Le zone morte
- Autore: Simon Pasternak
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2014
Guerra e sterminio nella Russia Bianca occupata dai tedeschi
Pasternak, con quel cognome si penserebbe ad uno scrittore russo, ricordando l’autore del dottor Zivago, invece Simon è danese, classe 1971, sceneggiatore e coautore di thriller, finalmente all’esordio da solo con “Le zone morte”, pubblicato in Italia da Longanesi, 363 pagine 16,40 euro.
Un romanzo in prima persona. Il protagonista si racconta in soggettiva: io ho fatto, io penso, mi accade che. E la Russia c’entra.
È un’inchiesta di polizia militare, per un episodio orribile, condotta in modo brutale dalle SS. Il responsabile delle violenze non è il titolare dell’indagine, Heinrich Hoffmann, funzionario arruolato con le truppe di occupazione tedesche in Bielorussia, a Lida, nell’estate 1943. I metodi sanguinari appartengono a Manfred (fratello di Eline, amata da Hoffmann) capitano SS, che minaccia, tortura, elimina testimoni senza darsi troppi pensieri. Razze inferiori.
La città è nelle retrovie, ma l’Armata Rossa avanza nella Russia Bianca, i soldati escono dai boschi con i loro stivali rozzi, i loro cervelli asiatici, i loro hurrraaaa! Nei pressi, è ritrovato seviziato e ucciso un generale dell’Ordine Nero. La scorta liquidata. La moglie violentata e strangolata. Gisela, attrice bellissima. Perché se l’è portata in quella pianura d’inferno?
Una bambina di sei anni, Etke, ha visto tutto, ma non parla, dice che vuole tornare dalla mamma. Heinrich la salva da Manfred e la interroga con pazienza. Non è un lupo come quei dannati con le teste di morto sul berretto. Il poliziotto sospetta un omicidio rituale: Steiner è stato grossolanamente circonciso. Aveva comandato l’Einsatzgruppe B durante l’avanzata in Ucraina, un reparto addetto alla pulizia etnica nelle "zone morte", territori occupati da sterilizzare, eliminando ebrei, non ariani e partigiani. Una vendetta? O altro?
È una storia dura, attraversata da una violenza asciutta, metodica, calcolata, ancora più spaventosa di quella che esplode per rabbia. La vita conta niente: basta sentire accennare “ebrea” e Manfred spara alla testa di una bambina di tredici anni. Era legato al generale, Steiner gli aveva insegnato tutto, soprattutto a fare male, a infliggere dolore. Ora vuole vendicarlo. Heinrich ha cuore, invece, non è un assassino, ma è costretto ad essere complice, a uccidere anche lui. È davvero una storia spietata. Anche per questo va letta.
L’attenzione si rivolge ad un potenziale colpevole, un ebreo vistosamente tatuato, Momma, prigioniero nei gulag sovietici per omosessualità poi arruolato tra gli ausiliari dei tedeschi... Forse viene da Zaludok. Nel 1942 la popolazione di quella cittadina contava duemila persone. Sono rimasti in vita in ventidue. Per strappare particolari su Momma, vengono torturati sistematicamente e poi uccisi. Uno per uno, anche i bambini.
In un rastrellamento, un piccolo di dieci, undici anni esce ferito e intontito da una buca. Una SS si avvicina per sparargli, ma Heinrich si mette in mezzo: non così! E allora come? Non lo sa. Non lo sa ancora, scrive Pasternak.
La storia vira verso il giallo. C’è dell’oro nascosto. Steiner era al corrente, hanno cercato di strappargli la verità, ma non ha parlato o non ha potuto. Anche Momma sapeva. Anche Manfred sa.
Ma il destino si ritorce contro i tedeschi. Hoffmann torna ad Amburgo, sulle tracce del tesoro. Fine luglio 1943, sulla città germanica volano gli angeli vendicatori, i quadrimotori inglesi. Cadono barrette di fosforo illuminante proprio sul rifugio gremito di vecchi, donne e bambini dove Heinrich cerca di entrare. Sono i marcatori luminosi dell’aereo guida. Stanotte il bersaglio è quel quartiere, quell’isolato, quell’edificio. Quelle cantine.
Operazione Gomorrah: ondate alternate di bombe incendiarie e dirompenti su Amburgo scatenano il feuersturm, la tempesta di vento ardente che carbonizza chi è all’aperto e soffoca chi è al riparo. È la nemesi del fato, la vendetta.
Heinrich ha solo 27 anni.
Le zone morte
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