La panne. Una storia ancora possibile
- Autore: Friedrich Dürrenmatt
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2007
Il gioco della vita, che ci coinvolge, ci cattura, ci intrappola ogni giorno senza possibilità di scampo, provoca e mette alla prova i nostri sentimenti, quelli positivi come quelli negativi. Non solo gioia e amore, ma invidia, sospetto, rabbia, perfino odio, che pian piano generano desideri inconfessabili. Attenzione, però, a non passare il pericolosissimo confine tra desiderio e intenzione: a quel punto, il passo verso la realizzazione del proprio intento sarebbe breve e talmente facile da non permettere più neppure a noi stessi di cogliere la differenza tra sogno e realtà, tra immaginazione e verità, tra semplice brutta fantasia e colpevolezza, ammesso che questa differenza, effettivamente, esista…
Questo, in poche parole, il succo dell’intrigante racconto di Dürrenmatt, di struttura così adatta alla drammatizzazione da essere stato trasformato in un film (“La più bella serata della mia vita”, con Alberto Sordi, invero piuttosto rimaneggiato) e portato più volte sulla scena teatrale, anche col titolo di “Gioco diabolico”. E un gioco diabolico è, in effetti, quello che coinvolge Alfredo Traps, ma che finirà per sfuggire di mano ai suoi stessi organizzatori raggiungendo un epilogo imprevisto.
Alfredo è un rappresentante di tessuti, sposato con figli, perfettamente inserito nella cinica realtà del suo tempo: un uomo in carriera convinto che fedeltà, onestà e lealtà siano parole fuori moda, buone per chi non ha ambizioni nella vita. Ciononostante, l’uomo considera normale il proprio comportamento e si sente integerrimo. A causa di un guasto all’automobile, Alfredo è costretto a chiedere ospitalità in una villa isolata, nella quale sono riuniti quattro pensionati, ex funzionari di giustizia: un giudice, un pubblico ministero, un avvocato difensore e un boia, in pensione. I quattro lo accolgono con ogni riguardo e lo coinvolgono in un loro curioso passatempo: gli spiegano, infatti, che le loro periodiche riunioni hanno lo scopo di rifare, per puro divertimento, i processi ai grandi personaggi del passato. Il gioco, però, si fa più appassionante se l’imputato è davanti a loro in carne e ossa: Alfredo si presterebbe? Divertito e incuriosito, oltre che convinto di essere immacolato, Alfredo accetta. Inizia così una serata incredibile, una vera e propria seduta di psicanalisi che vede i quattro sezionare ed esaminare minuziosamente la vita di Alfredo e, in particolare, un certo episodio del suo passato, dandogli un significato che forse è pura fantasia e forse invece è quello vero, che Alfredo non ha voluto confessare neppure a sé stesso.
Il racconto raggiunge il suo climax con un crescendo del tutto opposto a quello della pièce teatrale, nella quale il terrore di Alfredo e la sua sensazione di sentirsi in gabbia aumentano fino a una conclusione cruenta; qui l’imputato è divertito, ammirato, meravigliato e infine sereno nel constatare la pochezza della propria vita, mentre l’ebbrezza dei cinque li conduce quasi sorridendo fino allo choc finale. Nessuno, né i lettori né lo stesso Alfredo, saprà mai se il suo delitto è stato veramente intenzionale o se egli ha semplicemente “accompagnato” gli eventi, ma una cosa è certa: alla propria coscienza, che sia rappresentata da quattro originali pensionati o si presenti sotto altra forma, non si sfugge.
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Friedrich Dürrenmatt, dopo un’adolescenza travagliata all’insegna delle più malsane dipendenze, si dedicò agli studi universitari in materia di filosofia e lingue germaniche a Berna e a Zurigo. Appassionato di letteratura fin dai tempi dell’infanzia ed influenzato dalle magistrali opere di Lessing, Kafka e Brecht, si cimentò nella stesura di scritti teatrali e racconti brevi. Fu così che diede vita una carriera che regalò al mondo della letteratura opere di valore inestimabile. Ci sono ancora storie degne di uno scrittore? Storie che, senza essere arricchite, strappate, ricucite e ridisegnate sono, nella loro nudità, interessanti? È con questa riflessione che si apre La panne di Dürrenmatt, quasi a voler significare che lui è stato in grado di scovare una di queste rare storie, come un diamante in una miniera di carbone. Impossibile dire se questo diamante sia davvero allo stato grezzo, delineando, grazie al dubbio, un’aurea misteriosa e conturbante nella mente del lettore, accompagnandolo per tutta la durata della lettura tanto breve quanto intensa. Alfredo Traps, un commerciante di tessuti, si ritrova bloccato in un minuscolo paese tra le montagne svizzere. La colpa di tale evento è da attribuire alla sua meravigliosa berlina nuova rosso fiammante che, tanto borghese ed elegante, è andata in panne. Questo lo spingerà a dover chiedere ospitalità nell’unica casa che sembra avere una stanza disponibile per il pernottamento: quella di un simpatico anziano signore che, assieme ai suoi baldi amici dai fisici attempati, ama trascorrere le serate estive ricordando i bei vecchi tempi andati. Non è di amori adolescenziali o di marachelle giovanili che si parla nel circolo di vecchietti al quale Traps, come ospite, ha il privilegio di partecipare: i quattro rivivono le rispettive occupazioni esercitate nel corso della loro vita. Un ex-giudice, un ex-pubblico-ministero, un ex-avvocato e un ex-boia si riuniscono ogni sera per cenare, gustare del buon vino e mettere in scena i grandi processi della storia: Socrate, Gesù, Giovanna d’Arco, Dreyfus. Tuttavia, ora che hanno l’onore di cenare con un nuovo membro onorario, non esitano nel far svolgere ad Alfredo Traps il ruolo dell’imputato. È così che la vita del commerciante di tessuti, vissuta nel più totale nulla, assume forme grottesche inimmaginabili. D’altronde, “che lo si voglia o no, c’è sempre qualcosa da confessare”. Friedrich Dürrenmatt ha il potere non comune di spingere i lettori a porsi domande. Disturba le vite di chi inciampa in una sua storia, insinuando il tarlo di ’Sono come appaio o c’è dell’altro?’. La nostra, così come la vita di Alfredo Traps, non è poi come la vediamo. Ogni scritto di questo autore destruttura il genere stesso a cui appartiene. La panne – una storia ancora possibile è un giallo senza delitto, un processo senza colpa, un noir dallo scenario idilliaco e tragicomico che incolla alle pagine. Viene da chiedersi se, dinnanzi alla nostra stessa vita, non condividiamo tutti la stessa colpa: limitarci ad una gradevole superficie.