“Voi mò volete sapere perché siete assassini ... in mezzo a voi magari ci sono pure io e non me ne accorgo ... Avete sospettato l’uno dell’altro ... Io vi ho accusati e voi non vi siete ribellati, lo avete ritenuto possibile. Un delitto lo avete messo fra le cose probabili di tutti i giorni; un assassinio nel bilancio familiare! La stima, don Pasqua’, la stima! ... La fiducia scambievole ... senza la quale si può arrivare al delitto”.
È il J’accuse di Alberto Saporito rivolto verso i suoi vicini di casa e di riflesso all’intera umanità, personaggio principale della commedia in tre atti scritta da Eduardo De Filippo nel 1948 inserita nella raccolta Cantata nei giorni dispari pubblicata da Einaudi nel 1950. L’assassinio di Aniello Amitrano, un amico di Alberto, sognato dal protagonista che lo crede realmente commesso dalla famiglia dei Cimmaruta, suoi vicini di casa, mette in moto oscuri meccanismi di delazioni, bugie e sospetti.
“Nun ’o saccio! Nun ’o saccio chiù! Non so’ nemmeno sicuro si sto dormendo adesso e sto sognando, o stavo sveglio quando dormivo e sognavo il fatto...”
La celebre commedia, che riflette e profetizza quella verticale caduta di valori che avrebbe contraddistinto la società italiana e non solo dal dopoguerra in poi, viene rappresentata al Teatro Argentina di Roma, con Toni Servillo nelle vesti di regista e protagonista nel ruolo dell’apparecchiatore di feste popolari Alberto Saporito.
Le voci di dentro, commedia portata in scena nello storico teatro romano, è una coproduzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatri Uniti in collaborazione con Théâtre du Gymnase, Marseille. Le scene sono di Lino Fiorito, i costumi di Ortensia De Francesco, le luci di Cesare Accetta, il suono di Daghi Rondanini, mentre l’assistente alla regia è Costanza Boccardi.
Gli attori (ottimo cast affiatato che interpreta personaggi dalla cattiva coscienza) sono in ordine di apparizione oltre a Toni Servillo: Betti Pedrazzi, Chiara Baffi, Marcello Romolo, Lucia Mandarini, Gigio Morra, il musicista Peppe Servillo (insuperabile nel ruolo di Carlo Saporito, fratello di Alberto, rinnovando in tal modo sul palcoscenico la veridicità della parentela), Antonello Cossia, Vincenzo Nemolato, Marianna Robustelli, Daghi Rondanini, Rocco Giordano, Mariangela Robustelli e Francesco Paglino.
Toni Servillo, sicuramente uno degli interpreti più bravi che vi sono ora in Italia, veste gli abiti dimessi e logori dell’apparecchiatore di feste napoletano che troppo tardi si accorge che il suo “è stato solo un sogno”, perché “chi può chiarire il mistero dei sogni?”. A dieci anni dal successo di Sabato, domenica e lunedì, l’attore/regista torna a cimentarsi nuovamente con il teatro di Eduardo De Filippo (Napoli 1900 – Roma 1984), uno dei massimi esponenti della cultura del Novecento.
“Il mio personaggio, smaschera la cattiva coscienza di se stesso e di tutti quando denuncia una famiglia di vicini che a lui sembra indiscutibilmente colpevole di un delitto, mentre poi si renderà conto di aver solo sognato il crimine. Ma sarà troppo tardi, e il brutto affare partorirà ulteriori e reciproci sospetti, delazioni, tradimenti” ha dichiarato Toni Servillo in una recente intervista. Infatti, in quest’opera del Senatore a vita De Filippo, che riflette il duro periodo storico nel quale venne concepita e scritta, le macerie fisiche e morali della II Guerra Mondiale, ritorna il tema dell’ambiguità tra sogno e realtà nella quale il filo conduttore è l’incomunicabilità il cui simbolo è Zi’ Nicola (l’unico parente dei fratelli Saporito). Sparavierzi così soprannominato perché da anni ha rinunciato a parlare preferendo esprimersi con una specie di Codice Morse dove i punti e le linee sono lo scoppio di petardi. Zi’ Nicola, volendo mantenersi estraneo alla miseria umana, abita in una palafitta e le sue uniche parole saranno prima di morire: “Per favore, un poco di pace!”.
Perfettamente calato nell’ambiguo ruolo di Carlo Saporito, Peppe Servillo, preferisce esprimersi attraverso ammiccamenti, smorfie, silenzi carichi di parole, perfetto contraltare del fratello, nella scena e nella vita, che invece appare fin troppo verboso. Una coppia in scena, cappello e bastone in mano che strappa applausi e complimenti.
“Noi dobbiamo stare insieme, dobbiamo farci coraggio, siamo fratelli o no?!”.
Una commedia scritta nel secolo appena passato sempre attuale giacché, secondo Toni Servillo
“per un certo smarrimento di senso e di regole del vivere civile, anche noi oggi siamo moralmente precipitati in una crisi di rapporti da cui pare sia difficile uscire”.
“Seguendo il suo insegnamento cerco nel mio lavoro di non far mai prevalere il testo sull’interpretazione, l’interpretazione sul testo, la regia sul testo e sull’interpretazione”.
Se è vero, come diceva il grande Eduardo, che gli esami non finiscono mai, in ogni replica la coppia Servillo e i loro comprimari, riescono a far rivivere su di uno scarno ed essenziale palcoscenico, quella grande magia propria del teatro di De Filippo. Riprova è il fatto che Le voci di dentro è sold out.
“… quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare... è stata tutta una vita di sacrifici. E di gelo. Così si fa il teatro. Così ho fatto”.
Parola di Eduardo De Filippo.
- Teatro Argentina – Roma
- Largo di Torre argentina, 52
- Le voci di dentro di Eduardo De Filippo. Regia di Toni Servillo
- 7 maggio – 2 giugno 2013
- tel. 06/684000311.
- Spettacoli: ore 21, giovedì e domenica ore 17, sabato ore 19. Lunedì riposo.
- Biglietti da 12 a 37 euro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo a Roma al Teatro Argentina
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