Massimo Cacciapuoti nasce a Giugliano in Campania, dove vive e lavora. Esordisce nel 1998 con ‘Pater familias’ pubblicato da Castelvecchi e diventato un film con la regia dell’esordiente Francesco Patierno, in lizza per il David di Donatello come miglior regista al debutto. Ha pubblicato con Rizzoli L’ubbidienza (2004). Tutti i suoi successivi lavori sono stati pubblicati da Garzanti a partire da L’abito da sposa (2006), selezionato allo Strega grazie alla candidatura di Sergio Campailla e Giuseppe Leonelli. Due anni più tardi è la volta di ‘Esco presto
la mattina’ per arrivare a ‘Non molto lontano da qui’ fra le novità Garzanti più attese dell’autunno letterario
2011. È stato definito una delle voci più interessanti della nuova narrativa italiana.
Massimo, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma
solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Giacomo vive alla ricerca della felicità, ingabbiato in giornate da
trentenne in crisi che lo soddisfano a fasi alterne. Prima la felicità aveva a che fare con
l’accontentarsi, la ricerca del buono e del bello in ciò che si possedeva. È cambiato il suo
significato nel tempo? Cos’è diventata la felicità?
Intanto grazie e ben trovato. È cambiato sicuramente. Come cambia la visuale del mondo in
tutti noi, crescendo. La realizzazione nel lavoro, la ripresa degli affetti trascurati, la conquista
dell’amore diventano punti fermi nella vita di Giacomo e dunque viatici per la felicità. Ma
il prezzo sarà abbastanza elevato. La scoperta che non c’è una regola generale, un modo per
essere felici e talvolta che l’amore non somiglia a niente e a nessuno. È un ideale superiore,
quasi irrealizzabile.
- Seconda chiacchiera: Francesco, il miglior amico di Giacomo, procede di pari passo con lui,
finché non si rende conto che è finito il tempo delle discoteche e delle nottate a fare l’alba in
giro per locali, in compagnia di ragazze con le quali vivere brevi storie. C’è un momento in cui
bisogna crescere per forza. Qual è il momento in cui questa consapevolezza raggiunge anche
Giacomo?
Con la morte del padre. È qui che per Giacomo scatta il recupero. Delle cose perse, dei valori,
dell’essenza della vita. Ma credo che nella vita di tutti noi arrivi il momento, in genere legato
a qualche evento esplosivo, deflagrante, in cui si capisce che è ora di smettere i pantaloncini
corti e indossare pantaloni da uomini. Bella questa metafora… mi complimento con me
stesso!
- Terza chiacchiera: Hai scritto una storia ricca di buoni sentimenti: l’amicizia di Giacomo
con Francesco e Cristina, l’amore con Alice, il rapporto con la sua famiglia, in particolare suo
padre e sua sorella Lorenza. È per questo che scrivi? Per raccontare le emozioni delle piccole
cose e dei legami che valgono?
Ho scritto diverse cose nella mia vita. Dal più feroce noir, alla denuncia e alla critica sociale. È un periodo questo in cui sono come dire ripiegato su me stesso, alla ricerca delle radici, delle piccole cose, come dici tu, quelle importanti, l’amicizia, l’amore, la famiglia. Legami che alla fine ci fanno e rendono uomini, pur con i nostri miliardi di difetti.
- Quarta chiacchiera: La tua scrittura mi pare incastrarsi alla perfezione coi gusti del lettore tipo del ventunesimo secolo: dinamica, secca, veloce, senza fronzoli o giri di parole. Mi ricorda molto Fabio Volo. Ti ritrovi nel paragone? È un autore che leggi, apprezzi? Quanto lavoro occorre sul testo per raggiungere questo risultato di apparente semplicità, in verità tutt’altro che semplice?
Mi ritrovo nella tua definizione della mia scrittura. Senza fronzoli, veloce, paratattica, per immagini. E ti ringrazio per l’accostamento a Volo. Credo che al di là di qualsiasi considerazione estetica, un autore che riscuote tanto successo nel pubblico meriti rispetto a
priori. Ho letto Fabio Volo e devo dire che non mi dispiace, come del resto leggo quasi tutti i contemporanei. Anche perché mi piace capire e scoprire cosa mi succede intorno da un punto
di vista editoriale. Per quanto riguarda la scrittura, ebbene sì, c’è un gran lavoro dietro.
Anche se certe forme, alcune espressioni e la forma mente che le genera, sono abbastanza
innate in me.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il
mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Se vuoi lasciare un messaggio al
mondo intero, qui puoi farlo.
Ti ringrazio per le chiacchiere, ricambio i saluti e ti dico che è stato un vero piacere. Crepi sempre
il lupo. E quanto al messaggio da consegnare al mondo intero, è semplice: leggete tutti Non molto
lontano da qui, credo vi terrà compagnia e spero vi faccia emozionare e riflettere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Massimo Cacciapuoti
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