Le mani insanguinate di Maurizio de Giovanni

L’entusiasmo che mi ha accompagnato nella lettura dei racconti di “Le mani insanguinate” è stato pari all’interesse con cui ho divorato le complesse e avvincenti trame dei romanzi con protagonista il commissario Ricciardi. Il vantaggio forse di queste storie, brevi e incisive, è che si possono apprezzare appieno nella forma e nei contenuti, rileggendole con semplicità nella loro interezza o solo riprendendone alcuni passi e scoprendone, di volta in volta, l’importanza di determinate scelte stilistiche, l’attenzione al particolare, la sensibilità con cui si trattano certi temi e si dà voce a certi personaggi. E poi la bravura dell’autore nello stupire il lettore sul finale, bello e sorprendente alla prima come all’ennesima lettura. E’ un testo, dunque, che si consuma nel giro di poche ore ma che si rilegge con piacere per assaporare ulteriormente le emozioni che ciascun brano trasmette. Ed è quello che sto facendo da due giorni a questa parte, con il libro perennemente tra le mani, guadagnando qualche pagina già al momento dell’acquisto, concedendomene altre in viaggio in treno o gustandomele nella quiete del mio angolo di casa.

“Le mani insanguinate” è una raccolta di quindici tra i migliori racconti di Maurizio de Giovanni, edita da CentoAutori; in essa è racchiuso tutto il mondo letterario di questo prolifico scrittore napoletano (tengo a sottolinearlo, sempre, con una non velata punta di orgoglio). Ecco perché proverei a consigliarla a chi ancora non conosce le sue opere precedenti, poiché attraverso la veloce e gradevole lettura di queste storie se ne comprende il talento e la bravura, che non lasciano indifferenti il pubblico più attento e sensibile. Gli argomenti trattati sono vari: vicende storiche genialmente rivisitate; fatti di cronaca nera descritti attraverso la folle e lucida ragione o il dolore delle parti coinvolte; storie di quotidiano orrore e grottesche reinterpretazioni della società moderna. E’ qui presente l’elemento giallo e noir che caratterizza la scrittura di de Giovanni, così come il riferimento costante all’amata città partenopea; ma c’è soprattutto l’abilità dell’autore nello scandagliare l’animo umano, l’arrivare a scoprire e descrivere la parte buia di ciascuno dei personaggi, la loro sofferenza, le ragioni del cuore e della mente che giustificano scelte e motivano azioni. Il tutto attraverso una naturale ricercatezza del linguaggio, usato con maestria adattandolo al risultato voluto, e una sempre sorprendente sensibilità propria dello scrittore e dell’uomo, che esonera de Giovanni da quelle rigide, a volte un po’ forzate, catalogazioni letterarie di genere.
Per ammissione dell’autore, scrivere racconti è un’attività molto più libera e piacevole della complicata ricerca che è alla base della costruzione di un romanzo. Si è divertito, il nostro Maurizio, con “Le mani insanguinate”. Ma il piacere e il divertimento più grande è sicuramente per noi lettori.