I libri sono per molti un oggetto del desiderio, a volte non proprio legittimo. Così dalla fine del XV secolo all’inizio del XIX le biblioteche entrano nel mirino dei ladri. L’apertura al pubblico offre molti libri in consultazione a studiosi e appassionati avviando una crescente divulgazione culturale. Molti degli esemplari conservati, considerato l’elevato valore dei volumi, sono però a rischio e i furti frequenti. Le collezioni pubbliche appena nate devono fronteggiare un problema purtroppo diffuso. I libri spariscono. Così nascono i primi antifurti.
Il più singolare antifurto per libri, ancora visibile oggi, è quello adottato dalla Marsh’s Library di Dublino. Qui i controlli non si effettuano sui testi, ma piuttosto sui lettori, grazie a delle vere e proprie gabbie di lettura tutt’ora presenti nella biblioteca. In sintesi, presentandosi qui ad inizio 1700, si veniva invitati ad occupare uno dei tavoli bene in vista, così da agevolare il controllo da parte del bibliotecario. O, più spesso, gli utenti erano rinchiusi assieme al libro richiesto in una delle sale di lettura provviste di grata e lucchetto e liberati solo a fine consultazione e a libro riconsegnato. Scopriamo la storia della Marsh’s Library, prima Biblioteca pubblica d’Irlanda.
La storia della Marsh’s Library, prima Biblioteca pubblica d’Irlanda
La Marsh’s Library ha una storia davvero interessante, al di là dell’innegabile particolarità delle sue gabbie conservate nella seconda galleria dell’edificio che sorge nei pressi della Cattedrale di Saint Patrick e che ha mantenuto la disposizione originale. La sua nascita è raccontata in maniera dettagliata nel sito internet dedicato (https://www.marshlibrary.ie) a partire dal primato: fondata nel 1707 dall’Arcivescovo Narcissus Marsh (1638–1713), è la prima biblioteca pubblica in Irlanda.
Le raccolte esistenti più antiche erano in genere collocate in università o chiese. Marsh vuole però offrire a chiunque sappia leggere un luogo di studio. Quando racconta agli amici il suo progetto gli rispondono che neanche Oxford o Londra possiedono una biblioteca pubblica. Lui persevera. Cerca un bibliotecario: il primo è Élie Bouhéreau, originario di La Rochelle, di fede ugonotta e pertanto costretto ad abbandonare la Francia. Si rivela un’ottima scelta: è uno studioso con una collezione libraria vasta e preziosa. La condizione per l’assunzione è che inserisca i libri in suo possesso nella nuova biblioteca. In cambio riceverà uno stipendio e un appartamento nello stesso edificio dove abitare. Seguono acquisti di collezioni, tra cui quella dello stesso arcivescovo, e aggiunte al patrimonio librario. E la costruzione dell’edificio. Nell’ottobre 1707, superate difficoltà di carattere pratico e logistico, un atto del Parlamento sancisce l’esistenza della Biblioteca che può aprire al pubblico.
Il problema dei furti dei libri si manifesta di lì a poco. A metà degli anni ’60 del 1700 ne mancano all’appello più di mille. Così viene limitato l’accesso dei lettori alle aree di conservazione: solo i bibliotecari possono prelevare i volumi dagli scaffali e consegnarli ai richiedenti. E vengono installate le gabbie.
Bram Stoker tra i lettori della Marsh’s Library
Tra i lettori illustri c’è anche Bram Stoker, autore di Dracula (edito da Mondadori, nel 2016). Come lettore frequenta la Marsh’s Library nel 1866.È solo uno studente e gli archivi conservano la lettera di presentazione del suo tutore per l’accesso alle collezioni. La documentazione che lo riguarda comprende anche l’elenco dei libri che legge: non sorprende che molti siano volumi di viaggio, contenenti mappe della Transylvania. Ma ci sono anche le favole antiche e moderne di Omero, Ovidio, Boccaccio e Chaucer, i poemi di M. Gordon, Edmund Waller e un’Italia Antiqua di Philipp Cluver. Probabilmente li consulta nella vecchia sala di lettura, al tavolo ancora esistente.
James Joyce cita la libreria nei suoi libri
Molto più tardi, nel 1902, un giovane James Joyce firma il libro di visitatori della Biblioteca. Qui trova le profezie attribuite al monaco medievale Gioacchino da Fiore: il libro è all’indice dalla chiesa romana e quindi irreperibile altrove. L’amore per l’Italia rappresenta già una costante nella sua vita: legge anche Dante, Boccaccio, Petrarca e la letteratura del 1300.
La Biblioteca Marsh’s è citata in Ulisse (Mondadori, 2016, tradotto da Giulio De Angelis) e Finnegans Wake (La veglia di Finnegan, Abax editrice, 2018, traduzione di Giuliano Mazza).
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Marsh’s Library di Dublino: storia della prima Biblioteca pubblica d’Irlanda, con gabbie per i lettori
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