Maria Stuarda. Delitti celebri
- Autore: Alexandre Dumas (padre)
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2021
Alla larga dal trono di Scozia, principi Stuart, specie se vi hanno battezzato James. Una sorte infausta è ricaduta su tutti i Giacomo incoronati a Edimburgo, tanto più se aspiravano a reggere i destini d’Inghilterra. L’assolutismo di Giacomo VI, sovrano anche a Londra col nome Giacomo I, gli rese il Parlamento irriducibile nemico, ma nessuna sorte, per quanto infausta, fu meno dolorosa delle sventure toccate alla madre Mary. Di “questa razza sfortunata, Maria Stuarda fu la prediletta dalla sventura”, ha commentato con la solita penna felicissima il grande Alexandre Dumas, in uno dei volumi più lunghi dei diciotto Delitti celebri: Maria Stuarda (2021, trad. V. Carpifave).
La casa editrice napoletana Scrittura & Scritture lo ha dato alle stampe questa estate, dopo un altro episodio (Giovanna di Napoli, nel 2019), della ventina di omicidi eccellenti nella storia, romanzati dallo scrittore e commediografo francese, celeberrimo per la sua narrativa epico avventurosa e i personaggi, i tre moschettieri, il conte di Montecristo, il Tulipano Nero e tanti altri eroi di tutti i tempi.
Scottava la corona di Scozia per i James. Il primo venne pugnalato nell’abbazia dei Monaci Neri di Perth. Giacomo II ucciso dallo scoppio accidentale di una palla di cannone nell’assedio di Roxburgh. Giacomo III assassinato da uno sconosciuto in un mulino, dove aveva cercato rifugio durante la battaglia di Sauchie. Il quarto cadde in combattimento a Flodden. Il quinto spirò di crepacuore per aver perso i due figli. Giacomo VI, di cui prima, riunì sul suo capo le corone di Scozia e Inghilterra, ma trascorse una vita triste e irresoluta tra il patibolo della madre, Maria Stuarda e del figlio Carlo I. Il Giacomo seguente morì in esilio. Il cavaliere di Saint-Georges, proclamato Giacomo VIII di Scozia e Giacomo III d’Inghilterra e d’Irlanda, fu costretto a fuggire senza nemmeno avere patito una sconfitta.
Dumas padre (1802-1870) vede in Maria Stuart il prototipo romantico della vittima designata dell’eterno scontro tra il bene e il male, la donna di potere buono schiacciata dal potere cattivo. Nelle prime pagine del romanzo storico la presenta diciannovenne, il 9 agosto 1561, “più bella che mai”, sebbene doppiamente addolorata: dalla necessità di lasciare la “cara Francia” e dalla morte ravvicinata della madre e dello sposo, re dei francesi.
Il grande romanziere segue attentamente la ragazza e poi donna, partecipa ai dolori e fa condividere i sentimenti della pallida Maria, senza comunque trascurare la componente avventurosa, caratteristica dei suoi scritti. Ad esempio, la giovane non si è ancora allontanata dalla costa di Calais che un battello a poppa di quello sul quale sta navigando impatta contro uno scoglio, imbarca acqua dalla fiancata squarciata e affonda in breve sotto le onde. Triste lo spettacolo dei marinai che galleggiano come piccoli punti scuri sul mare, poi si inabissano uno a uno, inesorabilmente.
La traduttrice dal francese, Viviana Carpifave, s’incarica di riassumere la biografia di Maria, la regina più famosa della Scozia finita sul patibolo all’età di quarantacinque anni nella seconda metà del XVI secolo.
Figlia di Giacomo V (nato da Margherita Tudor, sorella maggiore di Enrico VIII d’Inghilterra) e di Maria di Guisa (ramo cadetto della casata di Lorena), rimase orfana del padre a sei giorni di vita, nel 1542, ereditando la corona scozzese, con diritti di successione anche al trono inglese. Questo la mise al centro degli interessi matrimoniali delle nazioni più potenti dell’epoca: Enrico VIII ambiva ad assorbire il territorio scozzese legando la pronipote al figlio Edoardo; Francia e Spagna volevano evitare la creazione di un regno troppo esteso e di fede protestante.
Da Londra, il re tentò di tutto ai danni della piccola, anche rapimenti e Maria di Guisa chiese aiuto alla sua Francia, il cui sovrano propose il matrimonio col delfino Francesco II. Madre e figlia raggiunsero la corte oltremanica e la bambina crebbe da futura regina cattolica. Il rito venne celebrato nel 1558, ma due anni dopo il neo monarca Francesco II spirò, vinto da una malattia. La regina madre Caterina de’ Medici convinse Maria a tornare in Scozia per pacificare il regno.
Coraggiosamente la Stuarda, consapevole della difficoltà di regnare da cattolica sul popolo che aveva da poco abbracciato il credo religioso presbiteriano, s’impegnò a riconoscere il protestantesimo quale religione di Stato, continuando però a professarsi papista.
Tuttavia, fa notare Carpifave, a rendere tormentata la sua esistenza non furono soltanto i conflitti religiosi o il fallimento dei due matrimoni successivi, quanto la fobia di Elisabetta I, che la temeva come seconda in linea di successione e ricorse a ogni mezzo, fino a vent’anni di privazione della libertà e alle accuse di congiura. Il peggio fu la condanna alla decapitazione, dopo un processo irregolare perché Maria non era inglese e il tradimento non aveva presupposti giuridici. La sua è stata perciò più di un’uccisione celebre: un crimine di Stato.
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