La vita dell’altro. Svevo, Joyce: un’amicizia geniale
- Autore: Enrico Terrinoni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2023
Un saggio importante che racconta l’esistenza di due grandi autori della letteratura, Italo Svevo e James Joyce, della loro profonda amicizia geniale, ma difficile; una lettura piacevole e coinvolgente come un romanzo.
Uno splendido lavoro di ricerca letteraria di Enrico Terrinoni, studioso di Joyce che lo ha tradotto e ne ha scritto, tra preziose testimonianze e opere biografiche, che congiunge le due vite degli scrittori in un percorso quasi parallelo, nel quale le somiglianze biografiche lasciano meravigliati: un’opera che l’autore ha voluto dedicare all’indimenticato Nuccio Ordine.
Due biografie che convergono in ricostruzioni accurate, che riuniscono eventi della vita dei due scrittori, affini a tal punto da sembrare essersi influenzati l’uno con l’altro, ed entrambi con una stima reciproca e rispettosa per le opere dell’altro.
Tra Svevo e Joyce, scrive Terrinoni, il rapporto fu profondo e vero, fatto di grande affinità, riconoscenza e affetto.
Un saggio che mancava; una storia, nella visione di insieme, che andava scritta.
Enrico Terrinoni è professore ordinario di Letteratura Inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in tutto il mondo ed è un instancabile traduttore di Joyce e non solo, anche di opere di Wilde, Orwell, Shaw, Bobby Sands e i suoi scritti hanno vinto numerosi premi.
La vita dell’altro. Svevo, Joyce: un’amicizia geniale (Bompiani, 2023) è l’eccezionale incontro di destini tra il dublinese, esule volontario a ventidue anni, e il cinquantenne triestino, outsider per cultura, durato anni.
“ Due uomini al posto giusto e al momento giusto perché dal loro incontro le rispettive vite cambiassero per sempre.”
Il saggio racconterà la storia del loro legame e delle circostanze che li unirono, di due esistenze che non si sovrapporranno mai e che, come scrive l’autore, “parleranno la stessa lingua pur parlandone tante altre”.
Joyce aveva scelto di andarsene dall’Irlanda e uno dei motivi che confiderà a Svevo, ebreo di nascita, era il ruolo della Chiesa Cattolica: oscurantista, un giogo politico e sociale. A Trieste, città a lui congeniale dal punto di vista culturale, impartiva lezioni di inglese. Così i due si conobbero. Svevo iniziò a nutrire curiosità per Joyce quando furono pubblicati due suoi articoli su un importante giornale triestino. Sentiva parlare di quell’irlandese un po’ folle, un giovane che incantava i suoi amici intellettuali.
Che cosa potevano avere in comune, questi due futuri giganti della letteratura mondiale? Svevo apprezzava i discordi di Joyce sulla sua Irlanda e sull’ appena nato partito Sinn Fèin il cui programma politico era di indipendenza, e non mancò di interessarsi alle questioni più politiche.
Ettore Schimtz, il vero nome dell’autore triestino, che in gioventù aveva coltivato interesse per il socialismo, con la conoscenza di Joyce rimarrà affascinato e si interesserà alla questione irlandese.
La loro sarà un’amicizia complessa con innumerevoli affinità che si consoliderà negli anni. Ambedue erano stati impiegati di banca addetti alle corrispondenze estere, erano cresciuti con padri poco assennati, conoscevano le difficoltà economiche ed erano poco inclini alla religione. Svevo “fumava come una vaporiera” e Joyce beveva tanto da essere quasi sempre ubriaco. La vita che conduceva l’irlandese tra l’alcol, l’andare al teatro, acquistare libri, pranzare e cenare fuori casa, era ingestibile per le sue finanze: Svevo non mancherà di aiutare economicamente l’amico.
Destini singolari ma uniti dagli stessi interessi culturali e artistici: l’amore per la propria madre, la numerologia con il tredici, numero della morte, e il tema del suicidio.
Il tema del suicidio lega Svevo e Joyce sia nell’arte che nella vita.
I romanzi di Svevo, Senilità e Una vita, non avevano ottenuto successo e alla lettura l’amico irlandese aveva commentato:
Ci sono dei brani in Senilità che neppure Anatole France avrebbe potuto migliorare.
Anche La coscienza di Zeno non ebbe fama, per i temi non eroici che Svevo considerava disutili alla causa italica, mentre per Joyce erano musica per le sue orecchie, proprio in quegli anni che stava rivoluzionando con Ulisse il mondo delle lettere. Famoso in Francia, Joyce volle aiutare Svevo nel farlo divenire “un fenomeno europeo”.
I libri dello scrittore triestino vennero promossi a Parigi dalla libreria Shakespeare and Company gestita da Sylvia Beach che aveva pubblicato Ulisse ed era frequentata da Pound, Eliot, Valéry, Hemingway.
Si iniziò a parlare di Svevo come del “Proust italiano”. E La coscienza di Zeno in Italia divenne un caso letterario promosso da Montale, Bazlen e Prezzolini. Ma nonostante il successo Svevo continuerà a sentire il peso delle critiche. La letteratura era stata per lui u“na seconda vita”.
Una piccola nota storica rivelerà il periodo storico e letterario dell’epoca: alcuni fascisti negli anni a seguire la morte dello scrittore triestino, aderendo al pensiero espresso in un articolo da Mussolini sul Popolo d’Italia, abbatterono il busto di Svevo che era stato posto nel Giardino pubblico di Trieste, perché ritenuto inutile.
La vita dell’altro. Svevo, Joyce: un’amicizia geniale è un’opera significativa che pone in evidenza la genialità dei due scrittori e di quanto la letteratura di entrambi fosse dissidente, sfidando l’ortodossia di tanti movimenti e, nel loro rifiuto, rivoluzionaria.
Il modo di scrivere romanzi di Joyce e Svevo non regala certezze e mostra attenzione, scrive infine il nostro autore, al tumultuoso caos dell’esistenza.
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