Le due verità
- Autore: Agatha Christie
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2003
È consuetudine della regina del giallo, Agatha Christie, riunire in un unico spazio abitativo un numero cospicuo d’individui che, durante una convivenza forzata, si chiedono l’un l’altro chi di loro abbia commesso il fatto. Perché un fatto, che in questo caso corrisponde a delitto, c’è sempre e il colpevole va individuato.
Tale schema l’autrice lo ha messo a punto in "Dieci piccoli indiani", suo capolavoro assoluto, ma anche in "Assassinio sull’Orient Express" e "Mistero a Crooked House" (giusto per citarne alcuni). Non si esime "Le due verità", uno dei suoi romanzi più belli e da lei stessa amati, ma purtroppo poco citati. Tale opera è stata pubblicata per la prima volta nel 1957 da Arnoldo Mondadori Editore, nella collana "Il Giallo Mondadori" col numero 541. Ed è un peccato, che sia poco conosciuto, perché la saga della famiglia Argyle offre spunti interessati, al pari dei ben più famosi commensali di Nigger Island, se non probabilmente i personaggi meglio delineati nella carriera della prolifica scrittrice.
Spesso la Christie torna su quello che viene definito un "caso freddo", ovvero un caso insoluto avvenuto non nell’immediato. Rachel Argyle, la matriarca della facoltosa famiglia al centro della vicenda, proprietaria di una villa che in tempo di guerra ha ospitato orfani e bambini indesiderati, è stata assassinata nel suo studio due anni prima, con un colpo d’attizzatoio alla testa, in una brumosa serata di novembre. Per il delitto all’epoca era finito in carcere Jack, il disadattato figlio adottivo della donna, solito chiederle, come appunto aveva fatto anche quel giorno, delle considerevoli somme di denaro per i suoi stravizi e le numerose attività poco lecite. Ma Jacko, come veniva chiamato lo scapestrato, poi morto in prigione di polmonite, si è sempre dichiarato innocente. Non ha ucciso la madre adottiva. Anzi, ha ribadito a lettere cubitali che lui per l’ora del delitto aveva un alibi. Un passaggio che gli avrebbe offerto un uomo in uscita dalla villa, proprio mentre la madre cadeva sotto quel colpo ferale. Nonostante i numerosi appelli, il guidatore misterioso non si è però mai palesato alla polizia per scagionarlo. E proprio da qui, parte la Christie per imbastire questo appassionante mistero. Da un senso di colpa.
L’uomo in questione, alibi di Jacko, non è altri che uno scienziato. Il dottor Calgary, partito subito dopo il tragico evento per una lunga spedizione in Antartide e, fino a quel momento, ignaro di tutto.
Jacko ormai è morto, come si diceva. Ma almeno il suo nome può essere riabilitato di fronte all’opinione pubblica. Ed è con questo “slancio filantropico” che Arthur Calgary si presenta alla porta degli Argyle, ricevendo in cambio nient’altro che diffidenza e lamentele. Leo Argyle, il mite marito della defunta, lo riempie di domande. Lui che adesso è in procinto di sposarsi con Gwenda, la sua storica segretaria. Affranta appare subito anche Hester, la minore dei cinque figli adottati in tenera età da Rachel e Leo, poiché l’innocenza di Jacko porta necessariamente a sospettare di qualcun altro. Rachel Argyle non può essere stata uccisa da un estraneo. Quindi, se non Jack, chi di loro? In quella casa si nasconde un omicida e non è escluso che, per difendere il suo anonimato, possa colpire ancora.
Dello stesso parere, cioè che sarebbe stato meglio non svegliare il can che dorme, sono anche gli altri fratelli Argyle. L’algida Mary, sempre così compassata, giunta alla villa dov’è cresciuta col marito invalido Philip Durrant. La creola Christina, detta Tina, che forse qualcosa sa, ma non vuole di certo parlare. E Michey, il più tosto di tutti, perché inacidito dalla vita. Nell’ombra si aggira anche la governante Kirsten, che pare avere occhi e orecchi ovunque.
I colpi di scena si susseguono, al ritmo serrato che è tipico dell’autrice.
Consiglio "Le due verità", un romanzo giallo dal finale affatto scontato o facile, perché qui Agatha Christie, alle indagini vere e proprie e pregne d’indizi (tipo Poirot in "Assassinio sull’Orient Express", per intendersi), privilegia l’aspetto psicologico di una famiglia disastrata e messa alle strette. Non c’è niente di peggio di un clima di sospetto che d’improvviso cala in un ambiente familiare. Dove dubitare di tutti diventa quotidianità e si finisce per non fidarsi più di nessuno.
Le due verità
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