Mani nella terra
- Autore: Lee Cole
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2023
Quando per ragioni di studio andai nel 1971 negli Usa, ricordo che uno slogan pubblicitario esaltava il “Kentucky fried Chicken”, e mi fu detto che quella fosse l’unica vera gloria dello Stato, quasi al centro dell’Unione, stretto tra Tennesse, Indiana e Ohio, lontano dalle coste degli oceani, dalle grandi metropoli.
La storia raccontata da Lee Cole, giovane scrittore che vive e insegna nel Kentucky, ci immerge in un’atmosfera di precarietà, miseria, degrado nella quale si muovono alcuni dei personaggi; Owen è un ventiseienne che ha lasciato il Colorado, dove lavoretti occasionali non gli davano sicurezza, costringendolo a dormire in auto; ora è tornato a Melber, dove è cresciuto, ma i suoi genitori sono divorziati e si adatta a vivere nello scantinato della casa del nonno, vedovo, che vive da sempre con lo stravagante figlio Cort, un reazionario trumpiano con il quale Owen cerca di non avere rapporti.
Per sopravvivere Owen trova un lavoro come giardiniere nei pressi del campus della università locale, ad Ashby, e gli viene concesso di frequentare gratuitamente un corso di scrittura creativa: nei suoi programmi di vita la lettura, la scrittura, sono stati sempre al primo posto. Nel college incontra casualmente una scrittrice che ha ottenuto una residenza e ha appena pubblicato un libro, Alma. I due cominciano ad incontrarsi, a frequentarsi, e alla fine iniziano una storia sentimentale; lei è figlia di esuli bosniaci benestanti che vivono ad Alexandria, presso Washington, e si aspettano dalla figlia una carriera accademica promettente; Owen non riesce a sentirsi a proprio agio perché intuisce che Alma in fondo, pur se si dice innamorata di lui, non ne apprezza la fragilità, il passato troppo disinvolto, il provincialismo della sua famiglia: la madre di Owen si è infatti risposata con un vero conservatore. Tradizionalisti e religiosi entrambi, devono confrontarsi con una musulmana non osservante ma tenacemente legata alle proprie origini culturali. Il rapporto tra Owen e Alma è fatto soprattutto dei comuni interessi letterari: citano, leggono, interpretano, scrivono romanzi, tentano di pubblicarli. Ma quando Alma riesce a leggere quanto Owen ha scritto, si sente espropriata della sua intimità: lui si è servito del loro rapporto, della loro intimità, dei loro segreti complici per lavorare su un testo narrativo ego centrato, dal quale lei si sente usata.
Così la loro storia si avvia verso una crisi di cui lo scrittore non ci rivela nulla: lui parte per la Florida, dove ha vinto una borsa di studio che gli consentirà di vivere e scrivere. Lei forse resta in Kentucky.
Il fascino del romanzo sta soprattutto nella descrizione di paesaggi, rapporti, relazioni fra individui molto caratteristici di una provincia americana lontana da quanto ci arriva in Europa: è un luogo di lavoro duro, di università poco prestigiose, di case modeste, di cibi usa e getta, di banchi dei pegni dove si trovano ancora relitti della Guerra Civile e in molte case sventola la bandiera sudista.
L’America che vota Trump, che canta “My old Kentucky Home”, che esalta lo slogan elettorale “Make America Great Again”, che disprezza i liberal, che irride gli intellettuali, come si propongono di essere Alma e Owen.
Il New York Times ha lodato l’esordiente Lee Cole, che ha costruito una storia densa di contenuti e di spunti di riflessione sulla odierna condizione sociale e politica negli Stati Uniti, spaccati tra una condizione ancora rurale e molto chiusa nel recinto della religione e nel possesso delle armi e un’altra progressista, ricca, colta.
Il personaggio più riuscito è quello del nonno di Owen, che rimasto solo cura la terra, mangia avanzi dell’hamburger comprato al McDonald, vede compulsivamente alla tv i film di John Wayne, un mito indiscusso della cultura country, ma è l’unica vera famiglia del fragile Owen, che vede nel vecchio un baluardo affettivo e simbolico.
Ed è l’unico che sa accettare il nipote con tutti i suoi limiti, e sa perdonarlo.
Un ritratto americano efficace, pieno di musica, di libri, di film, di animali, di bevute e sbronze colossali, di un amore tenero ma molto difficile da conservare.
L’America appare veramente per molti aspetti troppo grande per i due giovani al centro del romanzo, con troppe proposte, troppe distanze, troppe difficoltà a realizzare i loro “sogni americani”.
Mani nella terra
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