Magna Grecia
- Autore: Rolando Lambiase
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Per lettori che non immaginano neppure che un vedovo pensionato ultrasessantenne possa ingarbugliarsi, suo malgrado, in una cotta bruciante per una ragazza ventottenne. Per le lettrici-mogli ancora ben vive e vegete convinte che il marito in quiescenza non sia proprio tipo da sbandate come un adolescente imbranato.
Che l’amore – e il sesso – non abbia età è verità universale, per cui l’eventuale curioso lettore del romanzo Magna Grecia di Rolando Lambiase (L’Erudita editore, 2018) dovrà più scavare nel detto/non detto dell’io narrante – Giulio, ex docente milanese di latino e greco – che farsi trascinare dalla singolare (e schizofrenica) storia sentimentale tra lui e Cecilia, che peraltro attraversa il libro dalle prime alle ultime pagine (150).
In vacanza nel sud Italia con tre amici, Cecilia conosce casualmente Giulio mentre esegue lo stretching nei pressi del suo B&B ad Ascea, la Velia romana e l’Elea greca. Poi lo presenta al suo ragazzo e all’altra coppia di amici emiliani e una sera sono invitati a cena dall’attempato, ma ancora piacente, collega-professore. L’attrazione tra i due docenti è immediata e reciproca e si sviluppa attraverso la narrazione onirica di Giulio, apparentemente in coma da tempo indefinito. La figura un po’ "sfigata" della bella e sensibile Cecilia, inizialmente solo tratteggiata, assumerà contorni visibili man mano che la storia procede, fino al drammatico colpo di scena finale.
E tuttavia, persino la tumultuosa relazione tra l’ex docente meneghino e l’esordiente professoressa parmigiana corre il rischio di venire emarginata in un ruolo secondario se il pure accanito lettore (semmai scettico sulla plausibilità delle affinità empatiche e affettive dei due prof) si lascia invece stregare dalle bellezze dei luoghi della Magna Grecia, dove Giulio si è trapiantato dopo decenni di assidua frequentazione con la sua povera moglie e le sue spigolose tre figliole, ora adulte e a loro volta travolte dalle cose della vita.
Evento inaudito per le due coppie emiliane in vacanza (inclusa la Cecilia che farà perdere la tramontana e risvegliare tremori da tempo assopiti nell’ex professore) è l’incontro accidentale con Giulio, rinnegato lombardo residente non pentito nel paesino campano scintillante di luce antica.
Oltre alle ineguagliabili atmosfere del sud Italia grecizzato nel VI secolo a.C., all’odore del mare e della macchia mediterranea, a un collante sociale che non vorrebbe lasciarti mai solo, ai continui contrasti antropologici che Giulio sembra voler sottolineare durante i frequenti viaggi a Milano e a Reggio Emilia; oltre a questo, dicevo, le paradigmatiche esistenze delle tre figlie del professore pervadono – in sordina o prepotentemente – l’incredibile parabola di Giulio Imbriani, e lo accompagnano verso il triplice fischio finale (ah quello ai mondiali del 2006 al bar del paese con l’amico notaio!) che gli lascerà l’amaro in bocca, per un verso, e lo riempirà d’orgoglio postumo, dall’altro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Magna Grecia
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