Lessico del Giubileo
- Autore: Enzo Bianchi
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Enzo Bianchi, noto per aver lungamente guidato la comunità di Bose, in Lessico del Giubileo (EDB, 2024), un libretto esile per numero di pagine (appena novantasei) ma decisamente pregno per contenuti, spiega e accompagna il lettore-pellegrino nel cammino giubilare dell’Anno Santo del 2025.
Bianchi parte ab origine spiegando il significato del giubileo ebraico che cadeva ogni cinquanta anni:
Accanto alla legislazione dell’anno sabbatico, nel Levitico c’è l’unica fonte riguardante l’anno giubilare, forse un tentativo di rendere più incisiva ed efficace la normativa sull’anno sabbatico: Conta sette sabati di anni: sette anni sette volte, e saranno per te i giorni dei sette sabati di anni, cioè 49 anni. Poi nella decade del settimo mese fa’ suonare la tromba [shofar] dell’acclamazione; nel giorno delle assoluzioni in tutto il paese farete suonare la tromba [shofar]. Santificate il cinquantesimo anno e proclamate la liberazione [deror] sulla terra, per tutti i suoi abitanti. È per voi il giubileo: sia ridata a ogni uomo la sua proprietà, ogni uomo riabbia la sua famiglia. È il giubileo, l’anno cinquantesimo: non seminate, non mietete, non vendemmiate […] È per voi il giubileo, è santo per voi” (Lv 25,8-12).
Bianchi passa poi al significato che il giubileo assume nella vita ecclesiale e che senso deve assumere per il mondo contemporaneo, ormai laicizzato.
Nel successivo capitolo, Bianchi spiega i vari aspetti dell’anno santo. Il cristiano celebra la memoria dell’Incarnazione non intesa come ricordo o rievocazione ma come atto di discernimento. Di qui la necessaria invocazione del perdono e l’importanza della testimonianza dei martiri. Bianchi si sofferma anche sull’ecumenismo che, a partire dal concilio Vaticano II, è stato sempre centrale.
Nel terzo capitolo, Pellegrini verso il regno, Bianchi parla del pellegrinaggio come metafora della vita umana. Il pellegrino è l’uomo in viaggio verso la meta ultima, la Gerusalemme spirituale. Ma in epoca contemporanea il pellegrinaggio è spesso contaminato da abusi di vario tipo, tra cui la commercializzazione del viaggio. Bianchi fa un parallelismo tra il pellegrinaggio e il nomadismo dei primi patriarchi, da Abramo fino all’Esodo.
Nel capitolo dedicato al Pellegrinaggio nel cristianesimo, oltre a parlare di luoghi di pellegrinaggi cari ai cristiani, Bianchi parla di viaggi letterari citando Kerouac e Bruce Chatwin.
L’ultimo capitolo, Aprire varco alla speranza, è dedicato alla speranza.
Parlare di speranza non significa evocare un ottimismo ottuso e cieco, né un’ideologia, e neppure un provvidenzialismo secondo il quale prima o poi tutto è destinato ad andare per il verso giusto. Più in generale, la speranza non è un atteggiamento da assumere o rifiutare tout court, bensì il frutto di un attento discernimento, un’attesa saldamente fondata, una perseveranza che si nutre di responsabilità.
L’appendice introduce alcuni brani di patristica che hanno una relazione diretta o indiretta con l’anno santo.
Enzo Bianchi è uno scrittore in stato di grazia, la sua prosa è scorrevole e di facile comprensione malgrado gli argomenti trattati siano di una certa complessità. Non mancano citazioni colte e anche di letteratura contemporanea. Un testo agile ma sicuramente utile per un cristianesimo consapevole.
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