Lo spettacolo teatrale “Le Bal – L’Italia balla dal 1940 al 2001” nasce da un’idea originale dell’attore e sceneggiatore Jean-Claude Penchenat, candidato al David di Donatello nel 1984 per la migliore sceneggiatura nel film “Ballando ballando” di Ettore Scola. A teatro l’idea viene rivisitata dalla regia di Giancarlo Fares, in uno spettacolo che sta girando l’Italia dal 2016 e ora è a Roma al Teatro Vittoria, nel cuore del quartiere storico per eccellenza Testaccio, fino al 19 maggio.
Nonostante conoscessi già la bravura drammaturgica del regista/attore Giancarlo Fares e di alcuni dei suoi attori, in particolare Sara Valerio, mi ponevo la domanda: come è possibile narrare una storia senza neanche una parola, un dialogo o un monologo? Al di fuori di ogni canone classico, Le bal riesce, attraverso una potente forza drammaturgica, a narrare 60 anni di storia italiana… e non solo. Dodici attori bravissimi, ballerini (?) forse qualcuno anche di professione, ma il ballo è quello autentico e popolare delle balere, attraverso una memoria del corpo di precisione chirurgica. Chi ricorda il film di Ettore Scola sa di cosa parlo. Sei coppie che con una leggerezza e una drammaturgia straordinaria raccontano ognuna la propria storia all’interno di una storia comune.
Dal 1940, gli anni grigi e tragici della guerra, passando per gli anni ‘50 della ripresa e gli sfolgoranti ’60 in cui gli italiani attraverso un entusiasmo autentico e leggero incarnavano la volontà di superare l’orrore delle guerre e della miseria (a tratti mi ha ricordato la narrazione poetica di Erri De Luca in alcuni dei suoi romanzi) fino alla rivoluzione giovanile, gli anni di piombo, lo scontro nelle piazze… e poi come caduti in un nuovo oblio, gli anni ’80 della tv spazzatura che mercifica il corpo femminile, e della politica corrotta, e ancora avanti cambia il modo di ballare, insieme, da soli, liberi o impostati, tra noia ed entusiasmo, comunicando o isolandosi nel proprio individualismo… fino al nuovo millennio e un evento che, sconvolgendo tutti, cambierà l’assetto geopolitico mondiale…
Possibile tutto questo solo attraverso la musica, il sonoro che a volte si fa frastuono, le luci, le ombre, e un cambio di costumi che in scena si fa metafora di una società che cambia?
Credetemi, tutto ciò è possibile, cambia la musica e il costume degli italiani, cambia la società o in realtà non cambia mai perché la storia, ahinoi, si ripete.
L’Italia balla, e le Bal emoziona e diverte, a tratti intenso e poetico, a tratti leggero e ironico, e il messaggio finale è che ballando, attraverso la gioia consapevole, ognuno di noi può fare qualcosa per cambiare il mondo. Grazie alla bravura strepitosa ed energica degli attori! Sosteniamo il Teatro e la cultura!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Le Bal – L’Italia balla dal 1940 al 2001”: lo spettacolo teatrale a Roma al Teatro Vittoria fino al 19 maggio 2024
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