Le ciccione lo fanno meglio
- Autore: Caterina Cavina
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2008
Ecco un tipico esempio di libro la cui copertina trae in inganno il potenziale lettore. Il disegno stilizzato, a colori vivaci, che rappresenta una gigantesca torta sulla quale danza con improbabile leggerezza una donna in notevole sovrappeso ma dall’aria felice e spensierata, può far pensare di essere di fronte alla narrazione delle spiritose avventure di una ragazza alle prese con i primi batticuore, che impara ad accettare se stessa e la sua taglia “extralarge” con il sorriso sulle labbra. Magari qualche mamma, prendendo in mano il libro, potrà pensare addirittura di regalarlo alla figlia adolescente in piena crisi, angosciata dai soliti due o tre chili in più nei punti sbagliati, per aiutarla a superare il suo problema. No Signore mie, se questa è la vostra intenzione, rimettete pure il libro sullo scaffale e passate ad altro.
Perché questa è una storia di noia, nulla ed abbrutimento. Abbrutimento totale. D’altronde, quali prospettive ci possono essere in un paesino della Bassa padana dimenticato dal mondo, dove le case si contano sulle dita di una mano ed il massimo lavoro a cui una ragazza (di bella presenza, s’intende) possa aspirare è quello della commessa? I giorni scorrono uguali, senza particolari avvenimenti e senza grandi distrazioni. A parte il sesso. Sesso che viene praticato sempre e comunque, per essere all’altezza, per noia, perché lo fanno tutti, o perché si è persa la testa per un uomo da poco ma che tutte vedono come il più appetibile, perché in paese non c’è di meglio. E solo molto raramente il sesso viene consumato all’interno del matrimonio o comunque di una relazione.
Alice vive qui. E’ grassa, enorme. Ma no, i corteggiatori non le mancano per questo. Anzi. A partire dal cugino che ha una vera e propria mania per lei, fino a quello che lei considera il grande amore della sua vita ma che si è rigirato tutte le donne del paese e continua a farlo, passando per l’uomo sposato e per il collega che lavora in un’altra filiale, senza trascurare le occhiate vogliose dei vecchietti al bar. Ad Alice non mancano le gambe da concorso ed il vitino di vespa: le manca uno scopo, una scelta, una possibilità. Si trascina da un’esperienza ad un’altra senza mai volerlo fino in fondo (le prime volte addirittura in stato di incoscienza), lascia che la vita le scorra addosso rifugiandosi nell’alcol e nel cibo, tirando avanti per sopportare le lunghe giornate di lavoro in un capannone, quasi sola, senza incarichi e senza nessuno che la controlli.
Ma non va male solo a lei. Perfino Giorgia, la sorella bellissima con una vita perfetta, rivela piano piano tutte le magagne della sua esistenza che non è poi così differente da quella di Alice ne’ da quella delle altre donne che le circondano. Alice e Giorgia, figlie di genitori assenti, si vogliono bene e si sostengono in tutto, e fra loro non esistono la bella e la brutta: sono due donne, sullo stesso piano. Non si tratta per Alice, di scoprire che può aspirare anche lei alla vita delle belle: si tratta di scoprire che anche le belle non possono aspirare altro che alla sua vita. Ma non c’è davvero uscita?
No, decisamente non è un libro leggero, perdonatemi il gioco di parole. E’ un libro crudo, scritto senza peli sulla lingua, usando un linguaggio volgare ma proprio per questo reale. Ma Alice alla fine non ci deluderà, riscattandosi e dando una brusca sterzata, in senso letterale, alla propria vita.
Le ciccione lo fanno meglio
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