Linguaggi dell’esperienza femminile
- Autore: Francesca Calamita
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
La parola, le donne, il corpo, la società. In “Linguaggi dell’esperienza femminile” (Il Poligrafo, 2015) Francesca Calamita entra nei “Linguaggi dell’esperienza femminile”, alla ricerca di elementi letterari capaci di mettere in luce il complesso rapporto tra scrittura, patologie alimentari, contesto sociale. Con uno sguardo particolare e retrospettivo che analizza la produzione letteraria di quattro scrittrici italiane vissute tra la fine dell’Ottocento e il primo dopoguerra: Neera (1848-1918), Sibilla Aleramo (1876-1960), Wanda Bontà (1902-1986) e Natalia Ginzburg (1916-1991). Ben prima dunque della scoperta “scientifica”, nel tardo Novecento, dei disturbi alimentari come malattie riconosciute e ben prima della presa di coscienza della loro origine psicologica e sociale, queste quattro autrici, ognuna con le proprie caratteristiche e ognuna nella propria cornice di riferimento, hanno dato vita a personaggi femminili capaci di parlare attraverso il loro rapporto con il cibo, spesso fatto metafora di una ribellione a certe regole imposte e a certi canoni. Pur senza riferimenti diretti alla patologia ( la parola “anoressia” in letteratura fu nominata per la prima volta, negli anni Settanta del Novecento – da Clara Sereni in “Casalinghitudine”, per esempio - ), le protagoniste di questi romanzi vivono sul proprio corpo tutta la contraddizione tra pressioni sociali da un lato e sogni, pensieri, desideri, aspirazioni di donne, dall’altro. Perché la donna, come rileva attentamente la ricercatrice nella sua analisi, è “cibo e corpo”, divisa tra doveri domestici e richieste estetiche (pur con le dovute differenze socio-culturali): ed è proprio in questa relazione che si inserisce un rapporto con il cibo che esula dal mero nutrimento biologico, per diventare l’esteriorizzazione di un conflitto, visibile sulla pelle. È così per Lydia, Marta, Teresa, tratteggiate dalla penna di Neera: le tre protagoniste, di età diverse, vivono, ognuna nella propria fase esistenziale, un rapporto nevrotico con il cibo e con le mansioni domestiche, il quale esprime un chiaro dissenso al sistema patriarcale e a un’idea di donna come “angelo del focolare”. Una ribellione che si ritrova, più forte e consapevole, nei romanzi “Amo dunque sono” e “Una donna”di Sibilla Aleramo: il cibo assume anche qui uno scopo diverso dalla nutrizione e il suo rifiuto genera un beneficio soprattutto mentale, diviene un atto di forza di volontà e insieme una forma di uscita dal canone estetico che in quegli anni si andava affermando ad opera del fascismo. Aspetto, quest’ultimo, evidente nella produzione letteraria di Wanda Bontà: dalle sue “Signorinette” affiora un contrasto tra l’idea materna e morbida di femminilità proposta dal Regime e un disagio sociale, espresso attraverso il rifiuto o il consumo del cibo. Con il Dopoguerra, il boom economico degli anni Cinquanta e le progressive prese di consapevolezza delle donne, la ribellione al sistema cattolico-patriarcale si farà sempre più forte, come raccontano le protagoniste delle opere, anche teatrali, di Natalia Ginzburg le quali continueranno ad avere una relazione con il cibo come esternazione di un disagio o di una protesta, di tipo sentimentale o sociale: dalla bulimia compulsiva di Barbara in “Fragola e panna” all’atteggiamento anoressico dell’anticonformista Gemmina, che rifiuta i modelli tradizionali per una indipendenza economica e lavorativa.Tante donne dunque, che si muovono in momenti storici e contesti socio-culturali diversi, ma tutte accomunate da un disagio profondo e radicato, reso manifesto proprio attraverso le sfere più vicine al ruolo, di sempre, della donna: quella legata al cibo, domestica, e quella di un corpo che procrea .
Un saggio attento e approfondito, piacevole nei parallelismi letterari, che offre spunti di riflessione attuali sulle dinamiche delle patologie alimentari e una visione lucida sui significati profondi che ci rivela ogni volta il meraviglioso mezzo della scrittura.
Linguaggi dell'esperienza femminile. Disturbi alimentari, donne e scrittura dall'Unità al miracolo economico
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