La valle dei ragni di H.G. Wells

La valle dei ragni di Herbert George Wells fu pubblicato per la prima volta nel marzo del 1903 su “Person’s Magazine” e fu incluso nel volume “The Country of the Blind and Other Stories” pubblicato nel 1911. Adelphi lo ha pubblicato con la traduzione di Roberto Serrai nel 2012 nella Biblioteca minima, una collana per me utilissima, perché, viaggiando per lavoro, infilo nella tasca della giacca i libriccini della Biblioteca e li tiro fuori fra uno spostamento e l’altro, in autobus, mentre sono in fila, quando devo aspettare qualcuno. È un tascabile perfetto per le tasche.

La valle dei ragni è stato una scoperta perché mi immaginavo un racconto dell’orrore, e in parte lo è, ma è soprattutto un racconto dal meccanismo perfetto in cui convivono diversi generi. Tre uomini inseguono una meticcia perché uno di loro, il capo, è ossessionato da lei, la vuole assolutamente e non interromperà mai la caccia fino a quando non l’avrà trovata. L’inseguimento si svolge fra monti e radure desolate, fino a una valle in cui la sorpresa, nel suo desolante contesto, sarà ancora più terribile di ogni terrificante idea che emerga nella testa del lettore che leggerà questo spaventoso racconto.

L’orrore è ancora più grande, la tensione non finisce mai, lo stupore per la trappola che attende i tre inseguitori oscilla fra l’incredulità e il sospetto che ciò che leggiamo potrebbe essere vero. Voglio dire che, per quanto gli accadimenti siano straordinari, in realtà ciò che rende il racconto ancora più avvincente è che ciò che leggiamo potrebbe essere scientificamente vero. In questa miscela fra irrealtà, orrore, fantascienza e possibili elementi di verità scientifica, veniamo catapultati in una storia che ha come unico confine la sua conclusione, perché è un racconto che apre decine di possibilità e si vorrebbe leggerlo ancora, non per il finale ma per le altre potenziali implicazioni che la storia contempla. Come in una serie di universi paralleli, leggendo La valle dei ragni si vorrebbe leggere altri modi di raccontare questa storia così tesa nel suo orrore e così definitiva in questo suo terrore che non ci lascerà mai più.