La vita in un istante
- Autore: Gabrielle Zevin
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2018
Dopo la laurea in Letteratura ad Harvard, Gabrielle Zevin ha intrapreso con successo la carriera di scrittrice, sceneggiatrice e autrice cinematografica. Solo nel 2014 si è cimentata con la scrittura di un romanzo per adulti: entrato nella classifica del «New York Times» grazie al passaparola, La misura della felicità (Editrice Nord) ha conquistato in breve tempo anche i lettori italiani.
Temi come l’amore, la complessità dell’animo umano e dei rapporti familiari e interpersonali vengono affrontati anche nel nuovo libro, pubblicato recentemente sempre dalla Casa Editrice Nord, La vita in un istante, in cui la storia di una relazione clandestina tra una giovane stagista, Aviva Grossman, e un importante politico, Aaron Levin, sposato e membro del Congresso della Florida, viene narrata da quattro punti di vista: quelli di altrettanti personaggi femminili, in diverse fasi della vita e con differenti e insolite modalità comunicative.
Ecco dunque, raccontata in prima persona, la versione di Rachel Shapiro, la madre di Aviva, donna a tratti oppressiva, autoritaria, moralista, forse più attenta a tenere sotto controllo la propria linea che non a favorire l’autostima della figlia, descritta comunque con affetto e comprensione. Convinta di sapere qual è il bene per Aviva, fa di tutto per garantirglielo. Peccato che non sempre il bene della figlia e il bene della madre (come della famiglia) coincidano, così da trasformarsi in due estremi potenzialmente dannosi.
È poi la volta di Jane Young che, nel pieno di una stagione politica particolarmente brutale, è tormentata dal ricordo di Aviva Grossman, “la risposta della Florida a Monica Lewinsky”.
Nonostante una doppia laurea in Scienze politiche e in Letteratura spagnola all’università di Miami, ha dovuto lottare per essere dimenticata ed è riuscita a lasciarsi tutto alle spalle. Ora, a trentatré anni, vive ad Allison Springs, nel Maine, dove organizza eventi, sebbene il grosso dei suoi affari siano i matrimoni.
Ha una figlia molto precoce, Ruby, che le fa da assistente e con la quale non parla mai del suo peso, perché non vuole le vengano dei complessi, come invece è successo a lei.
Per l’organizzazione del loro matrimonio, ha modo di conoscere Franny e il futuro marito, Wes, un uomo spregevole che, qualche anno dopo, come avversario nella corsa alla carica di sindaco di Allison Springs, non le risparmierà colpi bassi.
La voce di Ruby si esprime invece attraverso una serie di e-mail inviate come “amica di penna” a una ragazza indonesiana. Fra aneddoti, curiosità e confidenze, la ragazzina comincia a farsi domande sul suo passato e su suo padre. Grazie – o, meglio, a causa – di Internet, dove nulla scompare veramente, scopre l’identità della madre e lo scandalo che molti anni prima l’ha costretta a costruirsi una nuova vita: dal considerarla una bugiarda a fuggire a Miami per trovare il presunto padre, il passo è davvero breve.
La quarta donna coinvolta nella vicenda è Embeth Levin, la moglie del deputato. La sua prospettiva, a differenza delle precedenti, è raccontata in terza persona, una scelta stilistica che, più che enfatizzare la distanza fra autore e personaggio, sottolinea una sorta di scissione che Embeth vive da se stessa e dagli altri, mentre interpreta il ruolo della "brava moglie” che non ha mai abbandonato chi l’ha tradita con una ragazza che ha la metà dei suoi anni.
Dopo molto tempo, e reduce da un cancro, è costretta ad affrontare e risolvere non solo i problemi del marito, ma anche il passato, impersonato in questo caso da Ruby, convinta che il membro del Congresso sia suo padre.
Ambeth rappresenta appieno il detto che “dietro ogni uomo di successo c’è una donna che lavora due volte di più, ottenendo metà del riconoscimento”.
La commiserazione, più che nel disprezzo, si dissolve però nella comprensione.
Infine, ascoltiamo Aviva stessa ripercorrere tutta la vicenda e rivolgersi direttamente al lettore in seconda persona, in una sorta di gioco del tipo “scegli la tua avventura”. Sul modello di un genere letterario molto popolare negli anni ottanta, la giovane presenta, al termine di ogni capitolo, alcune possibili alternative, mediante l’uso di pagine numerate. L’impressione è quella di poter compiere scelte diverse e di poter condizionare una trama che, in realtà, è già stata scritta.
In un contesto dove gli uomini sembrano essere sbiaditi comprimari – semplici “spalle” di donne forti o che comunque sanno reagire alle difficoltà – ogni punto di vista femminile contribuisce a fornire, in una visione stratificata, il quadro completo della vicenda, di come è stata diversamente vissuta e del ruolo – o dei ruoli – che ciascuna ha avuto.
Colpevole, vittima, testimone, complice... diventano allora termini “intercambiabili”, che possono essere applicati indifferentemente all’una come all’altra, a seconda della propria sensibilità, delle proprie convinzioni e del grado di coinvolgimento.
Nel complesso, Aviva risulta la sola colpevole dell’accaduto: mentre il membro del Congresso viene costantemente rieletto, la ragazza non riesce trovare lavoro. La sua posizione è aggravata dalla pubblicazione in Internet di un blog, molto dettagliato e, anche se anonimo, con protagonisti riconoscibilissimi: l’interesse mediatico a livello nazionale suscitato dalla sua relazione sembra aver compromesso irreparabilmente il suo futuro.
Alla scrittrice Gabrielle Zevin va il merito di aver saputo dare voce, senza mai giudicare, a personaggi femminili che, nella loro diversità, risultano particolarmente efficaci e credibili, sinceri e profondi.
La trama non lineare, complessa e intelligente, de “La vita in un istante” viene sviluppata con creatività ed ironia.
In un periodo in cui la parola femminismo sembra essere passata di moda, ma solo per essere sostituita da “femminicidio”, il messaggio dell’autrice è semplice e chiaro: l’invito è quello di riflettere sulla parità fra i sessi, sulla diffusa superficialità di giudizio e sulla mancanza di solidarietà, anche fra donne, sulle responsabilità di chi riveste cariche pubbliche, sugli squilibri di potere, sulle conseguenze delle proprie azioni e sul diritto all’oblio.
Sfide che le donne moderne sono ancora tenute ad affrontare non solo per se stesse, ma anche per le generazioni che verranno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vita in un istante
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