È un regalo, un libro di racconti di mare, magnifici; è stato abbinato ad alcuni quotidiani (tra i quali “Il Piccolo di Trieste”) il giorno della domenica delle palme, il 28 marzo 2021. Si tratta di Vite di mare (pp. 63), per concessione di Einaudi. Sono racconti tratti da Racconti di mare e tempesta (Einaudi, 2019) a cura di Christian Delorenzo. Gli autori sono tre fuoriclasse della letteratura mondiale: Joseph Conrad, Honoré de Balzac e Daniel Defoe.
Racconti di mare e tempesta
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In tutti il mare è metafora della vita, con il suo fascino e le sue tragedie, la sua “scuola”; segna i passaggi iniziatici da una fase all’altra dell’esistenza, la formazione dell’io, forse la conquista della saggezza.
Giovinezza di Conrad
Conrad nelle pagine magistrali di Giovinezza infonde tutta la sua passione unita alla conoscenza molto precisa dei termini marinareschi, avendo navigato per anni in gioventù. Mostra la solidarietà e il valore dei marinai, nel momento del pericolo essi diventano un’anima sola:
"C’era qualcosa dentro di loro, qualcosa di innato, di oscuro, di eterno.”
Il viaggio di un brigantino male in arnese da Londra a Bankgok (dove non giungerà) con il trasposto di un carico di carbone si rivela periglioso per l’impossibilità di sostenere la furia degli elementi.
La figura del vecchio capitano, impassibile e indomito, si staglia in modo gigantesco e si imprime nella nostra memoria. Eppure è un uomo storpio, ingobbito, ma con occhi azzurri da ragazzo. Il giovanissimo ufficiale in seconda, ventenne, alla sua prima grande traversata, è l’alter ego del vecchio lupo di mare, carico di illusioni, coraggioso, ignaro della durezza che lo attende.
Tutto è mitico nella narrazione, in uno scenario cupo e disperante, con la nave che cade a pezzi e dovrà essere riparata dopo un incendio a bordo, un salvataggio di fortuna e successiva sosta in un porto per il restauro necessario, ripartita e in fine esplosa dopo un secondo incendio. Storia disperante ma esaltante, non disperata. Infatti:
"Per me quella non era una bagnarola che trasportava un carico di carbone intorno al mondo: era l’impresa, la prova, il collaudo della vita. La ricordo con piacere, con affetto, con rimpianto, come una persona amata che hai perso.”
Anche noi insieme a Conrad possiamo meditare sull’essere giovani o sull’esserlo stati, su quanto resta della gioventù come stato interiore atemporale, sulla brevità del tempo.
Un dramma in riva al mare di Balzac
Nel secondo racconto, Un dramma in riva al mare, Honoré de Balzac ritrae un assassino che sconta la sua pena, impietrito dentro una caverna, in una scogliera della Bretagna. Il mare è testimone del suo pentimento. Il mare sa essere accogliente, terribile e sublime. Nelle descrizioni del paesaggio lo scrittore infonde tutta la sua vena romantica. Il testo è del 1834, periodo letterario in cui gli artisti intuiscono la presenza divina nella natura; la contemplazione trasporta in modo estatico fino all’origine delle cose:
"Chi non ha assaporato quell’istante di gioia infinita quando l’anima sembra sbarazzarsi del vincolo della carne e tornare all’universo da cui proviene?”
La vita di Mary Read di Daniel Defoe
Daniel Defoe, autore dell’intramontabile Robinson Crusoe, nella novella breve La vita di Mary Read racconta la vita tragica di una piratessa, costretta dalla miseria ad abbracciare una professione delittuosa, prettamente maschile, infatti la vediamo travestita da uomo. Si rivela all’uomo amato e si sacrificherà, sostituendosi a lui in un duello mortale. Commenta Defoe:
"La stima e l’amicizia che lui aveva nutrito per quel presunto pirata si trasformarono in affetto e desiderio; e la passione di lei, altrettanto violenta, si manifestò attraverso un’azione forse tra le più generose che Amore abbia mai ispirato.”
Le onde come metafora dei tumulti interiori
In tutti e tre i racconti si respira la potenza, la possanza delle onde, proprio identiche ai tumulti dei nostri abissi interiori. Il desiderio di eternità, e la sua comprensione in un momento di assoluta ispirazione, è scritto in modo totalizzante da Conrad. È un’esperienza vissuta dopo sedici ore di naufragio, lotta nella scialuppa con un remo, poi “trasformato in timone per tenere testa ai marosi”, la bocca asciutta, la spossatezza, e dover continuare:
“Rivedo la mia giovinezza, e quella sensazione che non tornerà mai più: la sensazione di poter vivere per sempre, più del mare, della terra e di tutti gli uomini; l’illusione che ci spinge verso la gioia, i pericoli, l’amore, gli sforzi vani, la morte.”
Qui si trova l’istinto del piacere di Freud, che Jung ha compreso essere numinoso, non soltanto legato alla sessualità.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mare in letteratura: tre racconti di Conrad, Balzac e Defoe
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