Le parole degli altri
- Autore: Michaël Uras
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2017
La biblioterapia sta diventando di moda, e dopo il fortunato “Curarsi con i libri” delle scrittrici inglesi Ella Berthoud e Susan Elderkin e “La lettrice scomparsa” di Fabio Stassi, in cui troviamo un insegnante precario romano, Vince Corso, alle prese con la cura dei pazienti attraverso il suggerimento di letture appropriate, ecco una firma francese, Michaël Uras, autore del romanzo appena pubblicato da Editrice Nord e tradotto da Francesco Graziosi con il titolo “Le parole degli altri”.
In realtà il romanzo in francese ha un titolo diverso, e forse più adatto a raccontarne il contenuto, Aux petits mots les grands remèdes: infatti sono piccole le parole e i suggerimenti che il protagonista Alexandre, Alex più brevemente, improvvisa per i suoi improbabili pazienti.
Siamo a Parigi. Lui è stato appena abbandonato dalla sua compagna Mélanie, sportiva e molto concreta, poco adatta ai giochi letterari labirintici che si accavallano nella testa del suo fidanzato, che abbandona alla sua ossessione per i libri, in un appartamento piccolo, sullo stesso pianerottolo della sua padrona di casa, la bisbetica Marceline Farber che lo detesta aspettando il momento di sfrattarlo, visto che da mesi non paga l’affitto. Rimasto solo Alex cerca disperatamente clienti e ne trova tre, tutti personaggi stravaganti e dalla insolita personalità. Il primo è il venditore di orologi di lusso Chapman, tutto lavoro e poco casa, dove la moglie soffre per le sue assenza prolungate: gli verrà suggerita dal biblioterapeuta Alex la lettura di “Oblomov”, cosa che l’uomo fa con impegno, fino all’assurdo finale...
Poi c’è Yann, un ragazzo che in seguito ad un drammatico incidente d’auto, accanto a suo padre che è rimasto incolume, ha perso la lingua e ha un volto sfigurato: la madre Anna, ossessionata dalla invalidità del figlio, si rivolge ad Alex come ad un’ultima risorsa: tra i due si stabilisce subito un forte feeling e i consigli di lettura, soprattutto “Thomas l’impostore” di Jean Cocteau, aiuteranno Yann ad uscire dalla prigione nella quale si è auto segregato. Alex diverrà il suo confidente e le parole scritte sul tablet per comunicare si trasformeranno in una vera lettera, scritta a mano ad una amata compagna di classe e recapitata dallo stesso biblioterapeuta, divenuto “galeotto” per aiutare lo sfortunato ragazzo.
Infine c’è un giocatore di calcio famosissimo, Anthony Polstra, braccato dai giornalisti e dai tifosi, a cui viene consigliata la lettura dell’“Odissea”, mentre lui, incolto, si appassionerà soprattutto a Ulisse per emularne le imprese.
Romanzo leggero, divertente, colto ma non accademico, ironico, imprevedibile, molto francese, zeppo di citazioni giuste ed insolite, da Charles Trenet con le sue celebri canzoni a Primo Levi, da Baudelaire a Salinger, da Sylvia Plath a Marcel Proust, e via elencando classici, moderni, contemporanei, tutti autori e libri stipati nella testa di Alex che per i libri ha rischiato fino alla fine di ammalarsi a sua volta e di perdere per sempre Mélanie, anche se proprio con i libri è riuscito, in modo del tutto imprevedibile, ad aiutare i suoi “pazienti”.
“Non si legge mai un libro. Ci si legge attraverso i libri, sia per scoprirsi, sia per controllarsi”.
La citazione da un’opera di Romain Rolland, L’Eclair de Spinoza, chiarisce più di ogni altra parola l’intento dell’autore, che non per caso l’ha posta come epigrafe al suo libro.
Le parole degli altri
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