Mangiatori di morte
- Autore: Michael Crichton
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2018
Michael Crichton si ispira all’epopea nordica di Beowulf e ripercorre le avventure dell’eroe che è chiamato a sconfiggere un mostro. Il romanzo Mangiatori di morte (Garzanti, 2018, trad. E. Capriolo) è però molto più complesso. Innanzitutto, il lettore è informato che ciò che sta leggendo è un manoscritto antico, redatto dall’arabo Ahmad Ibn Fadlan. Da qui il sottotitolo del romanzo in lingua originale: The Manoscript of Ibn Fadlan Relating His Experiences with the Northmen in A.D. 922.
Ci troviamo pertanto di fronte a un falso storico: la cronaca delle avventure dell’arabo Ahmad, che viaggia da un’avanzata Bagdad del X secolo verso terre misteriose nel Nord, seguendo il corso del Volga. Qui fa il suo primo incontro con un gruppo di guerrieri normanni, barbari e rozzi ai suoi occhi di uomo civilizzato. Il rapporto con i guerrieri è subito difficoltoso a causa della lingua. L’arabo si trova a comunicare in latino con l’unico membro del gruppo in grado di comprenderlo, Herger, e tra loro si instaura un rapporto di fiducia, se non addirittura di amicizia. La capacità di adattamento dimostrata da Ahmad è la caratteristica che più salta all’occhio lungo la lettura. L’arabo è il classico antieroe: uomo di intelletto senza la minima capacità d’azione, fifone, spaventato dal mondo che lo circonda. Egli troverà il suo coraggio lungo il percorso.
Il protagonista è infatti chiamato a diventare il 13esimo guerriero del gruppo di valorosi, capitanati da Buliwif (l’associazione con il mito di Beowulf è evidente), che dovranno soccorrere le genti di un regno nel nord devastato da terrificanti creature. I normanni e l’arabo si recano quindi nell’attuale Danimarca ad affrontare misteriosi guerrieri bassi e tozzi che vestono pelli di orso chiamati wendol. Sono esseri di una violenza inaudita, che strappano gli arti ai morti e non risparmiano donne e bambini. Ahmad e i normanni si convincono inizialmente che non si tratti uomini, bensì di creature animalesche, ma in seguito saranno costretti a ricredersi. Li affrontano nei ripetuti attacchi che i wendol muovono contro il palazzo del re danese ogni volta che sale la bruma. Scoperto che l’unico punto debole delle misteriose creature è la loro misteriosa madre, una sorta di Venere ancestrale, Buliwif conduce i suoi uomini nel covo dei wendol e la uccide. Si giunge quindi all’ultima battaglia decisiva nella quale i nemici sono definitivamente sconfitti.
La caratteristica più interessante del romanzo è la descrizione del grande divario tra arabi e normanni. Le differenze culturali sono abissali. Ahamad è disgustato dagli usi dei guerrieri del nord e fatica ad adattarsi. Tuttavia, sorge man mano la stima reciproca e anche noi lettori ci troviamo di fronte all’importanza di temi come l’inclusione e la multiculturalità.
Mangiatori di morte
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