Mare, marmo, memoria – Chiacchierata con un’attrice
- Autore: Elisabetta Salvatori
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Anno di pubblicazione: 2008
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Elisabetta Salvatori, attrice. Nel leggere queste parole, alcuni si staranno già chiedendo in quale fiction abbia recitato, o addirittura al braccio di chi sia stata fotografata. No, fermi, avete sbagliato direzione. Elisabetta non appare nei cinepanettoni ne’ nelle fiction precedute da un enorme strombazzamento mediatico. In televisione è apparsa solo un paio di volte, ospite di qualche trasmissione tipo il "Maurizio Costanzo Show", una presenza discreta dal passaggio leggero come il volo di una farfalla. Ne’ potrete trovarla nel cast di qualche musical pensato per esaltare i cosiddetti "talenti emergenti". Elisabetta un talento lo è davvero, ed è molto di più. Il suo teatro è fatto di semplicità ed amore, di ricerca e divulgazione, in un’atmosfera intima e colloquiale. Saporito e genuino come un piatto di pasta fatto in casa, che non leggerete mai nei menu dei ristoranti alla moda, forte e corposo come un liquore distillato da un vecchio contadino, che nessuna modella sorseggerà in qualche spot di classe; ma, come le cose povere e semplici, scalda i sensi ed il cuore.
Se vi capiti, andate a vedere un suo spettacolo: vi si aprirà un mondo nuovo. Elisabetta predilige il contatto diretto con il pubblico, le situazioni nelle quali è sola con uno o due musicisti davanti a poche decine di persone sedute in religioso silenzio, come davanti ad un antico focolare, che la ascoltano raccontare le sue storie di tanto tempo fa, le storie della sua Versilia. Più che recitare, racconta: racconta favole ai bambini e storie vere o leggende agli adulti, raccogliendo l’eredità di quella sua bisnonna, la "Bella di Nulla", che già lo faceva. Ma racconta con il cuore e la partecipazione di chi, durante le ricerche che l’hanno portata a ricostruire la vicenda, si è fatta prendere l’anima da quello che ha sentito e raccolto, e adesso lo rivive davanti a chi la ascolta.
Vari sono gli spunti del suo narrare, ma tutti in fondo riguardano gente semplice, che vive e che ama, e che prova paura e disperazione; anche nel raccontare la vita del poeta Dino Campana, il "Pazzo di Marradi", Elisabetta s’interessa poco o niente alla sua immagine "accademica", come ci potrebbe essere rimandata da un’antologia, ma cerca di penetrare nella vita più intima dell’uomo, nella sua disperazione per l’essersi sentito sempre rifiutare dalla famiglia, nella pazzia dapprima sentenziata dagli altri che non lo capivano, poi diventata tragica realtà.
Per ricostruire le sue storie, Elisabetta non si limita a sfogliare libri e registri, ma cerca soprattutto di parlare con la gente, con gli anziani, con quelli che hanno vissuto in prima persona le vicende che la interessano, o che sono comunque depositari della tradizione orale che ha loro tramandato le storie che non hanno vissuto in prima persona. Da questa fonte "viva" nasce una divulgazione altrettanto viva che è partecipazione, passione, coinvolgimento, e che in un testo come "Scalpiccii sotto i platani", sull’eccidio di S. Anna di Stazzema, arriva a far urlare di rabbia il nostro cuore.
Il libro è diviso in tre parti, la prima e la terza delle quali sono certamente più interessanti per chi abbia assistito almeno ad una volta ad uno spettacolo di Elisabetta, trattandosi di una sorta di intervista con lei e di vari scritti di lode dei suoi collaboratori; ma è la seconda la parte più preziosa, un’antologia dei suoi migliori testi, da leggere col cuore così come lei li ha scritti.
Mare, marmo, memoria. Chiacchierata con un'attrice
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