Le apparenze sociali. Una filosofia del prestigio
- Autore: Barbara Carnevali
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2012
Poco più di un decennio fa, in una libreria di Susa vidi uno stupendo volume intitolato Le apparenze sociali. Una filosofia del prestigio, scritto da Barbara Carnevali (Il Mulino, 2012), che mi attirò per l’argomento: le apparenze. Quanto siamo noi stessi o quanto siamo condizionati? Siamo veramente noi stessi sempre?
Barbara Carnevali cerca di dare una risposta partendo da un’affermazione che sembra banale, ma non lo è: noi siamo visti dagli altri che ci giudicano in modo giusto o sbagliato, ma lo fanno sempre. Nessuno accede direttamente ai pensieri altrui (ed è una grande fortuna) senza mediazione sensibile. La profondità coincide con la superficie nonostante quanto pensavano i Romantici, i quali ritenevano che l’uomo dovesse mostrarsi agli altri senza artifici. E invece no, cari signori: è il modo in cui le persone appaiono che è la sostanza della società.
L’apparenza crea il legame con gli altri, che noi possiamo avvicinare o allontanare secondo come ci presentiamo. Gli esseri umani sono attori su un palcoscenico. Chi vive nel mondo è un essere pubblico tanto da proiettare un’aura che gli altri colgono immediatamente e che dice molto del nostro status sociale.
Portare una maschera protegge, ci fa da scudo nei confronti degli altri che possono ferirci. Maschera vuol dire persona in etrusco e senza essa l’individuo è un guscio vuoto, senza carattere, mentre la maschera ci rende vivi.
Ma in tutto questo perché si parla di prestigio? Perché ognuno in società ha un ruolo gerarchico e vivere nel mondo comporta il riconoscimento di codici che fanno capire se si appartiene a un gruppo o no. Tanto più una persona conosce i codici sociali, tanto più sarà rispettata e soprattutto riconosciuta, sarà spontanea e nessuno si accorgerà della sua origine. Viceversa chi non appartiene a un determinato mondo sarà goffo e privo di grazia, qualità principali degli aristocratici.
Il lato negativo è la vanità che il cristianesimo ha condannato come pura forma, ma che è un meccanismo sociale non da poco. Dalla vanità nasce la moda con i propri riti: le etichette, le vetrine, il prezzo esposto sono modi per vendere una merce e far sentire il cliente accettato nel gruppo. Chi non si adegua non è riconosciuto e viene emarginato.
Fra le pagine di Le apparenze sociali, Barbara Carnevali fa una serie di citazioni quali, ad esempio, Proust e i suoi personaggi che cercano di inserirsi nella alta società senza riuscirci. Completano il testo una serie di immagini in cui viene individuata la postura di una persona nobile, la leggerezza e nello stesso tempo l’arroganza.
Due secoli di Romanticismo non hanno scalfito l’idea che le apparenze siano tutto: è ciò che vuol dire la filosofa Carnevali riguardo la transitorietà della vita umana. Vanitas vanitatum.
Le apparenze sociali. Una filosofia del prestigio
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Un libro perfetto per...
a chi non si ferma alle apparenze
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