Nei suoi romanzi, con le giuste pennellate, Jane Austen ha saputo creare un panorama di personaggi femminili molto realistici e ancora oggi vivi e presenti nella nostra mente. Emma, Marianne, Elinor, Elizabeth Bennet e sua madre: molte sono le "donne" dell’universo austiniano, ognuna con una sua identità. Malgrado il tempo cronologico ci separi da queste eroine di carta, i caratteri di queste donne non sono dissimili da molte donne reali dei nostri giorni: un’altra chiara dimostrazione dell’indiscussa attualità della scrittrice britannica.
Le protagoniste di “Ragione e sentimento”
Le due sorelle protagoniste di "Ragione e sentimento", Elinor e Marianne, simboleggiano due scuole di pensiero diametralmente opposte. Da una parte, infatti, Elinor è il simbolo della ragione, che non perde mai di vista la razionalità, è sempre pronta a dispensare buoni consigli e a capire come comportarsi. Ha il difetto di temporeggiare un po’, ma la Austen sembra in definita preferirla alla minore Marianne, civettuola, persa nelle poesie e pronta a seguire il suo istinto più che una condotta appropriata. Alla fine del romanzo, le sorelle non saranno più così univoche nel loro comportamento perché Elinor saprà cedere al sentimento e sua sorella, invece, preferirà accettare la corte e il matrimonio con un uomo che forse non ama ma che è onesto e sincero.
Le donne in “Orgoglio e pregiudizio”
La famiglia Bennet, costituita perlopiù da donne, è una gamma infinita di caratteri.
La madre è una tipica signora di mezz’età, petulante, di scarsa cultura e tutta tesa al soddisfacimento di bisogni materiali. Non esente da attacchi di nervi per cercare di attirare maggiormente l’attenzione, Mrs. Bennet non è però del tutto condannabile: è una donna del suo tempo che vive con impegno il compito di accasare le sue ragazze perché sa bene che altrimenti rischierebbero seriamente di perdere i loro privilegi in caso di repentino decesso del consorte.
Di natura diversa tre delle cinque figlie Bennet: la minore Lydia è una civettuola senza cervello pronta a lanciarsi senza problemi in una relazione solo per la smania di avere un marito; più pacata e riflessiva la maggiore rischia di perdere un innamorato proprio a causa della sua mancanza di iniziative (la Austen si riferisce a quelle donne allevate a non pensare ma a fare esclusivamente quanto veniva loro consigliato o comandato); infine c’è Lizzie, la secondogenita, volitiva e sveglia, quasi una femminista ante litteram. Non manca l’amica più attempata (ventisette anni all’epoca) che razionalmente cerca una sua "sistemazione" accettando un matrimonio senza amore.
Emma, la più indipendente delle donne austiniane
Emma, priva di problemi economici perché sa di dover acquisire i beni di famiglia, tenta di combinare matrimoni con scarso successo, perché di fatto ingenua e poco conoscitrice dell’animo umano tanto da rendersi conto con molto ritardo di amare un uomo che da tempo frequentava la sua casa.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le donne nei romanzi di Jane Austen
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