La vasca del Führer di Serena Dandini

Sto leggendo La vasca del Führer (Einaudi, 2020) di Serena Dandini sotto l’ombrellone.
Ho tra le mani una biografia romanzata di una donna degli inizi del Novecento di un’autrice di cui conosco solo le performance spumeggianti di presentatrice di programmi di successo.

La protagonista Lee Miller si accompagna a personaggi celebri da Picasso a Dalì, Max Ernst e cento altri famosi artisti di quell’epoca scintillante.

È la storia di una bellissima ragazza che negli anni Venti seppe farsi simbolo di una società che sta andando in frantumi ponendosi in competizione con gli uomini che incontra.

…Lee andava presa per quello che era, inutile cercare di cambiarla, si comportava esattamente come un uomo.

Lee era la donna che avrei voluto essere io: bella, spregiudicata e amante dell’avventura. In quegli anni vide esplodere la cultura surrealista che doveva, con le sue eccentricità, gettare le basi di quel mondo che troverà nella guerra più nefasta la sua apoteosi.

La strategia narrativa di Serena Dandini si basa su una grande quantità di documenti autobiografici della protagonista, dagli articoli da lei scritti sulle riviste di moda dell’epoca, alle foto che documentano i soggetti che fotografava e su tutto quanto uomini e donne che l’hanno amata hanno scritto di lei.

Inserti autobiografici dell’autrice fanno sì che si creino salti temporali tra gli anni Venti-quaranta e gli anni Settanta del secolo scorso, in cui le sue esperienze di vita di giovane donna emancipata sembrano voler emulare quelle esperienze così intriganti.

Prima modella di artisti e di riviste di moda, poi fotografa che la guerra rese nota per la sua capacità di rappresentare il dolore e la distruzione con immagini fotografiche sempre più originali e anticonformiste, Lee Miller si guadagnò uno spazio ineguagliabile nell’Olimpo degli artisti di quegli anni.

La biografia, pur romanzata, è fortemente realistica, la vita di una donna eccezionale è raccontata con delicatezza e nello stesso tempo con intensità evocativa. Le sue esperienze sessuali di donna libera sono un capolavoro di autenticità descritte con garbo.

Efficaci e cariche di vigoria descrittiva sono le pagine che vedono la protagonista nei panni di fotografa di guerra, le immagini della sua macchina fotografia riescono a rappresentare con realtà tragica quei giorni che videro uomini mostri esercitare quasi con indifferenza il peggiore sterminio della storia.

“Gli scatti di Lee annientano ogni retorica e sintetizzano le conseguenze delle incursioni tedesche in semplici ma eloquenti inquadrature”

Una fotografia dai contorni artistici e quasi surreali descrive la realtà dei campi di concentramento e dei forni crematori con più efficacia di pagine di storia.
Il libro è consigliato a chi desidera riavvicinarsi a quegli anni e a quegli eventi storici con rinnovato interesse e senza eccessiva enfasi.
Non sempre le letture da ombrellone servono a distrarre un lettore sonnolento.