Mare bianco. Saga dei Barrøy
- Autore: Roy Jacobsen
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2023
Il pesce è arrivato prima. L’essere umano è soltanto un tenace ospite del mare.
Con queste parole si apre il romanzo Mare bianco (Iperborea, 2023, trad. di Maria Valeria D’Avino) dello scrittore norvegese Roy Jacobsen, secondo libro della saga della famiglia Barrøy.
Tale incipit vuole evidenziare il ruolo quasi di “ospite” che l’essere umano può assumere su certe isole remote, in un ambiente ostile dovuto alle difficili condizioni climatiche e che appare riservato in modo esclusivo alla natura.
Siamo in Norvegia, più precisamente nella piccolissima isola di Barrøy, situata a sud dell’arcipelago delle Lofoten nel nord-ovest di questa nazione.
È il 1944, nel momento in cui si apre la vicenda e quindi durante la Seconda guerra mondiale.
Ingrid, la più giovane componente rimasta del nucleo originario della famiglia che ha dato il nome alla piccolissima isola, protagonista assoluta di questo secondo capitolo della saga, è cresciuta ed è diventata una donna di trentacinque anni.
È appena ritornata a Barrøy, dopo aver trascorso un lungo periodo in cui ha lavorato in uno stabilimento per la produzione e la stilettatura di merluzzo e acciughe in un’isola vicina. I suoi genitori sono morti, di suo padre già l’autore ci aveva informato durante la narrazione de Gli invisibili il primo capitolo della saga, mentre sua madre è scomparsa nel frattempo in seguito a una malattia.
Sua zia Barbro, più giovane di suo padre Hans di diversi anni, e suo cugino Lars si sono trasferiti su altre isole per motivi diversi.
Barbro è ricoverata in ospedale per motivi di salute psichica, ma si sta rimettendo e potrebbe tornare, ma sa che non è sicuro; Lars invece si è sposato, ha avuto due figli maschi e si è trasferito alle Lofoten per lavorare come pescatore.
Ingrid quindi, al momento in cui ha inizio questa storia è sola a Barrøy.
Al senso di isolamento che ella da subito percepisce e cerca di colmare recandosi su di un’isola vicina per acquistare viveri, altri oggetti utili per la pesca, per le sue faccende domestiche o anche semplicemente per cercare un gatto da tenere in casa per avere compagnia, è accompagnato anche dalla difficoltà nel trovare i necessari mezzi di sussistenza.
Tutto ciò rende tutta la sua nuova vita assai complicata. Questa situazione potrebbe gettare nello sconforto qualsiasi persona abituata alle comodità e alle relazioni tipiche della vita contemporanea. Come si narra però nel testo però “vivere su di un’isola è cercare...” e Ingrid trova tra i corpi rimasti senza vita di alcuni soldati presenti su di una nave bombardata, un unico giovane sopravvissuto.
Ella decide di prendersene cura nonostante l’uomo sia in gravi condizioni e riesce a salvarlo dandogli da mangiare e da bere, proteggendolo dal freddo e curandolo dalle ferite che ha riportato. Egli non parla una parola di norvegese, lingua madre di Ingrid, né di inglese, ma attraverso segni e gesti a poco a poco i due riescono a comunicare e a entrare in sintonia.
Ingrid scopre che il suo nome è Alexander, che probabilmente è russo e comincia a sentirsi legata a quest’uomo come mai le era capitato fino a quel momento nella sua vita, pur non avendolo mai visto prima e non sapendo nulla di lui.
Nasce tra loro una relazione silenziosa e segreta, in quanto non è possibile nascondere alle autorità locali il ritrovamento di vittime di guerra. Ingrid teme che i tedeschi, che occupano ancora la Norvegia e sono stanziati di guardia su di un’isola vicina, possano portarlo via e fargli del male, così decide di nasconderlo e proteggerlo.
Tale relazione dura poco tempo, in quanto l’uomo dopo alcune settimane, stanco di nascondersi e desideroso di tornare nella sua patria, decide di partire e di lasciare Ingrid, la cui vita però rimane segnata in tutti i sensi da questo incontro.
