La vita nascosta. Le memorie di una sopravvissuta
- Autore: Esther Lederman
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2022
La vita nascosta. Le memorie di una sopravvissuta (Guanda 2022, con la testimonianza di Ezjel Lederman, titolo originale Hiding for our Lives. The Wartime Memoirs of Esther Gutman Lederman and Ezjel Lederman, a cura di Leslie Virostek, traduzione di Katia Bagnoli) è il memoir di Esther Lederman, nata nel 1924, sopravvissuta all’Olocausto, membro del North Carolina’s Holocaust Speakers Bureau.
“I miei sogni variavano in base all’umore e alle mode di cui si parlava a scuola. A fasi alterne, oltre che campionessa di pattinaggio, desideravo diventare annunciatrice radiofonica, scrittrice, archeologa”.
Quella di Esther Gutman finora era stata un’infanzia felice, trascorsa a Łódź, in Polonia. Primogenita amatissima, Halina, la sorella di Esther, era nata nel 1928; il padre si occupava delle proprietà di famiglia, la madre era una sarta e stilista molto dotata. Esther non apparteneva a una famiglia religiosa e a casa non si parlava di argomenti religiosi, certo i suoi genitori andavano in sinagoga nei giorni di festa e per le funzioni religiose di Yizkor, Pesach e Yom Kippur. Le bambine Gutman erano consapevoli di osservare le festività ebraiche, ma non parlavano mai dell’importanza di osservare i riti religiosi. Sapevano dell’esistenza della Palestina e avevano qualche vaga idea sul movimento sionista.
Durante i Giochi olimpici di Berlino nel 1936, come tanti altri tedeschi, i Gutman erano rimasti incollati alla radio a seguire le manifestazioni sportive. Con grande rabbia, Hitler era stato costretto ad assistere alle vittorie di Jesse Owens, un atleta “negro americano”, il quale secondo le sue deliranti teorie, apparteneva a una razza inferiore. La notizia era inquietante, ma i Gutman non avrebbero mai potuto immaginare che sarebbe stato proprio Adolf Hitler a decidere del loro futuro.
Nel frattempo, un fratello minore del padre di Esther aveva deciso di emigrare con moglie e figli in Palestina: la vita per gli ebrei in Polonia stava diventando sempre più complicata. Eppure, nonostante ciò, la madre di Esther non voleva lasciare la sua casa, i suoi affetti, per un destino incerto. Quindi la vita andava avanti, le figlie a scuola, i genitori dediti ai loro rispettivi lavori. Del resto i bisogni delle persone non cambiano molto a seconda dell’area geografica, una volta soddisfatti i bisogni primari, nascevano gli altri, una casa più bella, cibo più nutriente, risparmi per andare in vacanza, sicurezza economica per la vecchiaia e per il futuro di figli e nipoti. Anche i genitori di Esther avevano costruito la loro vita su queste fondamenta, senza rendersi conto che c’era un mostro in agguato, dietro l’angolo, che avrebbe distrutto ogni cosa, anche i piani più minuziosamente architettati.
Infatti, alla fine della bellissima estate del 1939, durante la quale Esther aveva compiuto quindici anni, la guerra era alle porte, a causa delle minacce e delle azioni bellicose del Terzo Reich. La Germania rivendicava il controllo del territorio di Danzica, città libera fin dal Trattato di Versailles del 1919, unico accesso della Polonia al Mar Baltico. Il governo polacco non poteva cederlo a Hitler, la guerra sembrava inevitabile. Venerdì 1° settembre la radio aveva annunciato che i tedeschi avevano invaso la Polonia senza dichiararle guerra. I cuori dei Gutman erano rimasti impietriti.
“Cosa sarebbe accaduto, ora?”
In questo intenso memoir, con la dedica: “Ai miei figli, ai miei nipoti, alla memoria di mio marito Ezjel, e a Bogdan Zal e alla sua famiglia, che ci salvarono la vita”, e arricchito dalla testimonianza di Ezjel Lederman, l’autrice rievoca la sua “vita nascosta”, necessaria per scampare allo sterminio nazista. La fuga da Łódź, il lacerante distacco dalla famiglia e soprattutto quei ventidue mesi trascorsi da Esther nascosta nella fattoria della famiglia cattolica Zal, fino alla liberazione da parte dell’Armata Rossa. La seconda vita di Esther si sarebbe svolta al di là dell’Oceano Atlantico, negli Stati Uniti.
“E così il mattino del 21 luglio 1949 ebbe inizio la nostra vita in America”.
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