Le cattive
- Autore: Camila Sosa Villada
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni SUR
- Anno di pubblicazione: 2021
Le cattive (SUR, 2021, trad. G. Zavagna), della scrittrice argentina Camila Sosa Villada, è una testimonianza dettagliata e non filtrata della vita di un gruppo di trans viste attraverso gli occhi della più giovane di loro, Christian, oggi Camila. Occhi che non hanno veli, né usano filtri quando vedono la realtà e così la riportano al lettore.
Via, via che Christian diventa sé stessa in Camila, centellina e racconta la sua storia personale e familiare al lettore e gliela rivela carica del suo dolore e del suo orrore come vittima di violenza, pregiudizio ed emarginazione sociale. Villada non usa mezzi termini o mezze misure e cala l’emotività di chi legge dentro la storia del gruppo di trans, di reiette della società, presentandole però da dentro il loro nucleo ovattato di difesa collettiva e reciproca.
Donne in divenire, donne che non saranno mai donne o lo sono sempre state, essenza del femminile. Esseri indifesi, spaventati, sempre a vivere nel timore che un male esterno venga loro inflitto solo in nome della loro unicità.
Le cattive è un quadro dal tema duro e sofferto dipinto però a tinte lievi. Con pennellate che lasciano entrare l’aria nella morsa della paura che percorre tutto il racconto e tutta la vita delle protagoniste.
Si parla di persone, in questo libro, in modo schietto, si denuncia senza urla, senza autocommiserazione, ma con lucidità esistenze messe al margine. Bandite, eppure così “fondamentali” nella gestione del personale sessuale identitaria comune e collettiva. Il mercato delle trans è florido e questo parla da sé.
Eppure Le cattive sono e rimangono la faccia in ombra di questa società ipocrita che sfrutta, ma non protegge.
Uno spaccato di vita in Argentina che potrebbe appartenere placidamente a quello di ogni nostra città. Un parco dove le trans si muovono in branco, all’ombra di alberi secolari dove svolgono funzioni indicibili a chi poi è il destinatario di quella che si continua a definire una vita normale.
È il Parco Sarmiento a Cordoba che racconta una realtà spietata, a tratti feroce, che tuttavia Villada descrive con toni finanche poetici. Non sorprende, perché è spesso compito dello stile poetico descrivere punti di rottura drammatici dell’esistenza perciò particolarmente apprezzabile è il risultato narrativo della scelta dell’autrice di affidare il racconto in prima persona e al tempo presente a una voce forte dal tono deciso e limpido, ma dal tenore decisamente poetico. Le cattive è un libro che potrebbe, a tutti gli effetti, essere considerato un reportage; un’accurata descrizione di tutto quello che la società non vuole vedere, che mette al bando di cui, eppure, ipocritamente usufruisce. È la stessa Villada a dirlo apertamente, via, via che prendevamo percezione di quello che noi facevamo e di quello che noi eravamo come trans capivamo quanto eravamo importanti a mandare avanti la società. Sembra un’affermazione esagerata, enorme, eppure se si continua a leggere il racconto dettagliato della vita di queste donne si comprende come siano davvero un tassello quotidiano e assolutamente parte integrante della nostra società, ma in modo clandestino.
È sconvolgente conoscere i pericoli, lo squallore e la perdita di dignità cui è sottoposta la vita di una trans: Villada si cura di riportare tutto il necessario perché il lettore possa “vedere” fino in fondo tutto. Però, come contraltare, lascia trapelare anche la gioia dell’essere trans, una gioia nell’essere se stessi. È chiara l’assenza di giudizio nelle parole di chi è coinvolto direttamente, ma Villada sfida il lettore e non utilizza un linguaggio edulcorato cosicché il lettore resti libero di ragionare, eventualmente anche giudicare. Esplicita, diretta, cruda all’occorrenza anche volgare, non risparmia nulla, non mette veli e il lettore si trova quindi sollecitato anche al pregiudizio, anche se in realtà quello che accade è soltanto simpatizzare con i personaggi, con queste creature sensibili e provate dalla vita.
Interessanti spunti di realismo magico importano il romanzo nella scuola dell’America latina migliore, Maria la trans Muta che si trasforma in uccello, la super protagonista Zia Encarna che ha centosettantotto anni, la Machi Trans dotata del potere di risuscitare i morti appreso in Brasile e Natalì la licantropa tutti elementi che compongono a mettere il libro di Sosa Villada nella suddetta tradizione argentina.
Un punto di forza della storia così cruenta e forte è l’assenza e il ripiego su facili sentimentalismi. Nel racconto e nella voce di Villada non c’è vittimismo anche nei punti in cui queste donne raggiungono il livello più basso dello squallore umano non c’è mai autocommiserazione, tutto viene affrontato a testa alta, tutto viene descritto sguardo nello sguardo del lettore; dalla pagina la voce arriva dritta senza ripensamenti, senza vergogna, conscia della propria identità, del proprio modo di essere, del proprio valore. Trovo che il valore aggiunto di questo libro sia proprio quest’ultima caratteristica: la sincerità, l’autenticità, la piena consapevolezza del proprio modo di essere umani, della propria identità e questo credo sia il punto di contatto con l’ardore che porta il libro fino alla fine lettura.
Se c’è, forse, una criticità in tutto questo è nella ripetizione, nel racconto delle singole vite che può alla lunga risultare un elenco anche poco legato narrativamente rispetto alla storia collettiva dei personaggi. Tuttavia, considerato il valore documentale, cui si accennava, sulla realtà che mette in luce, è un peccato veniale che può essere largamente perdonato e accolto dal lettore.
La lingua di questo libro nel complesso è bella. Limpida, diretta.
C’è posto anche per commuoversi con Le cattive, soprattutto per la vita della Zia Encarna, personaggio mastodontico e monumentale per l’intera comunità trans, e che perderà la sua forza e il suo imbattibile carisma magico, rimanendo vittima dell’amore per Splendore degli Occhi, il piccolo neonato salvato nel Parco e la cui storia fa da sfondo a quella di questo gruppo di donne, lupe impazzite, colorate ma piene di vita e di amore da dare che sono le trans Cattive di Camila Sosa Villada.
Insomma, Le cattive è un pugno in un occhio appena aperto su realtà scomode, che sarà difficile richiudere, tumefatto dalla consapevolezza che qualche essere umano, a ragione della propria identità, possa vivere provando tanto dolore e paura. Un libro per riflettere e per imparare a osservare e ascoltare nell’ombra, tra il frastuono grida e segnali leggeri di aiuto e sorellanza.
Le cattive
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