Il libro è diviso in tre parti, abbastanza diverse dal punto di vista del ritmo e della vivacità della narrazione, pur mantenendo una coerenza e una linearità a livello temporale.
Chi scrive può testimoniare che, per quanto si è soliti affermare che un romanzo debba catturare l’attenzione ed emozionare il lettore sin dalle prime righe o al massimo dalle prime pagine, di essersi trovato forse per la prima volta di fronte a una storia con la quale ha fatto fatica a entrare in sintonia per tutta la prima parte, lunga più di sessanta pagine. Rispetto infatti al primo libro di questa saga intitolato Gli invisibili, che risulta coinvolgente fin dall’incipit pur nel ritmo lento e nell’atmosfera malinconica della sua narrazione, grazie alla presenza di molti personaggi e all’umanità che l’autore conferisce alla storia, in Mare bianco la prima parte risulta difficile da leggere per la freddezza del racconto, la quasi totale assenza di personaggi, a parte la protagonista e il senso di desolazione determinato dalla guerra e dalla povertà da essa provocata, oltre alla scomparsa di alcuni personaggi che rendono triste la vicenda.
Alcuni passaggi risultano inoltre un po’ difficili all’inizio da interpretare, in quanto i pensieri di Ingrid e i suoi ricordi di eventi passati si intrecciano con le vicende presenti. Nella seconda e poi nella terza parte, invece, a poco a poco l’atmosfera cambia e il romanzo si addolcisce pur continuando l’autore nella sua narrazione cruda e nella quale non vengono risparmiati dettagli per le vittime di guerra, per la miseria, per il profondo e costante senso di solitudine che la fa padrone sulla piccola isola di Barrøy e i suoi dintorni.
Questo avviene soprattutto grazie all’entrata in scena che vivacizza la storia di numerosi personaggi, alcuni che ritornano come Barbro, Lars e Suzanne, una ragazza che da bambina era stata cresciuta da Ingrid, che gli aveva fatto prima da baby-sitter e poi in seguito da mamma. Altri personaggi invece sono nuovi e entrano tutti in relazione, in modo diverso con la protagonista.
Emerge piano piano sempre più nel romanzo la figura centrale di Ingrid, moderna eroina, donna di grande carattere, ostinata e determinata, che non si perde mai d’animo, ma attenta, generosa e anche sensibile, oltre che bella.
Il lettore non può non rimanere affascinato, anzi chi scrive osa dire di essersi letteralmente innamorato di questo personaggio femminile, che con coraggio affronta le mille difficoltà che la vita le riserva, mettendo impegno, passione e amore in tutto quello che fa.
Il romanzo riserva emozioni sempre più intense e il fascino della narrazione è legato all’umanità di molti personaggi e alla bravura dell’autore nel tratteggiare in maniera nitida, efficace, ma al contempo poetica una storia di forte impatto emotivo.
La freddezza infatti sembra fare spazio alla speranza di tante persone scampate alla guerra che provano a ricostruire la loro vita, con Ingrid che si fa carico dei loro bisogni, anziché pensare soltanto alla propria esistenza.
L’ultima generazione dei Barrøy, di cui Ingrid è la principale rappresentante, deve uscire da quell’ isolamento nel quale era immersi nel primo libro della saga, ma nel quale sembrava che in fondo, in un certo senso, si trovasse a suo agio.
La fine della guerra e il sopraggiungere della modernità costringono i loro componenti ad andare incontro al cambiamento, ma non in modo passivo, bensì partecipe ed attivo, mostrando un senso di cooperazione, accoglienza e una generosità che permetteranno loro, a Ingrid in particolare, di creare delle relazioni umane sane e autentiche.
Diventano quindi i personaggi nella seconda e terza parte di questo romanzo il cuore pulsante della storia e Ingrid diventa l’emblema di una comunità che, sia pur con fatica affronta e riesce a superare le difficoltà che la vita dopo la guerra le riserva.
