Le coordinate della felicità
- Autore: Gianluca Gotto
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Gianluca Gotto ha pubblicato nel 2020 per Mondadori il suo nuovo libro: Le coordinate della felicità. Ho deciso di leggerlo perché seguo il suo profilo Instagram di viaggi. Bene, l’aspettativa era di aver trovato un libro un po’ diverso che parlasse, o comunque avesse a che fare, con i suoi innumerevoli viaggi da "nomade digitale" in giro per il mondo. Qualcosa però è andato storto.
Un racconto di viaggio avvincente...
Ero convinta di poter trovare in questo libro qualcosa di diverso, di finalmente "moderno" nello stile e nel racconto, che potesse prendermi e farmi divorare l’intero testo in pochi giorni, dopotutto sono 384 pagine. Ecco, queste aspettative sono andate sgretolandosi una dopo l’altra.
Prima di tutto vi dico ciò che ho apprezzato davvero: il racconto del viaggio. Questa è, a mio modo di vedere le cose, l’unica vera parte apprezzabile seppure molto indebolita dallo stile e da alcune scelte prese dall’autore che appesantiscono il tutto. Se si guarda solo al racconto, senza far riferimento allo stile, alle scelte di narrazione e ad alcuni altri dettagli di cui parlo più sotto, si può dire che è avvincente; lo si segue bene, con un buona dose di curiosità di vedere cosa avverrà dopo, quale sia il punto di arrivo. Alcune parti rallentano un po’ troppo il filo del discorso, si potevano saltare alcune transizioni che ho trovato troppo lunghe e pesanti.
... ma dallo stile banalizzante
Come ho detto il racconto in sé è anche appassionante, o almeno interessante, ma lo stile con cui è scritto lo appesantisce al punto da renderlo noioso. Perché se è vero che di per sé il discorso rallenta già da solo in alcuni punti, diventa ancora più visibile e difficile da apprezzare se a contorno vi sono delle scelte stilistiche così arzigogolate. Quello di Gotto è sempre stato uno stile piuttosto ricco, pieno di dettagli e divagazioni che entro certi limiti sono apprezzate perché danno corpo alla descrizione di un viaggio, permettendogli di esprimersi a fondo. Il problema è quando a furia di arzigogolare il discorso lo si rende noioso e si fa venir voglia al lettore di accantonare il libro perché a un certo punto si finisce per pensare: "D’accordo ho capito, passiamo oltre!".
Quando la descrizione non è arzigogolata eccessivamente, viene rimpinzata di affermazioni semplicistiche, troppo semplicistiche, che vogliono trasmettere un ideale di fondo banale e per lo più noto e comprensibilissimo anche senza questi intermezzi.
C’era davvero bisogno di inserire queste banalizzazioni per arricchire un testo di per sé già ricco? Trovo di no, non c’era affatto bisogno.
In linea di massima quindi Le coordinate della felicità è un libro di base interessante, con delle belle potenzialità e qualche idea da condividere, che poteva però essere resa meglio nel contesto del viaggio. Purtroppo questi tratti positivi sono stati spenti dalle scelte di narrazione prese in alcuni punti.
Le coordinate della felicità. Di sogni, viaggi e pura vita
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le coordinate della felicità
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