Le lacrime di Nietzsche
- Autore: Irvin D. Yalom
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2010
Irvin D. Yalom, psicoanalista e scrittore, ci propone con Le lacrime di Nietzsche (Neri Pozza, 2010 traduzione di Mario Biondi) un nuovo romanzo, inventando una trama attorno a personaggi storici e in tema con la psicoanalisi. Qui, però, questa tecnica psicoterapeutica non è ancora stata inventata e nemmeno concepita.
Le lacrime di Nietzsche narra infatti di un famoso medico viennese, Josef Breuer (1842 – 1925), storicamente maestro di Sigmund Freud (1856 – 1939) che qui compare come amico di famiglia, più che come allievo, durante un suo praticantato medico viennese. Freud appare però essere più pretesto che elemento del racconto che gira intorno al rapporto emotivo tra il medico Breuer e il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844 – 1900) nel 1882 (anche la data è una finzione letteraria).
Questi appare nel pieno della sua produzione filosofico e letteraria, ma ancora misconosciuto dal grande pubblico e dai colleghi. Il tema del romanzo è tuttavia principalmente la sua depressione per la mancata corrispondenza del suo innamoramento di Lou Salomé (1861 – 1937), anch’essa personaggio storico. Nel romanzo, Salomé contatta Breuer con la richiesta di curare discretamente e segretamente Nietzsche dal mal d’amore che lei sa di avergli causato, senza che lui però lo sappia e considerando che il filosofo è troppo orgoglioso e autodeterminato per chiedere o anche solo accettare dell’aiuto. Il pretesto medico è dato quindi solo dalle emicranie di cui egli soffre cronicamente senza rimedio efficace malgrado le molte cure specialistiche del tempo.
Con questa premessa inizia il rapporto tra i due protagonisti del romanzo, inventato di sana pianta, come Yalom dichiara nelle note finali, quasi quale partita a scacchi tra due menti eccelse. Ma per poter sfuggire alle estreme difese del filosofo, il medico decide di mostrare la propria vulnerabilità, un po’ per abbassarne la difesa, un po’ per mostrargli che esporre le proprie debolezze non posta necessariamente a soccombere all’altro.
Devo convincerlo che mi sta aiutando e intanto invertire in maniera impercettibile i ruoli fino a far ridiventare lui il paziente e tornare ad essere io il medico.
Si sviluppa quindi una relazione che non centra con la psicoanalisi (non ancora inventata), ma che mostra l’elaborazione personale del medico dei suoi rapporti affettivi; soprattutto quelli fantasticati, ma che, pur tuttavia, hanno interferito con la sua vita reale (qui ci sarebbe qualcosa di storico).
Chi cerca una ricostruzione storica dello sviluppo della psicoanalisi si sbaglia, malgrado la presenza di nomi storicamente a essa associati. Chi si attende un trattato storico filosofico non sarà accontentato, malgrado le discussioni filosofiche proposte. Chi ama gli intrecci emotivi e affettivi troverà molte pagine da percorrere seguendo il diario del medico: umano, troppo umano (no! Questo è il titolo di un’opera di Nietzsche).
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