Le correzioni
- Autore: Jonathan Franzen
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
La prima edizione del libro “Le correzioni” risale al 2001 ed è il terzo romanzo di Jonathan Franzen. Proprio grazie a “Le correzioni” lo scrittore di Chicago ha vinto sia il National Book Award che il James Tait Black Memorial Prize (prestigiosissimo premio letterario della Gran Bretagna di narrativa e di biografia in lingua inglese).
L’opera si presenta sin dalle prime pagine complessa e strutturata: lo stile è ricercato ed accurato; il tono, per lo più distaccato e solenne, si tramuta spesso in ironico e sagace; le ambientazioni sono moderne e vivaci; la narrazione, infine, risulta nel complesso scorrevole nonostante le 600 pagine totali dell’edizione Einaudi. Ma la finezza di questo romanzo va oltre il modus narrandi. L’intera vicenda si svolge principalmente negli Stati Uniti, tra Philadelphia e St. Jude (anonima cittadina nel Midwest) e ruota attorno ai componenti della famiglia Lambert. Enid accudisce il marito Alfred malato di Parkinson e brama dal desiderio di riunire tutta la famiglia per (l’ultimo) Natale. Ai tre figli viene dedicato un capitolo ciascuno: Chip, il figlio intellettuale squattrinato e prediletto dal padre, perde il lavoro di insegnante per aver molestato “indegnamente” una sua alunna; Gary, dirigente di banca, borghese e depresso, è succube della bella moglie che, nel tentativo di minimizzare la sua depressione, lo esaspera; Denise, la perfetta figlia femmina tanto desiderata dalla madre ed ambita chef, si ritrova ad avere contemporaneamente una relazione con il suo datore di lavoro e con la moglie di quest’ultimo.
Ciò che emerge e che spiazza il lettore è il tanto catastrofico quanto realistico ritratto dello stile di vita americano dei giorni nostri: non-relazioni interpersonali, non-impieghi lavorativi, non-legami familiari che complicano l’esistenza e creano disagio. Tuttavia, mentre tutto sembra eccessivo ed inopportuno, i personaggi appaiono semplici e credibili nonostante i loro comportamenti siano al limite dell’assurdo ed è proprio in questo modo che Franzen riesce a rendere accattivante l’intera vicenda. Ogni personaggio, a modo suo, cercherà pertanto di “correggere” i propri errori (ecco il riferimento al titolo del romanzo) ma questi sforzi risulteranno vani: non tutti gli errori commessi, seppur apparentemente banali, potranno infatti essere corretti. Lo stesso Franzen scrive all’interno del romanzo che: “ciò che rendeva possibile la correzione era anche ciò che la condannava all’insuccesso”. Qui subentra, infine, l’ironia del narratore: basti pensare che il farmaco sperimentale somministrato contro il Parkinson ad Alfred Lambert si chiama “Corecktall”, oppure che il convegno al quale partecipa Enid durante una crociera si chiama appunto “Correzioni”. Una particolare nota di merito alla traduttrice Silvia Pareschi che ha curato brillantemente tutte le opere di Franzen in italiano.
Le correzioni
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Libro bellissimo, scritto da un figlio per i figli. L’autore giustamente considerato tra i migliori se non il migliore americano contemporaneo. Il registro narrativo mi ha riportato subito a Roth, altro grande scrittore americano. Anche lui cinico nel narrare la realtà meno nobile dell’uomo, i lati oscuri.
I Lambert, coppia anziana che vive nel Midwest americano, trascinano le loro giornate tra oggetti, ricordi e delusioni della loro vita. I figli lontani, ognuno con una propria vita, costruita non proprio sul modello educativo della madre, che ha corretto comportamenti lontani dalle regole e dai valori americani. I coniugi voglio riunire la famiglia per un ultimo Natale. L’evento, come sempre il Natale, crea l’occasione per agitare le corde dell’anima, ravviva i sentimenti o li aggrava, riacutizza nodi mai risolti, esacerba conflitti con i familiari che si trascinano dall’infanzia.
Quella raccontata è un’umana verità, amara e inevitabile, una grande lezione per chi volesse coglierla. Come non riconoscere in questa famiglia le nostre famiglie, i nostri genitori. Il difficilissimo passaggio al loro tramonto, la faticosa accettazione del fenomeno dell’invecchiamento. La difficoltà a rapportarsi con loro quando i legami affettivi sono lacerati da un’educazione rigida e da caratteri complicati. La narrazione è coinvolgente, la prosa curata, colta e magnifica. La tristezza delle situazioni è intrecciata stabilmente con l’ironia e senso dell’umorismo. Ironia che aiuta a proseguire la lettura talvolta davvero cruda e a tratti un po’ prolissa. Il filo narrativo è magistrale, gli stessi fatti guardati da prospettive diverse si intersecano con maestria contribuendo a creare un unico paradigma. Ci si trova ora nella storia di un personaggio ora in quella di un altro senza interruzione.
In questo libro c’è l’America, con le sue famiglie che si disgregano su un territorio cosi vasto da mettere migliaia di kilometri tra un familiare e l’altro, e insieme ai kilometri offre una visuale diversa, come esterna ai rapporti familiari. Una visione che può interromperli definitivamente o rinsaldarli.
C’è l’America, ma ci sono i valori universali, i figli, gli affetti, l’amore, insomma la vita.
Assolutamente da leggere.