Lettera al padre
- Autore: Franz Kafka
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2013
Fra tutti gli scritti di Franz Kafka questo è forse uno dei meno conosciuti. Il grande scrittore, infatti, è noto al pubblico più per romanzi come “La metamorfosi”, “Il processo”, o “America”. Tuttavia, anche quest’opera meriterebbe la dovuta attenzione. “Lettera al Padre” è uno scritto epistolare che Franz Kafka dedicò a suo padre, con il quale non ebbe mai un buon rapporto. Ma, come più volte sostiene lo stesso autore, il senso della lettera non è quello di stilare un’accusa contro il genitore, ma di mettere in rilievo le loro reciproche incomprensioni, determinate da una visione totalmente diversa, quando non opposta, del mondo.
Il padre di Franz, infatti, era un commerciante grezzo e burbero, che si era conquistato da solo la ricchezza che possedeva. Molto probabilmente, furono proprio le privazioni subite nel passato dal Sig. Hermann Kafka a fare di lui un uomo duro, inflessibile e autoritario con i figli, e in generale poco incline ad accettare le idee altrui. Le sue opinioni, totalitariste e manichee, lo portarono spesso a scontrarsi con Franz, che, al contrario, era molto sensibile, aveva forti inclinazioni artistiche e tendeva a rinchiudersi in se stesso. Una personalità introversa e riflessiva, che sicuramente non tornava gradita ad Hermann, il quale avrebbe preferito che il figlio avesse un carattere simile al suo: forte, volitivo, arrogante, egocentrico, pronto ad aggredire il mondo e ad aumentare considerevolmente il volume d’affari del negozio di famiglia.
La lettera può essere intesa anche come un manifesto più ampio, riguardante l’umanità intera, che descrive in maniera lucida e disperata l’incomunicabilità fra gli esseri umani, per la quale sembra non esserci alcun rimedio. È un affresco letterario semplice e sconvolgente, che illustra il costante dolore che da sempre attanaglia gli uomini. E per questo dolore siamo indistintamente tutti colpevoli. Franz, infatti, avverte più volte di non ritenere il padre l’unico responsabile di questa situazione:
“Ti prego di non dimenticare mai che non credo neppure lontanissimamente ad una colpa da parte tua”.
E ancora
“tu sai trattare un bambino solo come tu stesso sei fatto, con forza, strepito ed iracondia; e nel caso specifico la cosa ti sembrava inoltre ancora più adatta, perché volevi fare di me un ragazzo forte e coraggioso”.
Una frase che mi è risultata particolarmente gradita è quella contenuta nella prefazione scritta da Italo Alighiero Chiusano, il quale sottolinea come l’incomunicabilità fra gli uomini non sia causata esclusivamente da uno specifico statuto sociale, come può essere la famiglia borghese, tanto vituperata dai progressisti. Le incomprensioni dipendono invece dal mondo di essere dell’intera umanità, e si riverberano inevitabilmente su ogni genere di istituzione. Sottolinea, infatti, Chiusano:
“Si torna, circa l’origine di tutto ciò, a ipotizzare qualcosa che non funziona, o che funziona male nella macchina uomo, fin dal suo esordio”.
Frase significativa, che dimostra come il male sia dentro di noi, e non nelle varie configurazioni sociali che di volta in volta, in base alle diverse contingenze storiche, ci affanniamo prima a creare, poi a criticare e condannare.
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Bella la recensione che focalizza l’attenzione sui punti cardine dell’opera.
"Lettera al padre" è un mirabile esempio di memoria personale e di avvicinamento a quel particolare genere di matrice tedesca che è il romanzo di formazione.
Nella letteratura mitteleuropea compaiono spesso padri autoritari e figli che si sentono inadeguati .
Kafka nel secolo scorso racconta la fatica di diventare grandi. E in ciò sta la sua attualità.
Bella la recensione e l’analisi del testo molto profonda.