La vedova Courdec
- Autore: Georges Simenon
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2018
Dal romanzo “La vedova Courdec” (Adelphi 2018, titolo originale La Veuve Courdec, traduzione di Edgardo Franzosini) di Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989), pubblicato per la prima volta nel 1942 da Gallimard, venne tratto nel 1971 il celebre film “L’evaso” diretto da Pierre Granier-Deferre con Simone Signoret e Alain Delon come interpreti.
L’uomo camminava. Per almeno tre chilometri, su quella strada tagliata diagonalmente, ogni dieci metri, dall’ombra di un tronco d’albero, c’era soltanto lui; e a lunghi passi, ma senza fretta, andava da un’ombra all’altra
C’è tutta la tensione narrativa di Simenon nell’incipit di questo romanzo che André Gide paragonò a “Lo straniero” di Albert Camus, edito nello stesso anno di uscita de “La vedova Courdec”. Un giovane uomo, Jean Passerat-Monneyeur, appena uscito dal carcere, dalla vita già segnata, non sa dove andare. Una donna non più giovane, Tati Courdec, che dalla vita non si aspetta più nulla e difende con le unghie e i denti la sua proprietà dall’avidità dei parenti del defunto marito. È il caso o il destino a farli incontrare lungo una strada della campagna francese? Non lo sapremo mai, ma la situazione che si verrà a creare tra loro sarà inevitabilmente senza via d’uscita. Jean sale sulla corriera, dove si trova già seduta la vedova Courdec la quale lo nota subito. L’anziana donna non riesce a staccare gli occhi dallo sconosciuto e sembra osservare ogni cosa: le guance mal rasate, gli occhi chiari che non fissano nulla in particolare, il vestito grigio consunto ma che conserva una trasandata eleganza e le scarpe di buona fattura.
Anche lo sconosciuto guarda la donna, incuriosito dalla “voglia” che la vedova ha sulla guancia sinistra, una sorta di tratto distintivo, grande quanto una moneta da cinque franchi: una macchia coperta di peli scuri e come di seta. La Courdec, piccola e piuttosto grassoccia, scende alla sua fermata, aiutata dall’autista della corriera, perché ha con sé un’enorme cassa con quattro piedi e qualche cesta. La corriera riparte. Dopo una curva, lo sconosciuto domanda all’autista: “Le dispiace farmi scendere qui?”. Quando lo vede arrivare, la vedova Courdec non è per nulla stupita, “Cercate un lavoro, eh?”.
Atmosfera cupa dall’esito tragico, estrema solitudine, totale sofferenza umana, tutto all’interno di un mondo rurale statico, immobile, che non cambia mai. La campagna dominata dal cambio delle stagioni osserva e non giudica i comportamenti spesso fallibili degli uomini e delle donne. In poche pagine il prolifico autore belga descrive una relazione sessuale, un “do ut des”, che non avrà futuro. E il lettore ancora una volta, arrivato alla fine del libro, è sedotto dalla bravura di Simenon, maestro dell’indagine psicologica e della restituzione di un’atmosfera.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vedova Courdec
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