quello che "la famiglia" aveva per noi previsto. Il tutto è raccontato in maniera lieve, con gli occhi di un quarantenne di certo insicuro, forse un po’ bambino ma che della fanciullezza ha mantenuto l’animo pulito e la parlata sincera.
Tanti sono gli spunti di riflessione e di domanda, prime fra tutte quanto sia importante la famiglia e quanto vada protetta l’infanzia, periodo in cui, etimologicamente ma anche realmente, "non si può parlare" nel senso che non si è ancora in grado di esprimere pienamente ciò che si prova. L’autore racconta di tutti questi eventi in maniera delicata e sa trarre anche dalle situazioni difficili il lato più ironico e divertente trovando così il modo per sdrammatizzare situazioni e momenti non facili.
La tristezza ha, anzi, rende il sonno leggero, ma Lorenzo Marone, con scrittura matura e piena di sensibilità, volge lo sguardo a sorrisi fiduciosi, a pensieri positivi. E la felicità, quella vera e grande assente del romanzo, pare affacciarsi nel finale perché, inaspettatamente “a volte la vita ripaga con qualcosa di prezioso”.
La tristezza ha il sonno leggero
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