La violenza
- Autore: Vittorino Andreoli
- Genere: Psicologia
In questo libro Vittorino Andreoli ripercorre a tratti alterni, tra riflessioni, indizi storici e analisi psicologiche e sociali, l’animo umano in tutte le sue sfaccettature, per quanto esse risultino visibili all’occhio attento e mai stanco di un medico che è prima di tutto un uomo, che non si lascia condurre dalla sola ragione nel suo cammino verso quella che dovrebbe essere la Verità.
La violenza domina il nostro tempo. Violenza vuol dire distruzione e fin troppo spesso invoca e ottiene la morte, seminando ferocia e bestialità senza spiegazione. L’uomo ne è l’artefice, lo stesso misterioso animale dotato di mani che sanno accarezzare ma anche strozzare. In una società che vive per immagini e in cui il computer e il cinema sono diventati i nuovi modelli comportamentali, anche la violenza assume un ruolo fin troppo significativo se la maggior parte dei bambini passano il loro tempo davanti ai videogiochi con l’unico scopo di eliminare sagome umane e i giovani sono pronti a farsi scarnificare la pelle per un tatuaggio. Oggi la bellezza sembra relazionarsi al gusto dell’orrido, al violento, alla distruzione ma ciò che colpisce di più è la banalità del male. Migliaia di persone che uccidono, deturpano corpi senza una ragione plausibile o peggio senza alcuna ragione.
L’autore propone un excursus del concetto e delle manifestazioni della violenza nelle epoche per mano dei singoli e degli stati, analizzando persino l’opera della tanto discussa Inquisizione. Il termine eretico, dal greco, Haìresis, significa “scelta” ma la scelta, quando è fissata una regola che corrisponde alla Verità assoluta, diventa un errore. Quindi l’eretico è colui che sceglie consapevole dell’errore. Ma cos’è la Verità? Nel Medioevo molti predicatori esponevano le loro teorie religiose ed uno di essi, Mānī, sosteneva che l’uomo è un misto di bene e male e che il bene è incarcerato nel corpo, parte delle forze del male. Quindi se non si pratica la preghiera e l’esercizio spirituale costante, l’uomo rinascerà in un altro corpo per soffrire di nuovo le sue impurità. Mānī venne incarcerato, gli fu scorticata la pelle, impagliata e crocifissa alle porte della città. Oggi ci stiamo ancora chiedendo cosa dicesse di così sbagliato. Molto probabilmente la Chiesa aveva paura che altri dogmi e altre fedi prendessero il sopravvento e usò la violenza per sedare qualsiasi forma di libera espressione del proprio credo. E dietro la violenza c’è sempre una piccola o grande forma di paura a dimostrazione che essa non è forza ma debolezza.
Oltre all’abuso delle grandi istituzioni, delle guerre e di altri meccanismi altrettanto inquietanti, c’è la violenza educata, quella che massacra la dimensione psicologica e sociale e che spinge molti giovani di oggi a togliersi la vita. La violenza delle raccomandazioni che amputa chi aveva meritato, tipico della nostra società delle belle maniere, fatta di profumi e di parate, che dimentica che esaltando i figli di papà massacra il merito e l’impegno e così facendo si violenta il futuro. C’è una cultura sotterranea continuamente violata per cui il dissenso è una colpa e la libertà di espressione un’utopia. Ma l’uomo non è solo questo, egli sa anche amare. E’ forte come un titano e debole come un bambino. Il futuro dell’umanità dipende dal futuro della violenza. La rabbia può distruggere e rendere il pianeta privo di umanità ma dentro di noi non c’è solo distruzione, c’è anche una grande capacità di guarire le ingiustizie. Usiamola per noi. Usiamola per tutti.
Dalla parte dei bambini
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