Tantissimi i personaggi tra cui un cenno lo meritano il dottor Erik Falck Johannesen, che si occupa di curare Ingrid durante la sua degenza in ospedale a Oslo, dove viene ricoverata per un periodo in seguito al suo ritrovamento sull’isola stanca, priva di forze e con una parziale perdita di memoria e sola, durante il periodo in cui frequenta il misterioso prigioniero che cerca e riesce a nascondere.
Tra il medico e Ingrid si crea un forte legame di fiducia reciproca e di affetto, anche se entrambi non vogliono ammetterlo.
Bellissima è l’immagine che l’autore tratteggia di una foto ricordo che il medico decide di scattare con Ingrid in una stanza, presso un fotografo professionista, prima che ella salga sulla nave destinata a riportarla a casa, alla fine del lungo periodo di degenza in ospedale. Poi c’è Eva Sofie, l’infermiera, anche con lei Ingrid stringe una forte amicizia.
I tanti sfollati, adulti, soprattutto donne, ragazzi e bambini che la protagonista incontra sulla nave, provenienti in particolare dalla contea del Finnmark, la più settentrionale di tutta la Norvegia e tra di essi c’è Nelvy, una bambina malata alla quale Ingrid si affeziona moltissimo.
Infine il pastore protestante Johannes Malmberget, stanco e molto invecchiato, che con il suo arrivo sull’ isola aveva aperto il primo libro, che compare sul finire di questo capitolo della saga, per risarcire Ingrid di un vecchio debito con il padre Hans.
Gli animali sono meno presenti rispetto al primo libro di questa saga, ma anche, ad esempio, una pecora gravida che rappresenta con il suo latte una risorsa economica preziosa in tempo di povertà per Ingrid e Barbro, che nel frattempo è tornata, gli uccelli marini e un gatto preso come animale da compagnia, bastano a arricchire il romanzo e contribuiscono a creare un’atmosfera familiare davvero unica.
Perché come si intuisce tra le pagine del romanzo: è un’isola bella, ma assai spoglia, piccolissima, desolata eppure agli occhi di Ingrid appare speciale grazie al profondo legame che ella instaura con essa e Roy Jacobsen è bravissimo nel trasmettere questo sentimento anche al lettore.
Per questo motivo la storia emoziona e fa intravedere al lettore un sottile velo di speranza, anche se il cambiamento e le insidie a esso legato sono sempre in agguato e il finale di questo capitolo della trilogia saga rimane, come è giusto che sia, aperto.
Roy Jacobsen, nato a Oslo nel 1954, è uno dei più importanti, premiati e apprezzati scrittori norvegesi contemporanei. Ha scritto tra le sue molte opere anche sceneggiature per il cinema e libri per bambini. Mare bianco, secondo capitolo della saga dei Barrøy, è stato pubblicato per la prima volta in Norvegia nel 2015 con il titolo originale di Hvitt hav e in Italia da Iperborea con l’ottima traduzione di Maria Valeria D’Avino nel 2023.
Un libro nel quale l’autore è bravissimo a ritrarre un mondo perduto e una generazione, quella della categoria sociale più povera composta dai piccoli agricoltori, allevatori e pescatori che hanno saputo fronteggiare la rivoluzione industriale arrivata in questa nazione negli anni Settanta, divenendo il fulcro della moderna società norvegese.
L’autore si mette dalla parte degli ultimi, dei poveri, degli emarginati dalla società per raccontare la loro vita, le loro difficoltà e le loro ragioni. In sostanza questo romanzo riporta in vita una sorta di “mondo perduto” o quantomeno che sta scomparendo e Roy Jacobsen lo ritrae benissimo con una prosa calibrata, dove ogni tassello a poco a poco va a comporre in maniera esemplare un magnifico mosaico.
Un romanzo quindi imperdibile capace di emozionare e coinvolge il lettore non da subito, ma con lenta ma inesorabile grazia fino a commuoverlo grazie alla sapienza narrativa di Roy Jacobsen che mette in scena un personaggio, quello di Ingrid, che incanta e affascina con la sua determinata, garbata e autentica bellezza che la rende una donna meravigliosa.
Mare bianco. Saga dei Barrøy
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Mare bianco. Saga dei Barrøy
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