Manuale di solitudine
- Autore: Giampaolo Rugarli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2015
“Manuale di solitudine” (Marsilio, 2015) è un bel titolo per un romanzo giallo, anche se con i libri di Giampaolo Rugarli occorre andarci piano, occorre frenare un po’ sulle etichette. La narrativa di Rugarli si (im)pone infatti come una narrativa fratta, paradossale, obliqua ai generi: gravita lontano un miglio dai compartimenti stagni, dalle rigide categorizzazioni. In questo suo romanzo postumo, per esempio, il morto c’è (anzi ce n’è più di uno) ma il “giallo” è un pretesto. Nel senso che afferisce più all’ambito interiore che a quello delittuoso tout-court. Le ombre ineriscono all’anima (a cominciare da quella dell’io-narrante) più che ad architetture criminose. Una volta di più, la trama serve a Rugarli per divagare sul nucleo sfaccettato del nostro straniamento ontologico, su quello di una contemporaneità alla deriva, in maniera quasi sempre meschina.
A contenere un clima di diffusa afasia relazionale, è posto un condominio-emblema dal nome che suona come un insensato nome de plume, Le colonne d’Ercole. Un microcosmo-alveare di una cittadina che, come l’isola barrieana, non-c’è. Il simulacro cementizio di solitudini in cui convivono-sopravvivono-si scontrano-si incrociano, in maniera giocoforza coatta, le discrepanze anzi tutto sentimentali di chi lo abita.
La morte, in apparenza casuale, di un bambino, precipitato giù dal settimo piano, da la stura alle congetture interiori del protagonista, corroborate da una ridda di personaggi-limite, prossimi al caricaturale, slanci autistici per l’attrice Charlotte Gainsbourg, idee di colpevolezza sulla sua stessa moglie, visioni-proiezioni (?) quasi sempre inquietanti.
Come nel classico “Condominium” di James Ballard, Giampaolo Rugarli viviseziona questo campione di umanità alla deriva da se stessa, restituendola, sottotesto, con la ferocia in fondo dell’entomologo. Lo fa anche per affrescare, dentro e fuori metafora, le cadute libere, le contraddizioni, le solitudine reiterate (appunto) della società in cui (soprav)viviamo. Lo fa col tratto che gli era tipico: elegante, deciso, disorientante, caustico, quasi sempre sarcastico, consegnandoci un romanzo che denuncia senza piangersi addosso, e per ciò non si dimentica.
Manuale di solitudine
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