Le figlie del capitano
- Autore: María Dueñas
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2019
Le figlie del capitano (Mondadori 2019, titolo originale Las hijas del Capitán, traduzione di Elena Rolla) è il nuovo romanzo dell’autrice María Dueñas, nata nella provincia di Ciudad Real nel 1964, per anni titolare della cattedra di Filologia e Letteratura inglese all’Università di Murcia e che nel 2010 ha esordito con La notte ha cambiato rumore (Mondadori), un romanzo che in brevissimo tempo è diventato uno dei più grandi fenomeni editoriali spagnoli e che nel mondo ha venduto più di cinque milioni di copie.
Una piccola trattoria ubicata in un seminterrato nei pressi della Eighth Avenue a New York, in un insignificante edificio a tre piani senza prestigio né fascino apparenti. Era il piccolo, grande sogno americano realizzato di Emilio Arenas, originario di un paesino della Cantabria, regione sulla costa nord della Spagna, approdato nel Nuovo Mondo certo di poter offrire una sorte migliore non solo a se stesso, ma anche alla sua famiglia, nella testa e nell’animo come faro l’America Dream. Senza quasi pensarci e senza concedersi il tempo di valutare la cosa, Emilio aveva acquistato mobili e utensili dal vecchio compatriota che gestiva prima di lui l’attività e si era accordato con la proprietaria dell’immobile per mantenere invariato il prezzo dell’affitto.
Arenas aveva deciso di chiamare quel piccolo ristorante, situato sulla Quattordicesima strada, nel cuore della colonia spagnola della Grande Mela, El Capitán. In quell’autunno del 1935, due lettere, una partita da New York e l’altra da Malaga, si erano incrociate sull’Oceano Atlantico. Se Emilio scriveva a sua moglie Remedios comunicandole la buona novella, Remedios a sua volta comunicava al marito che erano state sfrattate da casa, che le loro tre figlie, cresciute senza una guida paterna ormai erano diventate adulte e c’era il rischio che prendessero una cattiva strada. Ecco perché Emilio aveva deciso che le sue quattro donne avrebbero dovuto raggiungerlo negli Stati Uniti a Little Spain. Victoria, Mona e Luz in una gelida mattina di gennaio erano sbarcate a New York e l’impatto con la metropoli era stato sconvolgente. La Statua della Libertà aveva accolto, accoglieva e avrebbe accolto un flusso ininterrotto di milioni e milioni di emigranti. Quella gigantesca statua verdastra galleggiante con la torcia in mano simboleggiante la libertà che illuminava il mondo, sarebbe stata la testimone della strenua lotta delle sorelle Arenas per integrarsi in una terra straniera, rimaste improvvisamente sole dopo la repentina morte del padre causata da un infortunio atroce.
Fatal head trauma, era scritto sul referto medico rimasto mezzo appallottolato vicino alla stufa a cherosene.
Simbolicamente l’autrice dedica questo appassionante romanzo “A tutti coloro che la vita ha costretto a emigrare”. Le giovani protagoniste, le figlie del Capitán Emilio Arenas, Victoria, Mona e Luz, benché ventenni e prive di qualsiasi esperienza, decidono di affrontare il futuro a viso aperto e si lanciano in un’avventura che avrebbe cambiato le loro esistenze. Le ragazze indomite, mai avrebbero dimenticato la lezione di vita paterna: lottare con coraggio e determinazione, anche quando il vento era contrario. Abbandonare le proprie radici, la propria casa, attraversare un Oceano e affrontare l’ignoto, nel cuore un profondo senso di sradicamento. È il percorso che compie ciascun migrante, oggi come alla fine del XIX e all’inizio del XX Secolo. Un tema scottante, attualissimo che la sensibile autrice affronta dal punto di vista femminile, giacché per le sorelle Arenas, crescere vuol dire perdere e ritrovare la propria identità.
E adesso, noi, cosa facciamo?
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