Ma tu l’hai letto «Il giovane Holden»?
- Autore: Valentino Ronchi
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Graphe.it edizioni
- Anno di pubblicazione: 2024
Il giovane Holden: quante volte l’abbiamo nominato invano, il titolo di questo libro? Forse ai ragazzi di oggi non dice molto, ma chi scrive si ricorda due fazioni: chi aveva letto Salinger e per questo si trovava nel giusto e l’altra fazione che non ci pensava proprio.
Valentino Ronchi scrive Ma tu l’hai letto «Il giovane Holden»? (Graphe.it edizioni, 2024) ma prima di scrivere del suo scritto forse è il caso di dire proprio due righe: Holden Caufield, un giovane diciassettenne, non accetta che il fratello Allie non ci sia più per nessuno. Il lutto lo porta dentro il cuore ma si accorge del conformismo e dell’ipocrisia della gente, soprattutto dei suoi genitori ricchissimi che vivono con Holden in una casa acconcia per l’alta borghesia di New York. In soldoni, proprio per chi l’ha letto il libro lo si faceva per conformismo, se ne parlava bene, una moda.
Ronchi divide il suo libro in capitoli, con frasi ironiche, e sembra di essere nel mai dimenticato periodo degli ultimi anni del secolo scorso. Quando i cellulari servivano solamente a fare telefonate e mandare brevi messaggi. Stop. Quando si guardava la televisione in famiglia, quando c’erano i mondiali di calcio.
In questa "prosa prosastica" non c’è solo il sentimento di un passato che non tornerà più, ma proprio il desiderio di cambiare com’è ora la vita fuori e in casa. Le poesie brevi non ci sono o sono pochissime, proprio per dare maggiore respiro a quello che si vuole dire, anche in modo ironico e dissacrante. Come i versi di Ronchi raccolti col titolo francese Matière et mémoire:
Rallentare la rima, carezzare / le caviglie, il collo in alto, la schiena. / La finestra, la casa, levarsi la maglia / levare la sua. Marie-Anne te lo / ricordi ancora, talvolta, quand’eri / ragazzina? Io ti ho inventata, un giorno / su un canovaccio caldo / di reale, di pane, ti ho disegnata / uguale uguale a quella volta / che non eri tu ma ti ho accompagnata / e facevamo in fretta le scale.
Nella prefazione senza nome si scrive di dettato lirico e di un atteggiamento di tendenza narrativa. Ora si fa un patto con sé stessi, quello di legare le pagine scritte con le poesie. D’altronde non è una scoperta di adesso di mettere prosa contro versi. Lo si fa senza particolari paturnie, che possono essere, per esempio, che scrivere semplice è segno di voler piacere ai lettori. Mentre un certo mondo poetico vuole che non sia subito compresa, bisogna pensarci su. Lo si fa perché la poesia deve attenersi alla complessità del reale.
Ma tu l'hai letto «Il giovane Holden»?
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