Mele bianche di Jonathan Carroll

Leggere un romanzo o una raccolta di racconti di Jonathan Carroll significa attraversare più dimensioni alla velocità della luce, incontrare esseri sovrannaturali e vivere situazioni così fuori dall’ordinario da esserne risucchiati con violenta incredulità.

Carroll è un creatore di mondi meravigliosi ed ostili, all’interno dei quali fa muovere le fragilità dei suoi personaggi, le loro paure e potenzialità.
“Mele bianche”, romanzo pubblicato in Italia da Fazi nel 2003, ne è un esempio.

Il libro racconta la storia di Vincent, tornato in vita dalla morte per cancro allo scopo di aiutare la sua compagna Isabelle a portare a termine la gravidanza e far nascere il loro speciale bambino. Uomo di successo nel lavoro e con le donne, Vincent sarà messo di fronte alla responsabilità di essere il padre di Colui che combatterà il Caos una volta diventato adulto e, allo scopo di intralciarlo in questa missione, gli verranno messi innumerevoli bastoni fra le ruote. In una vorticosa danza fra passato e presente, fra affetti sinceri e passioni violente, fra fughe e ritorni, Vincent combatterà con tutte le sue forze fisiche e mentali gli scagnozzi del Caos allo scopo di preservare l’esistenza del Grande Mosaico delle nostre vite, preparando la strada a suo figlio.

Ben lontano dai suggestivi scenari di altre opere dell’autore, come “Tu e un quarto” e “Ossi di luna”, e non riuscendo appieno a trasportare il lettore attraverso le dimensioni descritte nelle pagine, “Mele bianche” è comunque un romanzo stilisticamente innovativo, che coniuga l’eccezionalità degli eventi descritti con uno stile fluido ed accessibile; attraverso la crescita tardiva dei suoi personaggi ci lascia il suo messaggio più importante, ovvero che non si smette mai di crescere lungo la scala impervia della nostra esistenza.