Le donne dell’Acquasanta. Una storia palermitana
- Autore: Francesca Maccani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2022
Le donne dell’Acquasanta. Una storia palermitana di Francesca Maccani (Rizzoli, 2022) è una storia di donne che si intreccia con la storia di Palermo dove, mentre si manifesta ed è nel suo pieno splendore la “Palermo felicissima” dei Florio e delle nobili famiglie aristocratiche, è presente al contempo una città ben più numerosa che stenta a sbarcare il lunario, quella dei poveri e degli operai.
Un romanzo ben scritto e dai diversi risvolti, dove si trova insieme una storia di amicizia insieme ad un’altra di lotta sociale e sindacale che descrive un clima e una diversità di ambiente. Una storia di due amiche che a un certo punto, si rendono conto della loro condizione di sfruttamento e iniziano una lotta sindacale in un’epoca in cui le battaglie di rivendicazione erano agli albori.
Siamo nel 1897 ed era recente la sconfitta che il movimento operaio siciliano aveva subito con i “Fasci Siciliani” (1891-1894), ma le due amiche non intraprendono una lotta per la classica rivendicazione salariale, ma si attivano per la qualità del proprio lavoro. Volevano, come madri, poter continuare a lavorare dentro la loro fabbrica, la Manifattura Tabacchi nel quartiere di Palermo dell’Acquasanta, senza avere i figli legati addosso da dover allattare mentre preparavano e arrotolavano i sigari. Si lottava per avere un asilo, un baliatico all’interno della stessa fabbrica ed è una battaglia che si riesce a portare a termine sebbene a caro prezzo.
Franca e Rosa sono i nomi delle due amiche e accanto a loro vi sono altri personaggi di un mondo e un’epoca trascorsa, ma forse non tanto. Franca osserva come all’interno della fabbrica la gestione non è per nulla esemplare, essendo il lavoro essere stato concepito e organizzato per gli uomini e non per le donne. Ed ecco che allora decide di cambiare qualcosa e inizia la sua ribellione, dapprima personale e poi corale, coinvolgendo per prima la sua amica Rosa. Le due amiche sono come complementari: pur essendo diverse ma insieme si completano, divenendo una coppia in perfetto sincrono come operano nel loro lavoro.
“Lavoravano in coppia, le sigaraie, e per questo bisognava essere veloci e coordinate, entrare subito in sintonia, intendersi al minimo cenno e divenire una cosa sola con la propria compagna. Non tutte ci riuscivano, Franca e Rosa sì”
Sono presenti nel romanzo figure maschili come Salvo, un sindacalista che lotta strenuamente per i suoi ideali. E poi vi è un altro personaggio maschile ma negativo, quello di Ninni, che interpreta la figura del capo puntiglioso, arrogante e irritante che per puro godimento si accanisce contro queste povere ragazze che operano nella “Manifattura “. Questi sovente le molesta, le umilia e minaccia: un personaggio odioso che serve all’autrice per rappresentare quel maschilismo imperante, quella figura di maschio poco rassicurante e poco empatico che in quella fase storica e in quella ambientazione di lavoro non era cosa rara.
Vi è anche un’altra figura femminile da citare, quella di Mela, secondo l’autrice, la figura più tragica del romanzo, una giovane ragazza molto ingenua, disincantata, che la madre per necessità o per ignoranza, spingerà verso un baronetto.
Si tratta di un libro che rappresenta l’altra faccia di quella Palermo ritratta egregiamente nelle splendide pagine dell’epopea dei Florio dei “Leoni di Sicilia” di Stefania Auci con cui Francesca Maccani ha scritto un libro (La cattiva scuola), ma del best seller è quasi un suo contraltare, rappresentando esattamente il rovescio della medaglia.
Francesca Maccani è una docente di origine trentina ma ormai da più di un decennio, siciliana di adozione e in questo suo accattivante e ben documentato romanzo mostra vieppiù il suo legame con la Sicilia, ben descrivendo un ambiente siciliano e un’epoca piena di contrasti non disdegnando nel suo narrato il ricorso a colorite ed efficaci espressioni dialettali dell’Isola.
La “Manifattura Tabacchi” era una fabbrica attiva che operava proficuamente a Palermo nel quartiere dell’Acquasanta di cui si racconta la vita quotidiana, avendo l’autrice effettuato precise ricerche e avendo raccolte testimonianze orali dirette dei testimoni di quell’epoca e di quella fabbrica, divenuta adesso un glorioso esempio di archeologia industriale. Una fabbrica che portò avanti l’economia di tre borgate palermitane grazie al duro lavoro di queste donne operaie, che spesso erano le uniche a procurare uno stipendio che serviva a sostentare una famiglia con diversi figli.
È una storia che coinvolge e trascina il lettore nelle sue pagine che si leggono piacevolmente una dopo l’altra in un romanzo che si vorrebbe quasi non terminasse mai, in ragione della freschezza del linguaggio e dell’intensità del ritmo narrativo.
Le donne dell'Acquasanta. Una storia palermitana
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Il romanzo è scritto molto bene anche se l’uso del siciliano è eccessivo. Io che sono siciliana ,qualche volta, ho dovuto rileggere l’espressione dialettale perché un conto è sentirla, un altro è vederla scritta. Ma al di là di questo che è una scelta sempre rischiosa per lo scrittore, ho trovato i fatti storici (per quanto appena accennati) interessanti. Mi lascia invece molto perplessa tutto il resto ovvero le vicende dei protagonisti. Da subito si intuisce la violenza carnale che subirà la protagonista da parte del cattivo di turno con un finale melodrammatico degno di un’opera lirica! Si poteva fare di meglio