È notte. In una stanza buia in quel di Providence, Rhode Island, un ragazzo si agita nel sonno mentre mormora frasi incoerenti. Si muove senza pace in un letto che è diventato un campo di battaglia, con la coperta mezza scivolata sul pavimento e le lenzuola intrise di sudore, anche se non fa più caldo da mesi. Il ragazzo si desta all’improvviso, rimanendo semi seduto sul materasso mentre respira affannosamente, come se gli mancasse l’aria. Ha gli occhi sbarrati, ma non può vedere nulla, perché il buio lo avvolge simile a una coperta calda e opprimente. E così non riesce a rendersi conto se l’incubo è finito o ne è solo cominciato un altro. Perché a volte la realtà può essere l’incubo peggiore.
Ma cosa ha sognato di così spaventoso? Ha sognato i magri notturni: nere creature antropomorfe senza volto, dotate di enormi ali simili a quelle dei pipistrelli. Da tempo ormai vengono a trovarlo ogni notte, torturandolo coi loro artigli acuminati…
Lovecraft, i mostri e l’animo umano
È noto che il giovane Lovecraft sia cresciuto in un ambiente familiare tutt’altro che sereno: il padre morì quando il futuro scrittore aveva solo otto anni per conseguenze dovute alla sifilide, dopo aver passato gli ultimi anni rinchiuso in manicomio a causa di una psicosi divenuta ingestibile. Il piccolo Howard fu cresciuto dalle zie e dalla madre, altra persona piuttosto instabile: affetta da nevrosi, ebbe sempre un atteggiamento soffocante e iperprotettivo nei confronti del figlio, arrivando al punto di convincerlo di essere troppo brutto per giocare con gli altri bambini. La morte del nonno, che aveva introdotto il nipote alla vasta biblioteca di famiglia ed era l’adulto a cui faceva più riferimento, fece cadere l’intera famiglia in difficoltà economiche, oltre a minare ulteriormente la già precaria stabilità emotiva del piccolo. Lovecraft diventerà adulto fra mille difficoltà, soprattutto psicologiche, e per farvi fronte userà l’immaginazione, da lui considerata “il grande rifugio”.
È con un grande atto di coraggio che il Lovecraft ormai adulto guarda in faccia i propri demoni e dà loro forma nei suoi racconti, inventando mostri speculari a ciò che si agitava nel suo inconscio: il grande Cthulhu, che dorme e sogna il proprio ritorno, rappresenta quella spinta all’affermazione professionale e sociale che lo scrittore non ebbe mai in vita; Nyarlatothep, l’incantatore di folle, rappresenta il timore ma anche la fascinazione verso il caos; Azathoth, il dio condannato a bestemmiare in mezzo all’infinito che non sopporta la luce, si fa simbolo della depressione. E così via per tutte le creature che infestano i racconti del “solitario” di Providence. Anche se prettamente improntata al cosmicismo, la letteratura lovecraftiana condivide con quella di Poe il perpetuo scandaglio dell’animo umano, alla costante ricerca di tutto ciò che è rimosso, e in quanto tale terrificante; ogni racconto dell’orrore davvero riuscito ha a che fare con i mostri che si annidano nell’inconscio: il mistero più grande di tutti resta l’animo umano.
Il successo postumo
Lovecraft ebbe scarso successo in vita, ma nel corso dei decenni dopo la morte la sua opera è diventata tanto celebre da farsi fenomeno popolare, oltre a ispirare vari generi di artisti: la cosiddetta trilogia dell’apocalisse di un cineasta come John Carpenter è quanto di più lovecraftiano esista per quanto riguarda la settima arte, e molte opere di scrittori fra cui Robert Bloch e Stephen King sono influenzate dal cosmic horror. Da ricordare anche la serie Lovecraft Country, oltre ad alcuni pezzi heavy metal: in particolare i Metallica hanno composto più di una volta ispirandosi ai grandi antichi. Anche il mondo dei videogiochi è stato spesso debitore di un certo HPL: basti ricordare classici come Alone in the dark ed Eternal darkness, e i più recenti The call of Cthulhu e The sinking city. Insomma, quel ragazzino ipersensibile e spaventato ha lasciato dietro di sé una traccia che il tempo non riesce a cancellare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lovecraft e i miti di Cthulhu: come le fobie di un uomo sono diventate mito
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