Lune storte
- Autore: Giancarlo Leucadi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Longanesi
Inizialmente la trama di Lune storte di Giancarlo Leucadi (Longanesi, 1995) sembra non avere niente di eccezionale: facendo perno sugli interrogatori e sulle inchieste del magistrato Lunardo intorno al delitto di un professore universitario prossimo alla promozione a docente ordinario, l’intreccio tiene lontano il lettore dalla soluzione del caso fino agli ultimi capitoli.
Con lo scorrere delle pagine, però, la storia accumula personaggi caratteristici e iconici sempre ben delineati, dei quali vengono portati a galla, senza mai distaccarsi da un tono ironico e smaliziato, le debolezze, le fragilità, le crepe emotive e caratteriali.
Ma la caratteristica spettacolare del libro è senza dubbio l’uso della lingua italiana, della quale Giancarlo Leucadi sfrutta tutte le potenzialità con maestria, erudizione, genialità, e a volte pure con inaspettata e voluta sregolatezza. In ogni pagina sono presenti giochi di parole mai banali, neologismi puntualmente azzeccati, anglicismi e latinismi ben dosati per piegare l’espressività delle frasi alla volontà dell’autore, vocaboli arcaici disseppelliti, rinnovati e rinvigoriti, citazioni illustri (Alessandro Manzoni) o più elitarie (Achille Giovanni Cagna), dando vita così a una prosa pirotecnica, frizzante e coinvolgente anche quando l’azione e i colpi di scena lasciano spazio alla riflessione sociologica o all’indagine psicologica.
L’indagine del dottor Lunardo si rivela più ingarbugliata del previsto, dal momento che i testimoni e le persone coinvolte nascondono diversi motivi per mentire e tenersi alla larga dall’inchiesta. Emergono così in rapida successione menzogne, furti, casi di corruzione, minacce, intralci alla giustizia, e pure un incredibile falso d’autore, travolgendo in un’unica tempesta di micro-criminalità il protagonista e il lettore.
La scrittura di Giancarlo Leucadi prende la sua forza anche da una serie di espedienti metanarrativi dove il narratore si rivolge direttamente al lettore, dandogli del tu, apostrofandolo con diversi aggettivi in chiusura di ogni capitolo: dai più semplici e ammiccanti “scaltro Lettore”, “Lettore avido”, “scettico Lettore” dei primi capitoli, si passa in seguito a “Lettore sbrigativo”, ”Lettore un po’ ciancione” o “ipocrita Lettore”.
Nonostante Giancarlo Leucadi abbia dato alle stampe più saggi che opere di narrativa (solamente due romanzi), con Lune storte si rivela uno scrittore abilissimo, dal talento cristallino e dalle sconfinate conoscenze in ambito letterario e linguistico. L’esiguità della sua produzione narrativa rimarrà un enorme rimpianto per la letteratura italiana contemporanea.
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