Lucy Gayheart di Willa Cather

“Lucy Gayheart” (Elliot, 2017, traduzione di Sara Ragusa) è il romanzo che la scrittrice statunitense Willa Cather (Winchester, 7 dicembre 1873 - New York, 24 aprile 1947) pubblicò per la prima volta nel 1935.

“A Haverford, lungo il fiume Platte, ancora si parla di Lucy Gayheart. Non la si nomina di continuo, questo no, la vita va avanti e si vive nel presente”.

Gli abitanti di questa piccola cittadina del Nebraska quando in inverno il gelo rendeva il fiume Platte una pista di pattinaggio rivedevano Lucy pattinare fendendo l’aria con il suo viso così bello, dove gli occhi brillavano di pagliuzze d’oro e labbra e guance erano di un rosso simile a quello delle peonie, cupo, vellutato.

“La sua bocca era così calda e mobile che qualunque ombra di sentimento la faceva mutare”.

Lucy aveva sempre amato la musica, del resto suo padre Jacob, nato da genitori bavaresi nella colonia tedesca di Belleville, nell’Illinois, oltre a fare l’orologiaio, dirigeva la banda del paese e insegnava clarinetto, flauto e violino nel retro della sua orologeria. Quando Lucy aveva compiuto diciotto anni, se ne era andata a Chicago a studiare musica. Alla fine delle vacanze di Natale del 1901, il terzo inverno di Lucy a Chicago, la ragazza e Harry Gordon, il giovane più ricco della città

“ottimo ballerino e instancabile pattinatore”

pattinavano sul lungo tratto di ghiaccio a nord di Duck Island. Alle quattro di quel pomeriggio di dicembre, il sole era basso a meridione, infatti,

“la palla rossa del sole stava cadendo come un grande peso; toccò la linea dell’orizzonte e sparse ventagli rossi e dorati sulla vasta pianura”.

Lucy e Harry affascinati da quello spettacolo della natura al crepuscolo, dopo aver dato prova della loro maestria danzando sul ghiaccio, si erano seduti sul tronco scolorito di un pioppo con dietro il boschetto di salici neri a fare da schermo. Sia Lucy, sia Harry pensavano al futuro, a ciò che avrebbe riservato loro. Harry, era intenzionato ad avere una moglie che gli altri uomini gli avrebbero invidiato, proprio come Lucy. Quest’ultima invece pensava al prossimo recital del celebre baritono Clement Sebastian. Un incontro fatale quello di Lucy con quest’uomo carismatico “artista magnifico”, molto più grande di lei che avrebbe cambiato l’esistenza della giovane per sempre.

“Per lei era iniziata una nuova vita la sera in cui aveva sentito Clement Sebastian per la prima volta. Fino a quella notte, aveva giocato con le bambole”.

Premio Pulitzer 1923 con One of Ours, Willa Cather nata in Virginia, da una famiglia di origini irlandesi e alsaziane, presto trasferitasi con la famiglia a Red Cloud, in Nebraska, in questo romanzo semi autobiografico attraverso le vicende di Lucy Gayheart, come già avvenuto in tutta la sua produzione letteraria, descrive la grande provincia americana, ponendola in contrasto con le città statunitensi, in questo caso Chicago.

“Finalmente era sola, sdraiata immobile al buio, e poteva abbandonarsi al dondolio del treno, un ritmo che aveva a che fare con la fuga, il cambiamento, le possibilità, con la vita che correva in avanti. Quella sensazione di libertà e di resa le invase tutto il corpo, le sembrava di esservi immersa come in un bagno caldo”.

Nelle coinvolgenti pagine di “Lucy Gayheart”, impreziosite dalla significativa copertina che raffigura un particolare di un dipinto di Sir John Lavery The skater (1912), tale contrasto viene rappresentato dalle figure di Lucy Gayheart, che abbandona la sua piccola cittadina del Nebraska per cercare fortuna, e da Clement Sebastian, autentico “animale” cittadino.
Ed è l’io narrante che racconta la parabola esistenziale di Lucy, pattinatrice provetta che comprenderà a proprie spese come la vita sia insidiosa esattamente come una lastra di ghiaccio.

“Ma quando qualcuno pronuncia il suo nome, gli passa sul volto o nella voce una luce leggera, uno sguardo di intesa che significa: «Rammenti anche tu, vero?». La vedono tuttora come una figura esile sempre in movimento, che danza o pattina, o cammina veloce con una meta precisa, come un uccello che voli verso casa”.