La vita istruzioni per l’uso
- Autore: Georges Perec
- Casa editrice: BUR
"La vita istruzioni per l’uso" è un enorme ipertesto o un enorme puzzle, dato che la frammentarietà e la necessità quasi fisica di comporre un quadro unitario si impongono fin dall’inizio.
L’impresa è molto difficile, sia di avere una visione d’insieme, sia di tirare le somme del tutto.
Pensiamo a un pittore, Valène, che cerchi di dipingere un palazzo parigino privo di facciata: il lettore è posto davanti al brulichio frenetico delle attività di ogni singolo inquilino del palazzo, e le storie di ciascuno prendono il via, si intrecciano, si interrompono, si legano alle vicissitudini degli inquilini precedenti, si perdono nell’intricato dedalo della loro stessa complessità.
La narrazione è discontinua, frammezzata da elenchi interminabili, descrizioni minuziose e ossessive, esasperate, gran parte dell’ossatura del romanzo. Un libro, che è stato scritto apposta per fuorviare il lettore e trarlo in inganno, testarne l’attenzione e la resistenza. Perec inserisce velate citazioni, nasconde allusioni, giochi linguistici, uno dentro l’altro come matrioske.
Un romanzo da osservare più che da leggere (la lettura è quasi impossibile, a meno di non perdere la calma a ogni piè sospinto), perché è puzzle, quadro, istantanea che vuole condensare e comprimere in un attimo l’intersecarsi di troppe vite.
L’autore costruisce il palazzo parigino sulla base del biquadrato latino ortogonale di ordine dieci per dieci: ogni casella corrisponde a un capitolo e a una stanza del palazzo, riempita da una lettera e da un numero. Ma il palazzo è anche una scacchiera, in cui il cavallo deve saltare una e una sola volta in ogni casella e toccare i quattro lati del quadrato; ogni naturalità è tolta al romanzo, costruito ad arte in maniera meccanica e automatica, ma volontariamente imperfetto: i capitoli, infatti, non sono cento (dieci per dieci), ma novantanove.
Forse però un’ancora è gettata al lettore, una storia che si fa largo tra le altre e sembra essere il filo conduttore di tutto: è il duello ambiguo tra Gaspard Winckler e Bartlebooth.
Una sfida di astuzia senza esclusione di colpi. Una trappola senza uscita, in cui vittima e carnefice si confondono. La realizzazione di puzzles diabolici. Il progetto di Bartlebooth, circolare e impraticabile nella sua innaturale perfezione. Una vendetta privata mai svelata, che ha il sapore di un fantasma genitoriale. La costante presenza di Perec dietro ogni singolo, impercettibile elemento.
L’ineluttabilità del tempo che scorre, e che trascina con sé ogni vita, insignificante tra le altre, destinate a essere spazzate via da un futuro di cemento e calcolo.
La vita istruzioni per l'uso
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