Leggere romanzi popolari: “I Beati Paoli” di Luigi Natoli
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Avevo sempre sentito parlare dei Beati Paoli come di una setta segreta da cui si fanno risalire le origini della mafia siciliana. Aver ritrovato il libro di Luigi Natoli alias Whilliam Galt nella libreria di un amico questa estate non poteva non farmi venire la voglia di leggerlo.
Due grossi tomi di circa 800 pagine nell’edizione Flaccovio di Palermo che lo definisce "grande romanzo storico siciliano" si presenta con la tipica fioritura bruno giallastra, macchie pigmentate di piccole dimensioni e il tipico odore stantio dei libri dimenticati in vecchie librerie. Mi immergo subito nella lettura facendomi prendere prima dalla prefazione interessantissima di Umberto Eco e dal racconto che ne fa Rosario La Duca su Storia e Leggenda.
La distinzione tra romanzo storico e popolare si fa grossolana, dice Umberto Eco, si pensi alla popolarità che ebbero romanzi di impianto storico come quelli di Scott o di D’Azeglio, mentre molti romanzi popolari sono anche romanzi storici, vedi i Tre Moschettieri. Del romanzo popolare il libro di Natoli ha l’estrema spregiudicatezza, la disinvoltura nel disegnare la psicologia dei suoi protagonisti. (Blasco viene ricalcato paro paro su D’Artagnan).
Del romanzo popolare di prima maniera il Natoli riprende la lotta manichea del bene contro il male, vissuta da una comunità di oppressi che viene vendicata dal Superuomo eroe. Che i “Beati Paoli” siano o no il racconto degli antecedenti storici della Mafia, la struttura ideologica del romanzo d’Appendice prima maniera, così come è stata definita da Marx, Engels e Gramsci, sembra dare voce a questa rievocazione.
“Luigi Natoli, attento conoscitore della storia e dei costumi del popolo siciliano, non si limitò nella sua narrazione a prendere lo spunto dalle leggendarie vicende della misteriosa setta, ma sviluppò l’intera trama del romanzo ambientandola con scrupolosa aderenza alla realtà storica ed a quella topografica da cui l’azione dei numerosi protagonisti si discosta soltanto eccezionalmente ed in quei pochi casi in cui esigenze letterarie lo impongono”.
“Pochissimi i personaggi immaginati, ma anch’essi così abilmente inseriti nel “carosello storico” settecentesco da far sì che il lettore non distingua più la realtà”.
Il successo del libro mi fa pensare a una sorta di legittimazione della Mafia che oggi ne ha raccolto l’eredità criminale.
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