Il 22 gennaio si è tenuto a Roma il primo convegno organizzato da AIE (Associazione Italiana Editori) e FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) per far luce sull’impressionante situazione dell’illegalità connessa ai libri nel nostro Paese. I risultati sono frutto di un’indagine IPSOS effettuata su un campione di 4.000 persone intervistate nel corso di novembre 2019.
Quando parliamo di pirateria intendiamo tutte le forme di fruizione non legale di opere a stampa; questa si può dividere in pirateria diretta che prevede
- l’acquisto di libri fotocopiati o l’autonoma copia dei testi;
- l’acquisto di compendi cartacei;
- il download da internet di ebook, audiolibri e testi universitari da siti non autorizzati.
Nella dicitura pirateria indiretta si include anche lo scambio di testi fotocopiati o la circolazione tramite chiavetta elettronica di opere proprie o già scaricate illegalmente per passarle ad altre persone.
Tutte queste operazioni coinvolgono circa il 36% di italiani sopra i 15 anni, sebbene più dell’80% di loro sia consapevole che gli atti di pirateria sono illeciti. Guardando all’identikit del pirata, poi, questo è nella maggior parte dei casi un universitario (l’80% degli studenti ha compiuto almeno un atto di pirateria nell’ultimo anno) o un professionista dall’elevato titolo di studio (il 60% degli avvocati, notai, commercialisti, ingegneri e altri è stato coinvolto almeno una volta in operazioni di pirateria editoriale nel corso del 2019).
Gli effetti della pirateria sono catastrofici su molteplici fronti: causano un danno di 528 milioni di euro alla filiera editoriale e di 1,3 miliardi di euro all’economia del sistema-Paese Italia. Solo di testi di varia (fiction e saggistica) vengono vendute circa 29 milioni di copie in meno ogni anno, con una perdita di 324 milioni di euro. I testi universitari invenduti a causa della pirateria, invece, sono 4 milioni, con una perdita di 105 milioni di euro sul fatturato.
Quando ci si indigna per la chiusura delle librerie o delle case editrici in Italia, si tenga bene a mente quanto si è contribuito in prima persona al fenomeno: infatti la pirateria causa ogni anno la perdita di 3.600 posti di lavoro nel mondo del libro e fino a 8.800 posti complessivamente, considerando anche l’indotto delle professioni a esso legato.
L’indignazione, allora, dovrebbe spostarsi altrove: l’incidenza della pirateria è inspiegabilmente alta (45%) tra i lettori forti, cioè quelli che leggono almeno un libro cartaceo alla settimana, ancora più alta (68%) tra i fruitori di ebook (che sappiamo essere spesso, ancora una volta, lettori forti) e per il 66% tra quelli di audiolibri e podcast.
Cosa importa se si legge tanto e magari di qualità, se poi si alimenta un sistema illegale e che causa danni proprio a quel mondo che si dice di amare?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Librerie in crisi, pirateria senza freni: il 45% dei lettori forti scarica libri illegalmente
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