Madame Butterfly di Benjamin Lacombe

“non si dice forse che sfiorando le ali di una farfalla la si condanna a morte?”

Nagasaki (inizi ‘900). Pinkerton, ufficiale della marina, appena sbarcato a Nagasaki, si reca presso una delle “case da tè” del luogo. L’uomo americano, per puro sfizio, vuole seguire la consuetudine dei militari di passaggio: prendere casa e moglie durante il suo breve soggiorno in Giappone. Presso la “casa del tè” l’ufficiale nota la giovane geisha Cho Cho-San (in giapponese Madame Butterfly, cioè madama farfalla) e decide che è lei la prescelta. I due si sposano e vivono insieme nella loro casa nuova, in perfetto stile giapponese. Quando il tempo di permanenza termina, Pinkerton rientra in patria, ma senza la sua compagna orientale Madame Butterfly…

Non conoscevo Benjamin Lacombe e le sue illustrazioni. Ho scelto Madame Butterfly (Rizzoli, 2014, traduzione: F. Fabbri) perché incuriosita dalla copertina. I colori forti, magnificamente combinati, e la graziosità delle figure (numerose farfalle blu che creano un’unica Madame Butterfly) mi hanno letteralmente conquistata.

Ispiratosi alla “Madame Butterfly” di Giacomo Puccini e a “Madame Chrysanthème” di Pierre Loti, Lacombe narra e illustra magnificamente una storia d’amore struggente. Tra le settantadue pagine di questo libro, il lettore si perde tra i disegni sublimi che raccontano, tra l’altro, anche un piccolo segmento di storia di un Paese particolare come il Giappone.