Le Ninfe della valle
- Autore: Kahlil Gibran
Il libro Le Ninfe della valle racchiude tre storie brevi di Gibran, che vennero scritte in lingua madre dall’autore nel 1906, quando era già emigrato negli Stati Uniti. Sono tre storie di formazione e cultura libanese, non solo per l’ambientazione ma anche per i temi trattati e sembrano essere una bozza per quella che sarà l’opera più famosa dell’autore, Il Profeta.
Kahlil Gibran lasciò il suo Libano appena undicenne e la nostalgia del suo Paese è sempre presente nei suoi scritti, spesso in maniera evocativa, come ad esempio quando descrive la Città del Sole, cornice di uno dei suoi racconti (Baal, una delle più belle e antiche città, chiamata Heliopolis, di cui oggi si possono ammirare le rovine). Ne descrive la piena bellezza per poi raccontare, con rammarico, ciò che ne rimane.
“Profonda era la quiete notturna; ogni vita, nella Città del Sole era immersa nel sonno. Le lampade nelle dimore sparse tra le piante di ulivo e di alloro, attorno ai grandi templi, erano spente ormai da tempo. La luna al suo sorgere soffondeva coi suoi raggi le altissime, candide colonne di marmo che si ergevano come gigantesche sentinelle a vegliare, nella notte tranquilla, i sacrari degli dei.“
Il protagonista del racconto nella Città del Sole è Natan, il figlio del gran sacerdote, che nell’anno 116 a. C assiste impotente alla morte della sua amata e si reca al tempio di Astarte per pregare gli dei affinché vadano in suo soccorso. Non sarà così e la disperazione lo porterà a vagare nel deserto invocando la morte. Alcuni secoli dopo, nella primavera del 1890, Alì il pastore, mentre percorre i ruderi del tempio con il suo gregge, viene assalito da una strana percezione che gli fa abbandonare il suo stato di veglia e lo induce a vagare nel deserto. Di lì a poco troverà l’amore inatteso.
“Passarono i secoli, e le orme del tempo cancellarono l’opera dell’uomo. Gli antichi dei abbandonarono quei luoghi, altri dei ne presero il posto: dei irosi, fonte di desolazione e di rovina. Rasero al suolo il magnifico tempio della Città del Sole e ne distrussero gli splendidi palazzi. I giardini inaridirono e la siccità distrusse i campi. Più nulla rimase in quella valle, tranne i ruderi ad evocare nella memoria dei salmi intonati a una trascorsa gloria.“
E’ la sua terra che richiama spesso lo scrittore con echi di canti ed inni che ritroviamo nelle sue produzioni, una terra fertile dal ricco passato:
- è la terra di Natan che perde la fidanzata ma è la stessa terra dove Ali trova l’amore;
- è la terra di Marta, una ragazzina che si perde e si riscatta ed è la stessa terra dove Yuhanna, il protagonista dell’ultimo racconto, ripercorre le orme di Gesù.
La vicenda si svolge nei giorni delle festività pasquali con protagonista il contadino Yuhanna, che assistendo allo sfarzo dei preparativi della Chiesa in occasione della santa festività, si immerge in dolorose e torturanti riflessioni.
“Da un lato, il potere tra i suoi velluti e le sue sete; dall’altro, la miseria nei suoi stracci. Qui potere e ricchezza celebravano la religione istituzionale con canti e inni; là un popolo umile e stremato esultava nel segreto dell’anima per la risurrezione di Cristo, pregando in silenzio. Qui i notabili a cui il potere conferiva una vita simile a quella del cipresso sempreverde; là i contadini sottomessi, la cui esistenza era simile ad una nave che avesse per nocchiero la morte. Questa terra resa sacra dai tuoi passi, potente Gesù, è divenuta campo di battaglia, dove i piedi del più forte stritolano le ossa dei reietti, e la mano dell’oppressore schiaccia lo spirito degli inermi.“
Le sue parole, ascoltate da un prete lì accanto, lo condurranno in prigione.
Il libro Le Ninfe della valle è una piccola raccolta di storie d’amore e di dolorose passioni, nel quale la vera metafora è l’esilio, il leitmotiv delle tre vicende. L’esilio è per Gibran una condizione morale prima che esistenziale. E lo vediamo nei personaggi dei tre racconti:
- Marta, la ragazzina emarginata perché reputata una donna perduta, si definisce straniera nella sua terra natale;
- Natan, che fugge, alla morte della fidanzata, nel deserto invocando la morte;
- Ali, il suo personaggio corrispondente, che diventa straniero nel proprio tempo;
- Yuhanna, l’ultimo protagonista, è uno straniero spirituale perché sconfessa il proprio credo.
Le Ninfe della valle è un testo nel quale l’autore ha saputo conciliare religiosità, misticismo e cristianesimo in maniera del tutto poetica ed originale. In esso è racchiusa la sua cultura filosofica ma soprattutto la sua profonda umanità.
Khalil Gibran nacque a Bisharri, in Libano, nel 1883 e morì a New York nel 1931. Poeta, filosofo ed anche pittore. Dopo l’arrivo a New York, la famiglia si trasferì a Boston dove Gibran scoprì oltre la letteratura, anche le arti, e quel mondo lo affascinò a tal punto da divenirne protagonista proseguendo i suoi studi artistici a Parigi. A Parigi studiò con Auguste Rodin ed ebbe inoltre la possibilità di conoscere i testi letterari e filosofici di Nietzsche, Voltaire e Rousseau. Rientrato in America si stabilì definitivamente a New York, dove aprì uno studio e si dedicò contemporaneamente alla letteratura e alle arti. Nel 1923 fu pubblicato Il Profeta e sull’onda del successo vennero pubblicati anche le altre sue opere. Morì nel 1931 a seguito di un’infezione polmonare e fu sepolto, secondo il suo desiderio, nella cappella del Monastero di Mar-Sarkis, in Libano.
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